Magazine Cultura
Oreste Campese
(parte dal centro della ribalta per raggiungere la quinta di scena)
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette...
(si ferma, si gira su se stesso e fissa il punto di partenza)
...sette passi. Poco più di cinque metri. Calcoliamo il doppio per misurare la metà del cortile: dieci. Bè, il cortile di un palazzo antico come questo è sempre quadrato: venti per venti. E' un bel cortile! Si potrebbe fare un discreto teatro. Quattrocento, cinquecento posti si tirerebbero fuori... Il resto, palcoscenico. Ma nemmeno un palcoscenico vero e proprio; una pedana sarebbe sufficiente. In fondo, il capannone non aveva che trecento posti a sedere. E il palcoscenico che era? Un boccascena di sei metri, questo è tutto. Sei metri, per quattro di profondità. Ho recitato quello che ho voluto, su quei pochi metri quadrati! Tutto Shakespeare e tutto Molière. Duemila anni di teatro si possono recitare su pochi metri quadrati di tavole. Perché contano qualche cosa gli scenari? Quali scenari ho mai avuto io? Pochi stracci dipinti da me stesso, alla buona, con quattro pennellate. Il torrione del castello, la sala del trono, la foresta... tutto lì! E il sipario? Una tendaccia che non scorreva mai liberamente: s'imbrogliavano le corde, s'impicciavano gli anelli... E il pubblico non diceva niente. "Pubblico rispettabile, perdonate l'incidente", e la chiusura della tenda la completavo io, vestito da Otello, da servo, da principe di Danimarca. Che conta? Una sera, la chiusura del sipario l'ha dovuta completare mia figlia, vestita da Ofelia. Mio figlio Gualtiero, nei panni di Romeo, non dovette inchiodare la ringhiera del balcone di Giulietta, che si era schiodata? "Pubblico rispettabile, due minuti di pazienza, se no la povera Giulietta la portiamo al pronto soccorso". Una risata, un applauso, quattro colpi di martello e l'attore riprende la scena dal punto in cui l'ha lasciata. Se gli riesce, e questo è affare suo, ristabilisce tra sé e i pubblico l'incantesimo del teatro. Gli attori della mia generazione li creavano apposta gli incidenti a teatro, per dare al pubblico la sensazione dell'imprevisto. E' proprio questo imprevisto che eleva il teatro a forma d'arte sublime, singolare, unica. Qualunque sforzo tecnico e finanziario che si può compiere per rendere il più possibile realistica una messa in scena potrà incuriosire il pubblico, ma lo lascerà sempre scontento di non avere potuto usare l'immaginazione. Le strade vere, le piazze vere, gli alberi, i saloni autentici, l'ampiezza di un panorama di montagna, di campagna, di mare... tutto questo lo spettatore lo pretende dal cinematografo... ma a teatro, la fantasia del pubblico, sollecitata dalla parola del poeta, se le crea come vuole e come le vede lui le scene in cui si svolge una determinata azione. l'esperienza tecnica e artistica di uno scenografo, anche se è geniale, non potrà mai dare tante versioni figurative per quante se ne creano gli spettatori, ognuno per conto proprio e in conformità dei propri gusti, della propria sensibilità e perfino dello stato d'animo che attraversa in quel momento... Quante volte, attaccandomi i baffi di Macbeth - io lo faccio coi baffi, Macbeth -, me li sono attaccati intenzionalmente appena appena un poco storti, perché a teatro la suprema verità è stata e sarà sempre la suprema finzione...
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Piero alla fine del cielo.
E poi ci sono quelli come Piero, quelli che sognano ancora. Quelli che vivono fra cielo e mare, cercando di capire se tutto quello spazio possa avere una fine.... Leggere il seguito
Da Pinocchio Non C'è Più
CULTURA, LIBRI -
Lo Chef consiglia: “Take Shelter” (2011)
Gli chef sono sempre alla caccia di nuovi sapori, nuove specialità, nuovi ingredienti. Per questa nostra nuova rubrica abbiamo deciso di virare su un film che d... Leggere il seguito
Da Cinetvrecensioni
CINEMA, CULTURA, SERIE TV -
“La Malacarne”, disco d’esordio del cantautore Alfonso Moscato: 10 storie di...
“A mani nude ti gonfierò di botte, fino a farti credere che la tortura è un trattamento ai fanghi di un hotel ed il tuo respiro è un miracolo. Leggere il seguito
Da Alessiamocci
CULTURA -
Romanticismi - scenografia per il "flauto magico"
Karl Friedrich Scinkel, cielo stellato della Regina della Notte, 1815Questa storia ci spiega come spesso l'arte attraversi le varie discipline con risultati... Leggere il seguito
Da Artesplorando
ARTE, CULTURA -
Momenti di Musica: Nino Rota, gli anni ’70
Nel nostro percorso alla riscoperta di Nino Rota, abbiamo parlato dei fantastici anni ’60 che hanno caratterizzato in maniera particolare la carriera del Maestr... Leggere il seguito
Da Giuseppe Causarano
CULTURA -
THE TREE OF LIFE torna stasera in tv. Capolavoro! (dom. 21 giu. 2015)
The Tree of Life di Terrence Malick. Rai 5, ore 23,28. Il film più bello, il più importante, il più influente degli ultimi anni insieme a The Master di Paul... Leggere il seguito
Da Luigilocatelli
CINEMA, CULTURA, PROGRAMMI TV, TELEVISIONE