Sembra il nome di un gruppo di supereroi. E forse un po’ lo sono, una specie di Transformers, con decine di armi tecnologiche nascoste nello zaino. Rubano scatti con le loro reflex, leggono con i loro Kindle, scaricano con i loro Mac, ascolatano con i loro iPod, comunicano con i loro iPhone, twittano con i loro iPad. Le connessioni Wi-Fi sono loro alleate, gli adattatori per le spine i loro migliori amici. Sono i flashpackers, i viaggiatori zaino in spalla dell’era digitale.
C’è chi non li capisce, e, come sempre, chi non li sopporta, fatto sta che sempre più ostelli, autobus scassati, luogi storici e spiagge tropicali, vedono invadere il proprio spazio da questa strana entità. Chi è il flashpacker? Cosa vuole da noi? Come si comporta allo stato brado? Definiamolo. Il flashpacker è l’evoluzione di un tipo di viaggiatore a budget limitato, zaino in spalla, che dal momento in cui ha conosciuto la tecnologia non a più saputo farne a meno. È quella persona, generalmente giovane, che pur viaggiando sul lungo termine, pur dormendo dove costa poco e mangiando dove capita, si circonda di una costosa e pesante attrezzatura elettronica, quasi sempre solo e soltanto per il proprio intrattenimento. Non è il viaggiatore frugale, che viaggia lontano con poco, neanche il location independent, che sopravvive grazie a questi strumenti, ma un nuovo essere, un ibrido, una fusione tra lo zingaro e lo snob.
Il viaggiatore vero, altra figura mitologica, detto anche l’anti-turista, colui che trova vanto nel viaggiare con un solo paio di mutande, lo critica, lo sbeffeggia, lo accusa non saper interpretare la vera essenza del viaggio (e che è? un profumo?), ma cercando di essere imparziali, dove si tira la linea? Quando si può dire “è troppo”? La realtà è che anche questa risposta è soggettiva, l’equilibrio lo decidiamo noi, con l’esperienza, mettendo su una bilancia le potenzialità e l’utilità di questi oggetti da una parte, e il rischio, il peso e i limiti che un’attrezzatura da migliaia di euro sulle spalle comporta. Un internet point ci può bastare per comunicare a casa o è veramente necessario un computer di ultima generazione? Una reflex con obiettivi e cavalletto vale la libertà di una compatta che entra in tasca? Queste e altre domande ottengono risposte diverse da viaggiatore a viaggiatore e ognuno trova piacere in modo unico. E da backpacker a flashpacker ormai il passo è veramente breve, in un mondo dove un cellulare può fare la differenza sia in fatto di comunicazione che informazione.
Staccare la spina, sia quella fisica che quella mentale, oggi può essere più complicato del previsto. Connessioni ad internet sono disponibili in Timor Est così come in Tajikistan, e pretendere di starne alla larga per scelta morale diventa più una questione di status che di effettiva utilità. E la vera difficoltà infatti non sta nell’eremitismo, ma nel saper sfruttare gli strumenti che la tecnologia oggi ci offre, senza essere risucchiati nel vortice del mondo digitale.
L’unica vera domanda da porsi, quindi, è: quanto vogliamo essere schiavi di una presa di corrente?