13 aprile 2015 Lascia un commento
Conscio dei miei limiti e di cosa m’interessa davvero, punto a cio’ che conosco e apprezzo ma colgo l’occasione di vedere "Da Cimabue a Morandi" e tra i molti motivi, uno di questi e’ Vittorio Sgarbi curatore.
Sgarbi si puo’ discutere come uomo e come personaggio ma non nel merito di esperto d’arte.
Puo’ aver fatto scelte atipiche , battaglie impopolari me nel suo lavoro c’e’ un’idea, una possente impalcatura teorica e anche in questo caso ha saputo cogliere al meglio l’idea di fondo, cioe’ Bologna nell’arte.
Sgarbi non limitandosi alla geografia dei luoghi e delle natalita’, espande il concetto alla "bolognesita’" del segno, una impostazione che e’ indole mentale prima e stilema poi. Al di la’ dei luoghi comuni, la carne in ogni sua declinazione contraddistingue i bolognesi ed e’ nel rosa, nella pienezza, nelle tondita’ delle figure che la scuola felsinea si riconosce e si pone fiera innanzi gli occhi del visitatore, come del resto ancora oggi sa mostrarsi.
Come detto Sgarbi si puo’ discutere nel merito ma la sua impostazione e’ precisa e per quanto complessa da seguire, coerente ed originale. Certo, tolti gli esperti e’ difficile cogliere scelte e ragioni ma l’audioguida ricavata dalla sua presentazione ufficiale, non lascia dubbi. Un plus assolutamente imperdibile sta nella viva voce del professore che spiega motivi e connessioni e lo fa a modo suo, con l’eloquio irrefrenabile e la verve tesa tra il polemico e il divertente che nel bene o nel male l’ha reso famoso. Comprendere le ragioni di certe scelte e’ fondamentale per il senso complessivo della mostra che diviene straordinariamente interessante proprio con la presenza di artisti poco conosciuti se non inediti ma la cui grandezza ed importanza e’ evidente nella indiscutibile qualita’ della pittura.
Uscendo dalla gabbia dei nomi da manuale, la mostra si distingue dalle oltre per originalita’ e freschezza, occasione forse piu’ per addetti ma godibile per tutti.
Sgarbi sa come uscire dal gia’ visto, pur restando filologicamente ineccepibile, fuori dal coro e contro le imposizioni dei grandi mercanti e le loro iniziative il cui valore poggia solo nell’esercizio del commercio, vedi l’inutile ma redditizia mostra de "La ragazza con l’orecchino di perla" che l’anno scorso proprio a Bologna, Sgarbi contesto’, con ragione aggiungo io e alla quale qui risponde mostrando come non ci sia bisogno di farci rifilare degli olandesi quando molti dei nostri pittori, anche se minori, valgono almeno quanto un dipinto sospinto tanto per soldi e poco per l’arte.
Un’esposizione davvero diversa sotto ogni punto di vista, originale e col commento del professore piacevolissima.
Bologna vale la pena sempre, con "Da Cimabue a Morandi", un po’ di piu’.