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Cresce il ricorso alla medicina non convenzionale: sono almeno nove milioni (secondo la rilevazione Istat 2007, anche se stime più recenti già parlano di 11 milioni) gli italiani che ogni anno ricorrono all’agopuntura, alle cure omeopatiche, alla fitoterapia. Per mettere ordine nel settore, evitare l’abusivismo e proteggere la sicurezza dei
pazienti, il Senato sta lavorando a un disegno di legge per affrontare alcuni temi cruciali come la formazione, la creazione di registri dei professionisti o l’introduzione di alcune pratiche nei livelli essenziali di assistenza, come già fanno alcune Regioni tra cui la Toscana.Intanto i senatori della commissione Sanità, come hanno annunciato Luigi D’Ambrosio Lettieri e Daniele Bosone, stanno mettendo a punto una mozione bipartisan che impegni il governo sulla materia e aiuti superare l’empasse che si registra al momento nonostante la necessità di regole espressa da tutti gli operatori del settore nel corso del convegno “Medicine non convenzionali: serve una regolamentazione”. Il ddl, di cui c’e’ già una bozza di testo unico, è fermo in Commissione perché “fuori c’è ancora un po’ di pregiudizio – spiega Bosone – che attraversa la politica e che impedisce di prendere la via giusta”. Che è quella di “integrare il filone delle cure non convenzionali con la medicina tradizionale” riconoscendo ‘la “doppia libertà, di scelta terapeutica del singolo e di cura da parte dei medici”.
A chiedere regole chiare a gran voce sono sia i produttori di farmaci omeopatici (un mercato in crescita del 3% nel 2010, ha spiegato Fausto Panni, presidente di Omeoimprese, con “27 milioni di confezioni vendute”) sia l’autorità che quei medicinali deve autorizzare al commercio, l’Aifa. L’agenzia del farmaco, come ha chiarito il suo ormai ex direttore generale, Guido Rasi, ora direttore esecutivo dell’Ema, ha lavorato a rilento, con un solo addetto all’autorizzazione dei medicinali non convenzionali, ma sta attivando una task force che da qui al 2015, termine del regime transitorio previsto dalla direttiva Ue, ma probabilmente in tempi più rapidi, passi al vaglio i circa 31mila prodotti in attesa di autorizzazione.
Quello che bisogna “abbattere”, secondo Simonetta Bernardini, responsabile del progetto del primo ospedale di Medicina integrata di Pitigliano (Grosseto), è la “discriminazione nell’accesso” a questo tipo di cure di cui hanno bisogno “tutte le fasce di età e tutti i livelli sociali”. In Toscana, dove le cure non convenzionali sono offerte dalla sanità pubblica, ha spiegato Sonia Baccetti, coordinatore della Rete Toscana Medicina integrata, un cittadino su 5, secondo una ricerca del 2009, conosce le medicine complementari e nel 13,4% di chi ne ha fatto uso il livello di gradimento sfiora la soglia dell’80%.