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Da 'Di Martedì' a 'Tu sì que vales', quando la fotocopia non convince

Creato il 08 ottobre 2014 da Digitalsat

Da 'Di Martedì' a 'Tu sì que vales', quando la fotocopia non convincePer quanto i telespettatori abbiano potuto vedere finora, l'autunno 2014 potrebbe rimanere negli annali come la stagione del copia-incolla applicato ai programmi televisivi, che non funziona o almeno non decolla. I nuovi ascolti deludenti di "Di martedì" di Giovanni Floris riaprono il dibattito sulla tv fotocopia. Un dibattito che attraversa ormai tutti i generi: perché se questa sembra essere la stagione in cui tutti i tanti talk-show si somigliano e faticano ad ottenere gli ascolti delle passate, anche la sfida dei varietà del sabato sera, partita la scorsa settimana, non sembra esente da questo fenomeno.

Il debutto del nuovo programma "Tu sì que vales", versione italiana dell'omonimo talent show spagnolo Endemol, acquistata da Canale 5 per rimpiazzare "Italia's got talent" trasportato da Fremantle su Sky, ha scatenato una moltitudine di commenti feroci su twitter sulle molte somiglianze con il vecchio programma, a cominciare dai tre protagonisti principali Maria De Filippi, Gerry Scotti e Rudy Zerbi che, cambiate le poltrone, hanno più o meno lo stesso ruolo, quello di esprimere la propria opinione su talenti di arte varia. Il programma, anche in questo caso, non è stato premiato pienamente dagli ascolti, sebbene potrebbe comunque crescere nelle prossime puntate. Ma il risultato sottolinea ancora una volta la tendenza a scegliere format scritti con la carta carbone piuttosto che investire in nuove idee.

Secondo il decano dei conduttori, Pippo Baudo, la spiegazione è semplice: "C'è una generazione di autori cresciuti a pane e format che non sa più inventare. Il ricorso continuo a questi programmi precotti, accompagnati da un capitolato in cui ti dicono persino in che posizione deve stare una sedia, ha generato autori capace di rimaneggiare ma non di creare. E anche i dirigenti televisivi sono diventati più pavidi e meno creativi e preferiscono nascondersi dietro a questi precotti. Io stesso mi sono scontrato con questa tendenza: attualmente sono in teatro e non in tv perchè io porto programmi originali e da tempo mi si preferiscono dei format".

Una tendenza, d'altra parte, che è presente da anni nella nostra televisione: basti pensare che proprio il programma che ha dominato il sabato sera televisivo di Rai1 con un debutto vincente, "Ballando con le stelle", è stato al centro di una delle più clamorose polemiche degli ultimi anni quando nell'estate 2011 Milly Carlucci, gli autori del programma e la Rai, ed in seguito anche la BBC, presentarono un esposto al Tribunale Civile di Roma contro la trasmissione "Baila!" in onda dal settembre 2011 su Canale 5 e condotto da Barbara d'Urso. Lo show di Canale 5, a detta della Carlucci, era infatti un plagio del suo programma. Una polemica velenosa e internazionale perchè la BBC, il network creatore del format "Strictly come dancing" (da cui è tratto "Ballando con le stelle") aveva citato in causa per plagio anche il network messicano Televisa (creatore del format "Bailando por un sueño" da cui è stato tratto "Baila!"). Insomma un copia-copia gigantesco.

Il giudice accolse la richiesta della Carlucci, bloccò la trasmissione riconoscendo il plagio il giorno stesso della messa in onda della prima puntata del programma di Canale 5; Mediaset decise comunque di mandare in onda lo show impegnandosi a cambiare quelle parti del format che il giudice aveva riscontrato essere uguali a quelle di "Ballando con le stelle": ma anche in quel caso il copia-incolla non portò grandi risultati visto che il varietà  venne chiuso dopo sole quattro puntate (sulle otto previste) a causa dei bassi risultati d'ascolto.

La decisione del tribunale di Roma comunque fu ritenuta storica e destinata a fare giurisprudenza tanto che, come si augurò ai tempi l'avvocato Giorgio Assumma, esperto di diritto d'autore, "servirà a mettere ordine nel settore della concorrenza televisiva dove spesso si verificano casi di concomitante messa in onda, da parte di emittenti diverse, di programmi simili, se non addiririttura identici". Un'illusione, visto come stanno andando le cose.

L'elenco dei programmi sospettati di plagio vero e presunto è lunghissimo: "La grande sfida" con Gerry Scotti accusata di essere copiato da "Scommettiamo che?", "Ore 12" da "I fatti vostri", "Verdetto finale" da "Forum", "Melaverde" da "Linea verde", "Io canto" da "Ti lascio una canzone".  Fu accusato di plagio anche il programma di Fazio e Saviano "Quello che (non) ho" andato in onda su La7, che sarebbe stato copiato da un programma di Radio2 intitolato "Una parola non basta" condotta dal cantautore Pacifico. Accuse spesso fantasiose come quelle che hanno coinvolto  "Amici" della De Filippi accusata  di aver copiato l'idea da un format "La scuola in diretta", una gara tra dieci alunni che si esibiscono e sono giudicati dal pubblico.

Ed è forse vero che molti dei programmi degli ultimi anni sono figli, o quasi, del "Portobello" di Tortora, da "Chi l'ha visto?" a "Carramba che sorpresa", da "I Cervelloni" a "Stranamore". Anche se non basta andare indietro nel tempo per consolarsi: "Lascia o Raddoppia" era tratto da "The $64,000 Questions", il padre di tutti i telequiz. Ma il produttore Guido Sacerdote, per non pagare i costosi diritti al programma americano, acquistò un format francese intitolato "Quitte ou double?" e fece risparmiare all'azienda molti soldi. Un'intuizione geniale che, evidentemente, è arrivata fino ai nostri giorni.


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