Domenica, nell’ultimo segmento dell’ ”Arena”, trasmissione “leader” per ascolti della domenica pomeriggio, una volta accantonate le diatribe politiche, le evasioni fiscali milionarie e i vaticini di qualche “visionaria” bosniaca, l’argomento conclusivo in scaletta era decisamente più sfizioso e rilassante, l’assenza dei vincitori dei “talent”, usciti nell’arco del 2013, a Sanremo 2014. Su uno schermo si sono succedute le immagini dei trionfi, nelle rispettive edizioni, di “ex-talent” in gara tra i “big”: Marco Carta con “La forza mia” (2009), Emma Marrone “Non è l’inferno” (2012), Marco Mengoni “L’essenziale” (2013) e infine Valerio Scanu “Per tutte le volte che” (2010). E in rappresentanza dell’intera categoria, l’ospite in studio è stato proprio il cantante di La Maddalena, Giletti ha voluto ironizzare sul suo brano sanremese “E’stato un tormentone … Hai mai fatto l’amore in tutti i laghi?” Valerio, un po’ teso, ma sorridente, ha detto che preferisce farlo nel mare. Il conduttore, misurato, con la consueta professionalità che lo contraddistingue, per entrare nel vivo della discussione, gli ha chiesto il motivo per cui abbia innescato, recentemente, una polemica contro il sistema discografico italiano, Valerio, contenuto e nel contempo incisivo, ha raccontato che le “majors”, in particolare quella di cui ha fatto parte fino a poco tempo fa (ndr la Emi), attingono ai “talent”, dove trovano ragazzi già dotati di visibilità e con un loro pubblico, in grado di “fruttare” sul mercato, li spremono e poi, invece di farli crescere, li mettono da parte. Attorno a lui (purtroppo!) tante sue e nostre vecchie conoscenze, il giornalista Mario Luzzatto-Fegiz, t-shirt giovanilistica con la scritta “Odio i talent” (ma se per anni non ha campato d’altro! ndr), meno ostile del previsto, che ha lanciato la prima sassata “Siete dei prodotti in divenire, come una torta che lievita … uno ne assaggia un po’, ma poi il mal di pancia è assicurato”, seduti all’opposto, a fungere da “controparte”, il giornalista e critico Paolo Giordano e la ex-giudice di “talent”, oltre che produttrice discografica, Mara Maionchi, che, forse, sentendosi punta sul vivo dall’argomento per lei, “spinoso” del dibattito, in quanto discografica, è stata particolarmente astiosa e acida nelle sue uscite, citando esempi di colleghi di Valerio che ce l’hanno fatta “La crescita di un artista è fatta dalla squadra e Emma e Mengoni ne hanno intorno davvero ottime … Il successo è un gioco di squadra”, con “sollevazione” immediata di Klaus Davi, che, benchè si cercasse di coprire la sua voce, ha giustamente obiettato che se altri “talentati” vanno avanti è unicamente perché alle spalle hanno le case discografiche e chi li produce che ci “investono” dicendo poi chiaramente “ … lui no”, l’argomento viene comunque sfumato nell’immediato per non sollevare polveroni fa intendere Giletti e La Maionchi, con un atteggiamento sempre più “petulante” (la credevamo più simpatica), ha ricordato a Valerio di averlo “provinato” quando aveva 17 anni per “X-Factor” e di avergli consigliato di “finire la scuola” e intanto sono partite immagini del vincitore proprio di quella trasmissione, Michele Bravi, che ora sostiene di voler studiare Filosofia (ma perché non Musicologia o affini?) all’università. Ma cos’era? un tentativo di far apparire Valerio ignorante? Ci ha provato la signora Maionchi…ad esaperarlo, conoscendo la notoria impulsività, ha tentato di portarlo a compiere qualche mossa azzardata (l’intenzione di suscitare reazioni, sembra, ci fosse tutta), uno scatto irritato, qualche espressione irriverente che sarebbe stata giudicata poi “sacrilega” dall’opinione pubblica, ai danni del venerabile “mostro sacro” Maionchi, invece il cantante con pacatezza e con una semplice considerazione che guadagna l’applauso del pubblico la mette in buca “Io non mi sento non acculturato, sono più quelli che hanno successo che lo basano sulle esperienze di vita… non penso che Vasco Rossi sia laureato in Lettere e filosofia, l’ultimo disco me lo sono scritto e autoprodotto” per poi ribadire: “Me ne sono andato io dalla casa discografica, non mi hanno mollato! E’ stata mia la scelta… io credo in me stesso a differenza di un percorso precedente”. Scampato pericolo, quindi Valerio è cresciuto e , memore di passate esperienze di cui porta tuttora i lividi, non è caduto nell’insidioso trabocchetto e ha sempre risposto a tono, rispettoso dell’”anzianità” di servizio (e non solo!) degli interlocutori, con spiccato buon senso e la maturità che sta acquisendo, via via, da unico imprenditore di se stesso. Inutili e di dubbio gusto, altre provocazioni, qua e là, della Maionchi “Io ci sarò ancora quando tu non ci sarai più” (vedremo, l’impegno per “esserci” ancora a lungo, Valerio ce lo sta mettendo tutta!), che lasciano sospettare che ci possa essere del “personale” nei suoi confronti e in effetti, scartabellando negli archivi, si scopre che la signora, quando era ad “Amici”, è stata “tutor” di un concorrente Gerardo Pulli, a cui la sua etichetta discografica “Non ho l’età”, ha pubblicato un ep, distribuito dalla Emi, (guardate i casi della vita!) ex-casa discografica di Scanu ed ecco che ora i conti tornano. E comunque Valerio, da Giletti, ha stravinto su tutta la linea, lo dimostrano anche i sonori applausi in sala dopo la messa in onda del video del suo nuovo singolo “Sui nostri passi”, estratto dal cd “Lasciami entrare”, uscito oggi e primo su Itunes, anche senza radio ma questo…è un altro discorso!
Valerio Scanu è opportuno precisare non ha attaccato i Talent show che ha sempre dichiarato di riconoscere come valida rampa di lancio per chi vuole emergere o farsi notare nel panorama musicale e non attacca neppure le case discografiche, è in malafede chi scrive il contrario, fa semplicemente il punto su una situazione che è nota da tempo e denunciata a più riprese da vari artisti anche di grande esperienza che infatti ora si autoproducono lasciando alle case discografiche la sola distribuzione….e sono tanti! Questo va detto perchè fra i tanti problemi che affliggono la crisi discografica, succede che i direttori artistici sono stati i primi a essere licenziati. Non producevano, non portavano soldi nelle casse e sono stati mandati a casa col risultato che sono subentrati manager che puntano al bilancio economico e magari non sanno neppure chi sia l’artista, non conoscono la musica che devono produrre. Emblematica è l’esperienza che racconta nel libro Masini quando in una major si è trovato davanti come responsabile un ex manager di una grande azienda di prodotti di bellezza bravissimo magari a far quadrare i conti, ma non sapeva da che parte cominciare parlando con Masini. Per questo sempre più artisti stanno preferendo le piccole etichette, proprie o indipendenti. Almeno lì si sentono in famiglia, coccolati, possono parlare dei loro problemi artistici e sanno che chi li ascolta li comprende… esattamente come Valerio Scanu adesso.