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Da Leggere: Mildred Pierce e Paura

Creato il 24 novembre 2011 da Lafenice
 oggi vorrei parlarvi di due libri editi Adelphi, Mildred Pierce di James M.Cain e Paura di Stefan Zweig: due libri entrati a gran forza nella categoria "da leggere" della nostra cara Fenice.e voi cosa ne pensate?  Da Leggere: Mildred Pierce e PauraJames M. CainMildred PierceTraduzione di Maria Napolitano2011, pp. 308isbn: 9788845926648 Letteratura nordamericana, Polizieschi Nel 1941, subito dopo essersi affermato, il noir rivolse le sue armi contro se stesso – con questo libro, che alla ferocia del genere assomma quella, anche più implacabile, del mélo. Fino alla sua uscita, le dark lady di innumerevoli romanzi (e di altrettanti film) usavano la seduzione per condurre qualsiasi maschio capitasse loro a tiro a forme di distruzione spesso molto peggiori della morte. Ma qui Cain – che di quelle storie aveva già scritto uno degli archetipi più potenti e imitati, Il postino suona sempre due volte – va molto oltre. Con le sue letali sorelle Mildred Pierce ha in comune il carattere, la capacità di andare dritta allo scopo – peraltro rispettabile, e cioè raggiungere un qualche benessere nell'America della Grande Depressione – e un fondato scetticismo nei confronti del genere maschile. Sul quale infatti trionfa, salendo uno alla volta tutti i gradini di un successo insperato, per una casalinga californiana malamente abbandonata dal marito. E in effetti niente sembrerebbe poter fermare l'ascesa di Mildred: niente, se non la sua immagine rovesciata, sua figlia Veda, la creatura forse più demoniaca di tutta la narrativa nera.  -------------------------   Da Leggere: Mildred Pierce e PauraStefan ZweigPaura Traduzione di Ada Vigliani2011, pp. 113isbn: 9788845926341Letteratura mitteleuropea Irene Wagner, bella viennese della migliore borghesia e moglie di un noto penalista, sta scendendo rapida le scale di una casa non sua dopo aver fatto visita all'amante, un giovane pianista. Ma lì, su un pianerottolo, il fato la attende sotto le spoglie di una sordida ricattatrice. Quella donna sa tutto di lei. E Irene cede, e paga. Da quel momento comincia l'incubo: le richieste di denaro aumentano vertiginosamente, e lo sguardo indagatore del marito, l'avvocato Wagner, ormai la atterrisce – certo sospetta qualcosa, forse ha subodorato l'inganno. E quello che le ha fatto notare un giorno, come per caso, raccontandole delle sue esperienze professionali, è atrocemente vero: il colpevole soffre più per la paura di essere scoperto, per l'ansia di dover nascondere il delitto, che non per il terrore del castigo – la pena, anzi, è catartica. Che fosse un tacito invito alla confessione? Maestro della suspense, Zweig pedina l'adultera, tormentata dalla ricattatrice non meno che da se stessa e divisa fra angoscia e rimorso; ne mette a nudo la psicologia, ne dipinge gli incubi, ne svela le riflessioni, tra passi falsi, decisioni sempre rinviate e scene isteriche all'amante, da lei ritenuto complice della ricattatrice: sino al coup de théâtre finale – del quale, per una volta, non sarà inopportuno dire che toglie il respiro.  

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