scopriamo il perché dell’odore comune a questi luoghi
Le biblioteche si trovano in luoghi diversi di una città e del mondo, vengono costruite secondo principi architettonici vari, sono più o meno grandi, sono in muratura, in vetro, realizzate su un unico piano o più piani. Ognuna è una realtà a sé eppure tutte hanno in comune una cosa: l’odore.
Chi frequenta le biblioteche sa che tra le loro mura vi è un odore distintivo che caratterizza tali luoghi. È un odore di muffa che, per qualche ragione, non dispiace ai lettori. Anzi, tende ad offrire un tocco di antichità a questi edifici di sapere. Purtroppo però è l’effetto di un processo chimico che deteriora i testi e che, pertanto, va combattuto.
La responsabilità è da imputare al decadimento della cellulosa. Da oltre 150 anni ormai i libri vengono realizzati secondo un processo di stampa che prevede l’uso di una sostanza chiamata lignina, un polimero naturale che degrada in acidi con il risultato di rendere fragili le pagine del testo. Da circa 20 anni i lavoratori di alcune importanti biblioteche, come la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, hanno iniziato a combattere questo processo di decadimento utilizzando l’ossido di magnesio che aiuta ad arrestarne gli effetti. La sostanza viene cosparsa sui volumi aumentandone la resistenza al passare del tempo.
In Scozia è attualmente in corso un progetto per la salvaguardia dei testi chiamato Heritage Smells. Tale progetto prevede la creazione di “nasi elettronici” che aiutino a scoprire gli agenti volatili responsabili del decadimento della carta, capire in che modo contrastarli per limitare i danni da essi causati o evitarli del tutto.