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Da Falzé a Itaberaba / Missione in Brasile/Non solo Africa

Creato il 24 aprile 2014 da Marianna06

 

 

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A Itaberaba, a 300 Km da Salvador, capitale della Bahia, vivono  alcune comunità rurali che lottano tutti i giorni per la sopravvivenza, affrontando uno dei problemi maggiori: l'ACQUA!!!

Il territorio in cui vivono é una regione di 'deficit-idrico', il cosiddetto 'Semi-Arido' brasiliano.
Significa che la quantità di pioggia é minore dell' acqua che evapora, in una proporzione di 3 a 1.

Inoltre le pioggie sono irregolari e possono esserci lunghi periodi di siccità.
Ecco quindi l' importanza di raccogliere e immagazzinare l' acqua. Ecco l’importanza dei progetti cui concorrere comunitariamente.

Da Itaberaba (Brasile) è arrivato quest’oggi (24 aprile) a Falzé di Trevignano, suo paese natale, Luciano Bernardi, missionario francescano,che da più di trent’anni opera in America latina, occupandosi della Pastorale della Terra.

Di lui, che non conosciamo di persona, e della sua gente di Itaberaba, sappiamo però, attraverso racconti di amici comuni, che “acqua” e “terra” sono esse le priorità per eccellenza dell’ impegno missionario in quel contesto.

La salvaguardia del pianeta e la dignità dell’essere umano, quest’ultima totalmente intesa, assieme al senso di giustizia di una comunità rispettosa delle leggi, partono proprio da lì.

Acqua è vita, perché significa salute. E la terra è indispensabile per potersi costruire  su di essa un qualsiasi riparo  per sée per la famiglia.

E imparare  poi a lavorarla la stessa affinché dia i suoi frutti.

Questo è il pensiero di padre Luciano.

Un pensiero che scaturisce  anche dalla sua storia familiare, quando il Veneto di tanti anni fa non era ancora la regione del “miracolo” e dell’efficienza e dei “schei” facili.

Fare Chiesa è mettere l’uomo, la donna, il bambino, l’anziano, nelle condizioni di vivere innanzitutto con dignità.

Di non essere- dice il nostro- vessato da un padrone dispotico, che ti sfrutta e che ti deruba anche di quel poco  del giusto che ti tocca.

La preghiera, i sacramenti, le celebrazioni liturgiche, vanno benissimo.

Sono “segni” della Risurrezione di Cristo, che ci riguardano tutti.

Ma prima occorre impegnarsi perché la conversione del contesto in cui lavora il missionario, quale che sia la latitudine, sia una conversione autentica.

Non “pappa di cuore”.

Parola di Dio alla mano, giorno dopo giorno, padre Luciano, infatti, ha guidato dall’inizio e continua a guidare i suoi a comprendere la differenza tra il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, la disponibilità e l’accoglienza contro tutto  ciò che costituisce ,semmai ,tirannia e  sopraffazione.

Perché sopraffazione è anche il cattivo uso che si fa della Terra, che può trasformarsi (e in effetti si trasforma) in matrigna ,e delle negatività della quale poi noi imputiamo il clima (leggi i mutamenti climatici) in quanto esso è l’alibi perfetto.

Detto questo, ne abbiamo abbastanza per riflettere in merito a quanto cammino c’è  ancora da fare in Brasile, a Itaberaba appunto,  che ne rappresenta solo un piccolissimo esempio.

E  così come in altri luoghi della Terra anch’essi poco fortunati per condizioni di vivibilità.

In Africa,  nel Sud-est asiatico, nell' Europa povera.

E ne abbiamo abbastanza  per leggere, una volta per tutte, l’impegno delle missioni nel mondo non più come beneficenza a tempo determinato e non priva di paternalismo mal dissimulato (noi i buoni, noi i generosi )  ma dovere imprescindibile di ciascuno.

E questo padre Luciano ce lo insegna quando precisa che Gesù non è divenuto uomo per giustificare lo scandalo del male, inquadrandolo in un convincente sistema di pensiero. Ha condiviso, invece, i nostri limiti inserendo tuttavia in essi un seme di trasformazione e di  liberazione.

Noi come Gesù, allora. Noi, come Francesco, il giullare di Dio, il poverello d’Assisi.

Noi come ci suggerisce di continuo Papa Bergoglio.

Lo scandalo per eccellenza ai suoi tempi.

Lo scandalo di sempre di contro all’indifferenza, all’avidità e alla superbia dei ricchi.

 

                        di  Marianna Micheluzzi  (Ukundimana)


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Da Marianna Micheluzzi
Inviato il 24 aprile a 20:52

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