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Cvetka Bevc e la poesia, un linguaggio universale

Creato il 21 marzo 2011 da Sulromanzo

Cvetka Bevc e la poesia, un linguaggio universale

Un palcoscenico illuminato da una luce pallida, gialla, tenue. Sotto, la penombra avvolge il pubblico. Brusio indistinto. Il presentatore, o meglio il MC, come viene definito nelle competizioni di Slam Poetry, legge il vasto curriculum della concorrente che seguirà.

Trieste. Dicembre.

Attorno all’edificio che ospita lo Slam, il mare mormora la sua cantilena abituale mentre si infrange contro gli angoli di cemento della costruzione. L’applauso impedisce al pubblico di udire la voce dell’acqua oltre i muri. Il MC allunga volutamente le vocali. Cvetka Bevc, riverbera nel microfono con enfasi.

Vi sarà prima la lettura della traduzione italiana, poi Cvetka darà voce alle parole tracciate sulla carta in sloveno, la sua madrelingua, informa il presentatore.

Silenzio. Il pubblico assapora la poesia. Marciapiede, un cane, una signorina, un lamento. Immagini che scorrono come i fotogrammi in bianco e nero di un film d’autore. Tocca alla poetessa ora, in sloveno. Nella lingua che le permette di giocare con le sillabe in quel modo autentico e particolare che solo lo sloveno consente.

Silenzio riverente.

Un idioma caldo, fluido, dolce. Cvetka punta i piedi. Imita un abbaiare quando i versi parlano del cane. Mima un gesto di saluto. È lei stessa, i suoi versi.

Applausi.

«Brava», «Eccellente performance», si sente il vociare del pubblico appena Cvetka conclude con un lieve inchino.

Non vincerà il V Poetry Slam di Trieste. La vittoria la porterà a casa il poeta romeno, Viorel Boldis, dopo quattro round di eliminazioni dirette. Conquisterà, però, con la sua performance l’intera platea che manifesterà con vigore il proprio disappunto nei confronti delle personali preferenze della giuria.

«È la sensazione che provi sul palco che conta», mi confida Cvetka mentre, appoggiate alla ringhiera, fissiamo il lembo di mare che si agita sotto il piccolo ponte davanti all’edificio. «È per la sensazione di udire la propria voce tra gli altri leggendo qualcosa che hai pensato in solitudine. È per questa ragione che stare su un palco a recitare le poesie è inebriante. Seguire il ritmo delle parole divenute suoni, è un’emozione unica. Va centellinata.» Sorride, mentre mi confessa di essersi divertita moltissimo.

Mi sento come se all’improvviso fosse nato dentro di me un giornalista d’assalto, assetato di conoscere altri particolari sul rapporto tra pubblico e poeta. Un legame misterioso che si apre, come d’incanto, sotto una luce diversa. Un legame vivo, vitale, percettibile. Letture pubbliche. Interpretazione.

Non ho più il tempo. Alcune giovani ragazze la avvicinano desiderose di complimentarsi con lei.

 

L’oscurità è in un letto d’acqua. La disperazione già nella scintilla del pensiero

che m’insinua come nel buio sia più facile rubare. Più facile mentire.

Nascondere. Prendere. Donare. Nel buio è più facile donare.

Nel buio è più facile essere donna. E più difficile essere uomo.

 

Scrive nel “Sogno di sirena”, apparso nella raccolta Decametron che racchiude i componimenti di alcuni poeti sloveni con la traduzione in italiano accanto al testo originale.

Sono donna. So aspettare. E aspetterò la notte

perché tu possa tracciare sulle linee della mano la mappa dell’isola

dove ti sequestreranno i figli delle rocce solcate

e sulle proprie spalle ti porteranno come dote alla luna,

che per millenni illuminò il parto della tua virilità.

 

Proseguo nella lettura di un’altra poesia e m’immagino Cvetka, il suo sguardo ceruleo, fermo, che scruta la penombra mentre si dichiara donna e dà ritmo ai versi con soavi colpi di tacco sul legno del palcoscenico.

 

Nata nel 1960 a Slovenj Gradec, ha concluso gli studi di musicologia e letterature comparate presso la Facoltà di filosofia dell’Università di Ljubljana, perfezionandosi in seguito all’University College Cork.

Ha scritto oltre trenta drammi radiofonici per adulti e bambini, varie sceneggiature cinematografiche e spettacoli musico-teatrali. Ha al proprio attivo bibliografico le opere narrative: La camera della signora Bernarda, Storie dal crepuscolo, nonché le fiabe per bambini Josti, lo spiritello del pianoforte, L’abbecedario del rospo innamorato e Il cigno Zaki ritrova i genitori.

Ha pubblicato due volumi di poesie: Il sorvolo delle gru e Nella giuncaia. Suoi componimenti poetici sono stati tradotti in: bielorusso, bulgaro, ceco, croato, lettone, macedone e tedesco.

Le sue opere radiofoniche, favolistiche e narrative hanno ottenuto vari riconoscimenti da parte dell’emittente radiofonica nazionale Radio Slovenija.

Coredattrice della rivista Poetikon, Cvetka Bevc vive e scrive a Ljubljana.


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