di Paolo Vincenti
“Tuffarsi nel passato a ricostruire la propria genealogia e risalire alle origini non significa ricercare a tutti i costi antenati tra i Crociati, o tra illustri personaggi, o protagonisti di fatti e gesta clamorose. Vuol dire anche e soprattutto rivedere i propri avi al lavoro nei campi, costretti a vivere in anguste abitazioni fatte di casa-cucina dove il focolare era il momento più confortevole dopo una lunga giornata di lavoro quasi sempre poco gratificante. Vuol dire capire i motivi per i quali la propria famiglia ha continuato a cambiare residenza non solo nelle diverse generazioni ma anche durante la stessa generazione. Una ricerca come questa non è stata fatta con la segreta speranza di scoprire importanti pagine di storia mai raccontate, ma con la sicurezza di ricordare anonimi cittadini parabitani che hanno sicuramente fatto la storia nel loro diuturno lavoro anonimo e dei quali resta soltanto una data di battesimo, una di morte e, non sempre, una di matrimonio. Delle memorie dei nostri avi dobbiamo essere gelosi custodi perché scavare nel loro ricordo è ritrovare la loro luce, la luce del passato, quella luce che illumina il nostro presente che è la sicura e secolare radice del nostro futuro.”
Così scriveva Ortensio Seclì, nelle Motivazioni della prima edizione di “Parabita. Origini storia genealogie di novantanove cognomi”, edito da Il Laboratorio nel 1991. Questo libro dava la stura ad una serie di ricerche compiute, in primis dallo stesso Seclì, sulla storia antica e recente di Parabita, questa meravigliosa cittadina del medio Salento, così ricca di preziose testimonianze del passato e parimenti di studiosi che, con tenacia, passione e grande pazienza, hanno portato alla luce quelle testimonianze, con le varie pubblicazioni che ci sono state nel corso degli anni. E proprio Ortensio Seclì, fra i ricercatori di patrie memorie, è stato forse il più infaticabile e a lui si devono altre pubblicazioni sulle genealogie dei vicini comuni di Casarano, Matino e Tuglie. A distanza di tanti anni da quella prima pubblicazione del 1991, nel 2010 è stato pubblicato “Storie e genealogie di Terra D’Otranto. Parabita. Da 99 a 131” che, nella collana storica “La Meridiana”, viene pubblicato sempre da Il Laboratorio, piccola ma notissima casa editrice parabitana che fa capo a Aldo D’Antico, anch’egli appassionato storico e operatore culturale, protagonista assoluto degli studi patri sulla città delle Veneri e della Madonna della Coltura. Scrive D’Antico, in una Nota dell’editore all’inizio del libro, che
“a distanza di quasi vent’anni pubblichiamo la 2° edizione, notevolmente ampliata e perfezionata, di un libro che ormai da tempo è esaurito. Segno sia di un interesse sempre crescente nei cittadini verso la nostra storia, sia di una ormai acclarata convinzione che effettivamente la storia comincia da noi, dalle nostre case, dai nostri paesi, da genitori e antenati che ci hanno preceduti […]. I cognomi sono diventati 131 invece di 99 e molte variazioni sono state condotte nelle schede precedenti e non perché originariamente era stato condotto un lavoro non appropriato, ma semplicemente perché la ricerca non finisce mai. La consultazione di atti, documenti, fonti, l’uso di archivi, depositi cartacei, documentazioni fotografiche, atti notarili, costringe il ricercatore storico a non considerare mai risolutiva e immodificabile la propria indagine”.
Nel libro, pubblicato con il patrocinio della Società di Storia Patria per la Puglia, Sezione di Gallipoli, viene riproposta la Presentazione che nell’edizione del 1991 ebbe a fare il prof. Ettore Garzia, indimenticato presidente della ProLoco parabitana, seguita da una riflessione di Ortensio Seclì il quale ricorda come, nella presentazione del libro che si fece in quel 1991, con relatori Alessandro Laporta e Ennio Bonea, si posero le basi per le successive ricerche che, puntualmente, Seclì ha svolto, non solo limitatamente a Parabita, ma anche estendendo il proprio spettro di indagine ai comuni viciniori. Fatto sta che oggi Seclì può considerarsi il più accreditato studioso di genealogie e, come scrive D’Antico, “se ancora ce ne fosse bisogno, uno storiografo di eccellente livello”.
Il libro viene riproposto con la stessa copertina della prima edizione, opera di Mario Cala. Scorrendo le pagine del libro, ci si imbatte nei vari cognomi parabitani e si ha modo di ripercorrere la storia di queste famiglie, il loro vissuto, che è il vissuto di una intera comunità, quella che oggi è la conosciuta ed operosa Parabita, la città dei Domenicani e della collina di Sant’Eleuterio. Doverosi sono i Ringraziamenti dell’autore alla fine del libro, stampato ancora una volta dalla tipografia Martignano di Parabita.
Sta ora ai lettori leggere e gustare fino in fondo le pagine di questo volume che, come gli episodi di un romanzo, raccontano, non solo ai concittadini, ma a tutti gli studiosi e bibliofili che lo avranno fra le mani, come la storia diventi nomi, cognomi, fatti e avvenimenti concreti, soprannomi e alterne vicende di chi è venuto prima di noi.