La letteratura dell’invasione: morte e trasfigurazione del cyberpunk
Il Cyberpunk è un genere narrativo nato da professionisti computer-dipendenti, scrittori allucinati e superstiti della cultura West Coast. CP ha inventato un modo diverso di guardare al reale e ha dovuto inventare un linguaggio – informatico, contaminato, febbrile, indefinito e nel contempo spaventosamente preciso – per raccontare la realtà virtuale, le personalità condivise (scisse, separate, frammentate, incoerenti), il mondo dei marchi e degli imperi di dati e di flussi di informazione. CP ha raccontato per primo il mondo della globalizzazione, disegnando i confini tra i diseredati della connessione e del copyright e i nuovi feudatari della proprietà senza patria né luogo, del nuovo capitale onnipresente e invisibile. CP è stato un abile mimo dell’ubiquità e della confusione, ha messo in scena combinandoli e rovesciandoli i frammenti delle culture e delle sottoculture tradizionali, ha innestato, stravolto, infettato e fecondato creando l’illusione di un mondo istantaneo dove ogni luogo è sovrapponibile e perfettamente identico, replicabile all’infinito senza sforzo e senza piacere. La realtà dei romanzi cyberpunk non ha coordinate di spazio o di tempo, è un Ovunque dove le merci sono protagoniste e dove anche le prerogative più schiettamente umane – ricordi, sogni, emozioni, desideri, visioni – sono separabili, normalizzabili, vendibili.
Come la migliore SF, CP è narrativa sociale e politica, tanto segnata da questa vocazione da essersi almeno in parte trasfigurata in resistenza al mondo globale, pratica politica dei movimenti no-global e nuovo pensiero sulla realtà.
In questo spazio compare una scelta di articoli e recensioni a suo tempo pubblicati nel sito internet della rivista LN-LibriNuovi, spazio che è stato chiuso da almeno due anni. È possibile che il tono e il contenuto di alcuni di essi apparirà sfocato o datato, ma mi è parso utile ripubblicarlo ugualmente, anche per tentare una ricognizione sul genere e sulle sue tracce in Italia che non fosse legato a pochi autori e a qualche singolo libro.
Buona parte dei libri qui presentati sono ormai reperibili unicamente in forma di usato. Tra questi i titoli delle edizioni ShaKe, alle quali va il grandissimo merito di avere a suo tempo tradotto e pubblicato le opere di Pat Cadigan e di Neal Stephenson.
Cyberpunk e Fantascienza, storie intrecciate
La SF ha sempre avuto molteplici e diverse anime, basti pensare che vi si sono riconosciuti tanto autori come Samuel Delany, nero, intellettuale e libertario che personaggi come Ron Hubbard, scrittore radicale di destra e fondatore di Scientology.
Dare una definizione generale di SF che riesca a riunire insieme scrittori hard-Sf come Gregory Benford, teorici dell’assurdo multidimensionale come Rudy Rucker, autori come Kim Stanley Robinson o Paul De Filippo, irriverente parodista di miti culturali e sociali contemporanei è divenuto un’impresa disperata e forse, soprattutto, inutile.
Eppure TUTTO CIO’è SF, perché si basa sul presupposto basilare del genere: l’estrapolazione coerente degli effetti di una novità tecnologica, ossia un elemento inserito nella realtà nota che ne modifica la percezione da parte dei soggetti che ne fanno parte e insieme trasforma profondamente il modo di autoconcepirsi e autoregolarsi di quella determinata società
La SF è sempre più la letteratura del possibile e la sua sottile invasività è dovuta semplicemente al fatto che nel mondo in cui viviamo la Possibilità è divenuta regola prima.
Il controllo e la radicale modifica eterodiretta del comportamento umano che un tempo si attribuiva ai telepati, ai comunisti o agli extraterrestri perfidi e schiavisti è diventato probabilità tecnologica, spettro impossibile da esorcizzare. Si può presentare in forma di lusinga, di piacere casalingo, di svago ed è tema quotidiano di polemiche e di riflessioni talvolta ben più che inquietanti.
Basti pensare alle Reti planetarie, alla possibile commercializzazione della Realtà Virtuale, agli sviluppi dell’ingegneria genetica, e soprattutto alla possibilità di un controllo monopolistico di strumenti di comunicazione e sviluppo raffinati, o – volendo – anche solo al controllo politico generabile dal possesso di TROPPE reti televisive, per cominciare a sospettare DI ESSERCI GIA’ DENTRO.
É così che la Science-Fiction è penetrata nella vita, non solo nella VOSTRA di lettori di SF ma anche in quella di coloro che mai ne leggerebbero una riga. Eventi inquietanti e tutt’altro che teorici come il progetto Genoma, l’Effetto Serra, l’ibridazione di DNA eterospecifici, il sesso virtuale, la trasmissione istantanea dell’informazione, sono giunti a occupare spazio su rotocalchi popolari e quotidiani a grande tiratura, attizzando la Grande Paura a cavallo e all’inizio del millennio. C’è un efficacissimo racconto di Bruce Sterling, intitolato Chernobyl neurale che dona una dimensione narrativa a questa sensazione sotterranea di spaesamento, di viaggio notturno verso il caos. L’incidente imprevisto (Chernobyl, ma anche Bhopal, la petroliera Exxon Valdez, il gas nervino nella metropolitana di Tokio, l’incidente di Fukushima Hai-Ichi) sono in agguato nei flussi di comunicazione per il vostro PC, dentro la vostra TV sonnecchiante, sulla prima pagina del giornale on line che leggerete tra una settimana. Il problema per noi che viviamo dentro questo treno in corsa è di riuscire a immaginare l’inimmaginabile, convivere con l’assurdo, prendere posizione sull’imprevedibile.
Sinceramente credo che l’unica letteratura all’altezza – sia pur disordinata, ingenua, esibizionista, barocca, magari infantile, pacchiana o stilisticamente elementare – sia proprio la SF e particolarmente il Cyberpunk degli anni ‘80-’90 – cioè quel genere contaminato, contorto e assurdo germogliato nella zucca di autori cresciuti quando il grande sogno dell’American Way of Life post-bellico aveva cessato di essere il motore del mondo occidentale.
Arrivederci alla prossima puntata!
Massimo Citi