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da grande voglio fare il Milanese – 1

Da Yargo77

Fare il Milanese

Come tutti i meridionali emigranti il richiamo alla terra natale non cessa mai di farsi sentire; inizialmente è un bisogno interiore che ci spinge a tornare tra le braccia di “mammà” per mangiare la cucina “verace” ritrovando i sapori veri della natura e per  abboffarsi di mozzarella, per inciso dicesi mozzarella quelle palle morbide di latte, che quando le tagli con la forchetta non esce la goccia come nelle palline plasticose che si vendono ai supermercati del Nord, ma un litro di siero!

Inoltre la mozzarella non si vende nei supermercati, quella serve per imbottitura o, almeno per me, come ottimo formaggio di mozzarellina memoria.

Questo bisogno fisico e mentale di tornare a casa, al sud, senza che ci si renda conto dura molto poco, dopo di che diventa quasi un obbligo, un piacere solo di rivedere amici e parenti che non potendo costringere, o non riuscendo a convincere, a portarli con noi nella civiltà, nel progresso, ci tocca scendere per godere della loro presenza e del loro affetto.

Le prime volte che si torna a casa c’è un’euforia, una felicità, vuoi raccontare tutto, dire le differenze come un astronauta dal ritorno su Marte; la mamma lì che quasi piange mentre ti ingozza come un piccolo suino, perché a Milano non mangi bene, mangi poco e ti stai deperendo (nonostante la bilancia dica esattamente il contrario!). Il sapore effettivamente è diverso, più intenso, più buono ma anche decisamente più pesante; sarà il tipo di pietanze, il modo di cucinare ma quando torno mi sento sempre di scoppiare.

Poi tocca agli amici, scendi per strada ritrovando quella piacevole confusione, quel musicale schiamazzo di urla e vociare, l’incessante bussare (premere il clacson) delle auto che ti fa sentire veramente a casa e sei felice che quasi ti viene il magone a pensare che solo 2 giorni massimo 3 e tornerai in quel di Milano.

Ma poi le cose cambiano, i ritorni diventano diversi spesso tristi, tristi per due motivi:

Il primo è che seppure per te il tempo giù si è fermato, scopri invece che per gli altri la vita è trascorsa velocemente e tu ne sei rimasto fuori, escluso, esistono gli affetti ma di fatto tu non sei più parte delle loro vite e questo credetemi è difficile da digerire.

2° motivo di dispiacere – barra – tristezza è che ti accorgi di non sentirti più Napoletano verace, non sei neanche Milanese ma di certo inizia l’insofferenza verso la tua città, i tuoi ex concittadini e tutto quello che fino a qualche mese fa era il tuo mondo. La consapevolezza di questo cambiamento avviene nell’istante in cui il primo amico o parente ti dice “mo’ nun fa o’ milanes!”

Ti siedi con gli amici a un aperitivo e ti sale un mal di testa poiché stanno tutti ad urlare, al sud (e non capisco ancora il perché) hanno tutti un tono di voce altissimo, urlano, mi accorgo che solo ora me ne rendo conto, ora che mi assordano, che mi stupeteano (rimbambiscono in italiano) ora che non riesco a sentire il mio vicino al tavolo. Non vedo l’ora di andarmene e di tornare a casa a mangiare, del resto si è fatta “la una”. Torni a casa e ti accorgi che tutto è fermo, sui fornelli non bolle nulla, la cucina è pulitissima e tua madre è appena tornata da fare la spesa e tu le chiedi.. mamma quando si mangia? Ed è allora, solo allora che ti rendi conto di essere diventato un Polentone, quando tua madre guardandoti stupita ti risponde: “tra poco.. verso le 14/ 14 e 30”!


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