Il 2012 è cominciato già da un po’, ma non da troppo per smettere di fare resoconti dell’anno passato. E dopo i “momenti più belli del 2011” e “la classifica delle ricette più cercate”, è la volta delle “parole più usate nei profili professionali nel 2011”.
Pare infatti che invece di puntare all’originalità e valorizzare la peculiarità personale che può fare la differenza, anche a lavoro, ci sia una sorta di omologazione perfino nella compilazione del curriculum vitae. Non solo. I lavoratori della stessa nazionalità, pare si distinguano per la stessa caratteristica.
In questo modo, è possibile dividere il mondo in tante fette di una mega torta, e dando a ogni nazione un suo colore, ci accorgeremmo che: gli statunitensi si contraddistinguono dagli altri per efficaci capacità organizzative e creatività; quest’ultima è, va detto, una caratteristica rivendicata anche dai sudditi di sua maestà Elisabetta II. E chissà chi, tra USA e UK, avrà doti di maggiore caparbia per rubare il titolo al concorrente.
E mentre i brasiliani vantano l’esperienza internazionale e gli spagnoli le competenze manageriali, i curriculum vitae dei nostri cugini d’oltralpe abbondano di propensione alla dinamicità.
Indovinate invece qual è il tratto distintivo degli italiani? La capacità di problem solving. Una risorsa di certo importante, ma che apre un interrogativo marzulliano: il problem solving ce l’abbiamo nel dna, o le vicissitudini della storia – passata e recente – ci hanno assuefatto (rassegnato?) alla risoluzione dei problemi, tanto da imprimere il problem solving nella nostra natura? Fatti una domanda, datti una risposta…