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I suoi silenzi, perché in fondo che mi ha detto? L'Antico viene, si beve un paio di caffè, si chiude nel silenzio, ma in fondo che sa scrivere non me lo ha mai mostrato. Sa neppure leggere secondo me. Sa neppure navigare, arriva e basta. L'ossidiana dei neolitici viaggiava in lungo e in largo, verosimilmente non da sola: “In Emilia, nell'insediamento neolitico di Pescale (Modena), della cultura dei Vasi a Bocca Quadrata e della Lagozza (IV millennio a.C.), si raccolsero ben 950 frammenti di ossidiana sarda: forse a testimonianza della presenza di un centro di smistamento del pregiato materiale proveniente dall'isola” (P. Melis, 2000). I neolitici navigavano di sicuro, perciò; sui Nuragici ancora si discute (a ragione secondo me). Idem con la scrittura: i graffiti su roccia, ceramica e robe così del neolitico fanno vedere che gli Antichissimi un codice almeno lo avevano, a “visual communication system” lo chiamerebbe Atropa. Io ho scoperto un documento che taglia la testa al Toro: una placca di scisto, dice E. Contu (1964) trovata nella tomba dei vasi tetrapodi di Santu Pedru. “Notevole è anche un frammento di scisto (20; tavv. XLVI 20, LIX, 20) di forma pressoché ellittica, in cui si notano alcuni segni graffiti a zig-zag.”. Non spiega perché sia notevole, però lo è. Dott. Gigi in fondo cosa hanno lasciato i Nuragici? un paio di segni qua e là, sui lingotti ciprioti o “egei in generale”. Dei segni proprio uguali non si trovano nei sillabari dell'epoca, ma chi se ne frega, si vede che i Nuragici copiavano male, ci sarà una spiegazione scientifica no? La conosceva quella specie di testa di torello su un lingotto da una collezione privata ritrovato nei pressi del nuraghe Sant'Antioco di Bisarcio (Ozieri). Il Lilliu la definisce lettera minoica T con valore metrico e parla del XIV sec. a.C. Come T ha le corna un po’ troppo all'insù, ma fa uguale. Neppure il Toro di Luce hanno inventato i Nuragici: già quelli di Ozieri facevano anse di vaso a forma di testa di toro con un sole in testa, lo sapeva?
Caro collega Stella, ti ringrazio per la souplesse con cui parli della vita nel fortino in mezzo al deserto dei Tartari. Si sa, fuori di lì i Tartari vivono, si agitano, amano, assediano, fanno scorribande; un giorno o l'altro daranno assalto al fortino, ma dentro le alte mura la vita continua come se la cosa non avesse grande importanza. Un comune amico mi avverte che domani alle 17.30 nella Fortezza Bastiani della Cittadella dei Musei a Cagliari, il tenente Drogo inaugurerà, per nome e per conto della Soprintendenza, la mostra "Parole di segni. Iscrizioni fenicio-puniche dai musei della Sardegna". Ci saranno, oltre alla Stele di Nora, "il più antico testo articolato in lingua fenicia della Sardegna", anche "alcuni reperti di eccezionale interesse presentati per la prima volta al grande pubblico". Riporto le parole del giovane tenente Drogo, conscio pare che i Tartari siano vicini e che lo faranno eroe: "La mostra costituirà l'occasione per affrontare sia sul piano scientifico che su quello divulgativo il tema dell'inizio della scrittura in Sardegna: il materiale epigrafico sarà analizzato dal punto di vista della differenza tra i supporti scrittori e da quello delle tecniche di scrittura, sul versante alfabetico come su quello linguistico, con particolare attenzione alle motivazioni del messaggio scritto, alle sue occasioni, ai contenuti e ai destinatari. L'obiettivo dell'esposizione è quello di aprire, anche se in modo virtuale e mediato dai reperti in mostra, un "dialogo" con l'antichità e le sue parole". Io spero che qualche Tartaro assediante riesca ad entrare nella Fortezza Bastiani e a decriptare per noi il messaggio che il tenente Drogo sta lanciando agli assediati. [zfp]
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