Magazine

Cuperlo si dimette. Sale la tensione nel Pd

Creato il 21 gennaio 2014 da Molipier @pier78

Scritto da: Ivan Lagrosa 21 gennaio 2014 in Attualità, News, Politica Inserisci un commento

Il carro armato Renzi prosegue nella sua corsa lasciando dietro di se non pochi feriti. Dopo le dimissioni di Fassina, oggi anche Cuperlo lascia il suo incarico, quello di Presidente del Partito Democratico.

Nella Direzione del partito di ieri pomeriggio, Cuperlo aveva espresso forti dubbi riguardo alla proposta di legge elettorale, sostenendo che la soglia minima per ottenere il premio di maggioranza (35%) è troppo bassa, che le soglie di sbarramento sono troppo alte e ritenendo inoltre sbagliata la scelta di non inserire le preferenze.

Renzi aveva risposto, rivolgendosi allo stesso Cuperlo, dicendo che “chi parla di preferenze non avrebbe dovuto farsi candidare nel listino bloccato schivando le primarie” e ha aggiunto che “almeno Fassina ha preso 12mila preferenze…”

Se non proprio una battuta nello stile del famoso Fassina chi, è comunque una risposta forte, forse persino arrogante, che butta la partita su un piano personale, come sottolinea, d’altronde, lo stesso Cuperlo nella lettera attraverso cui dichiara le sue dimissioni: “Il punto è che ancora ieri, e non per la prima volta, tu (Renzi) hai risposto a delle obiezioni politiche e di merito con un attacco di tipo personale”.

Le obiezioni di merito sono quelle già citate riguardo alla legge elettorale. Le obiezioni politiche sono invece di diversa natura.

Prima di tutto c’è il tema dell’incontro avuto con Berlusconi. Cuperlo si riferisce soprattutto a quello quando scrive di aver “espresso una valutazione politica sul metodo seguito nella costruzione della proposta”, valutazione che per lui è negativa: non si doveva riabilitare politicamente Berlusconi e soprattutto quell’incontro non si sarebbe dovuto svolgere nella sede del Pd.

In secondo luogo Cuperlo non ha affatto gradito il “prendere o lasciare” di Renzi. Il segretario aveva infatti sostenuto che la proposta di legge elettorale non può essere modificata in quanto in questo caso verrebbe meno tutto l’accordo raggiunto con le altre forze politiche, accordo che comprende anche riforma del Titolo V e trasformazione del Senato. Renzi aveva sostanzialmente sostenuto che il risultato delle primarie lo aveva autorizzato, anzi obbligato, a trovare quegli accordi.

Gia durante la Direzione del Pd, però, Cuperlo aveva detto, attraverso un tweet, che se attraverso le primarie si è già deciso tutto, tanto varrebbe non riunirsi neanche più nelle Direzioni di Partito: la “discussione tra noi non è una parentesi irrilevante ai fini di un miglioramento delle soluzioni”.

“Nella tua (di Renzi) replica ho ascoltato la conferma che le riforme in discussione rappresentano un pacchetto chiuso e dunque – traduco io – non emendabile o migliorabile pena l’arresto del processo, almeno nelle modalità che ha assunto”.

Il punto, sostiene ancora Cuperlo, “è che non possono funzionare un organismo dirigente e una comunità politica – e un partito è in primo luogo una comunità politica – dove le riunioni si convocano, si svolgono, ma dove lo spazio e l’espressione delle differenze finiscono in una irritazione della maggioranza e, con qualche frequenza, in una conseguente delegittimazione dell’interlocutore”.

C’è da ricordare, comunque, che la proposte di Renzi, e quindi anche il metodo politico con il quale sono state raggiunte, hanno ottenuto la maggioranza dei consensi della Direzione: 111 favorevoli, nessun contrario e 36 astenuti.

La domanda da porsi, in questo caso, è se il fine, fare le riforme, giustifica i mezzi, procedere cioè a colpi di maggioranza. Su quest’ultimo punto qualcuno direbbe che è la democrazia, bellezza.

Inoltre, coloro che non erano d’accordo avrebbero potuto votare no alle proposte, prendendo così anche le distanze dal metodo usato per raggiungerle. In realtà la minoranza del Partito Democratico è fortemente divisa al suo interno e non tutti erano pronti a votare per un no. A titolo di esempio, Laura Puppato, vicina al dissidente Civati, questa mattina elogiava il lavoro del suo segretario Renzi (testuale).

La scelta di Cuperlo di dimettersi va comunque rispettata e non va letta solo come conseguenza dell’offesa personale: “Mi dimetto”, dice Cuperlo, “perché sono colpito e allarmato da una concezione del partito e del confronto al suo interno che non può piegare verso l’omologazione, di linguaggio e pensiero”.

Vedremo quali saranno le conseguenze.

cuperlo News PD Politica 2014-01-21

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :