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Da me a te. Piccola lettera per chi espatria.

Creato il 23 gennaio 2015 da Koalalondinese @farego

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Ti guardo mentre te ne stai lí immobile lungo quella stradina alberata, di un paesino nel Surrey di cui non sai neanche il nome. Non c’é nessuno, l’aria é calma e satura dell’odore di foglie bagnate, ma tu stai lí immobile nel corpo, ma non nella mente.
Lei, la ragazza conosciuta poche settimane prima della tua partenza, ti ha lasciato lí per andare ad un appuntamento. Lí, in mezzo al nulla, lí con tutti quei pensieri che si rincorrono l’uno dietro l’altro, li senti come un razzo incastrato nella rampa di lancio, non riesci a farli defluire, scoppieranno.

Poche ore fa eri a Roma, poche ore fa eri su un taxi e te ne andavi all’areoporto, nessuno ti ha accompagnato, perché nessuno approvava quello che stavi facendo.

Una pazzia. Una pazzia covata per lunghi anni, a volte sussussurrata, tante volte urlata. Sull’orlo dei 30 anni non si puó cambiare cosí bruscamente rotta, sterzando verso strade nuove e per di piú inespolorate … strade insicure.

Ma tu come ha riassunto una volta tua sorella al telefono, con te nel bel mezzo della caotica Liverpool Street train station, tu hai sempre scelto strade complicate e in salita. É una tua particolare caratteristica.

Al check-in avevi le valige cosí pesanti, che hai dovuto pagare un extra per l’eccesso che avevi chiuso lí dentro. Poi hai pianto appena scesa dall’aereo, ma era quello che volevi, no? Era quello che desideravi, no? Londra, la tua amata Londra. Casa tua. La chiamavi cosí, Londra, casa tua. E ora cosa ti prendeva?!

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Ma le voci altrui erano cosí forti che ti assordavano. Una nuova vita altrove, zero conoscenze, 30 anni di vita passata a vagare per sentieri improbabili, nessun lavoro o casa a Londra, due soldi sul conto, e quelle due grosse valige pesanti che ti trascinavi dietro. Non eri proprio il quadro perfetto dell’espatriato felice e convinto, che avevi letto sui vari blog.

Ma tu te ne sei andata perché non ne potevi piú. Non ne potevi piú di una vita che ti andava stretta. Tu avevi paura di scivolare nella normalitá, e a te la normalitá ha sempre fatto una gran paura. Paura come la gabbia per una tigre, o per un uccello. Rimarrai sola, tua madre ti diceva. Tu e quel caratteraccio strano, e la passione per le cose in salita.

E ora sei lí immobile, é Maggio l’aria profuma di campagna e pioggia ma tu ti senti morta. Ma sei anche in attesa che qualcuno, qualcosa ti faccia rinascere.

Vedi, avrei tanto voluto dirti che sarebbe andato tutto ok. Te lo avrei voluto sussurrare, e forse l’ho fatto, perché in mezzo a quel nulla ti ho fatto trovare un negozietto dove hai acquistato dei biscotti al cioccolato. Vedi, era il mio modo per dirti che ce l’avresti fatta nonostante tutto e tutti. Che pure nel nulla della campagna inglese, si puó trovare un negozietto che vende conforto nella forma di un biscotto.

Te l’ho sussurrato ogni santa mattina che ti alzavi sempre piú depressa che non usciva nulla, che il telefonino rimaneva muto, che nessuno ti chiamava per un colloquio nonostante le decine di CV spediti o lasciati nei tanti negozi. Allora te l’ho fatto sussurrare da quei due scoiattoli che precisi, venivano ogni mattina a cercare biscotti da te. Te l’ho fatto sussurrare dal pelouche che la piccola figlia del proprietario di casa, ti ha lasciato di nascosto sul comodino in camera tua, o la sua manina stretta forte alla tua, la prima volta che sei andata a vedere casa.
Io vorrei che capissi che non prendiamo strade a caso, anche quando pensiamo che sia cosí, perché vedi magari all’inizio non si capisce bene il percorso, ma sul lungo termine, dopo anni, se ti volti, e sí lo fai spesso é un tuo vizio assieme a quello di molti altri … vedi se ti volti puoi unire i puntini, e magari l’immagine che ti esce non sará nitidissima, ma ancora un altro po’, ancora un altro poco di strada e poi aprirai la bocca per esclamare un ahh ma dimmi tu!

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Ti ho detto che sarebbe andata bene, anche quando in un solo anno hai traslocato due volte in pochi mesi. Mentre trascinavi quelle valige stra-piene io sapevo che poi, ad ogni trasloco successivo tu avresti gettato via qualcosa, sempre di piú, sempre di piú, perché te l’ho messa apposta la fermata del bus davanti a quella vetrina con attaccato su il poster di Steve McQueen in un’auto da corsa, con su scritto chi viaggia veloce, é perché viaggia leggero.

E nonostante tutte le parole che ti hanno detto, nonostante i momenti da montagna russa con quei su e poi giú pazzeschi, nonostante le lacrime e le risate, i momenti del mollo tutto mischiati a quelli del ti prego ancora un altro po’, ancora un altro passo … tu mi hai creduto. Hai creduto che ce l’avresti fatta in una cittá enorme, magnifica e pazzesca, a tratti luminosa, a tratti buia.

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Ma vedi, come puoi sperimentare di essere luce, se non fai esperienza del buio? E ora che te ne stai seduta qui a scrivere un post, che volevi dedicare a tutti quei ragazzi, ragazze, uomini, donne, padri e madri, che ti scrivono pieni di paure, dubbi, incertezze, ansie … tu sei qui come lo ero io quasi 5 anni fa, qui, per dirgli che andrá tutto bene, che la vita é come quella volta che eri in mezzo al nulla, ma hai trovato quel negozietto con il signore indiano gentile che ti ha venduto i biscotti.

Tu devi dirgli che domani diranno a se stessi, che nonostante la lunga traversata é andato tutto bene. Andrá tutto bene, giá é cosí. E se tu non lo vedi, se tu non lo comprendi ora, prenditi tempo, perché domani fra anni magari, ci sará qualcosa che ti fará unire i puntini. E se non ti sará tutto perfettamente chiaro, tu prendila come il Mostro di Loch Ness che si fa vedere solo nelle giornate di nebbia. Un’avvincente mistero! Prendila cosí, come l’hai presa tu quel giorno che da immobile hai poi iniziato a camminare, hai vagato e trovato un negozietto, un sorriso, dei biscotti e la dimostrazione che anche la strada piú impervia porta da qualche parte. Essa passa per Nord, il cervello, per poi svoltare veloce a sinistra, dirigendosi a sud, verso il cuore.

*Questa piccola lettera si basa sulla mia personale esperienza e background. Ognuno é a sé con una sua testa e passato. Dedico questa letterina a tutte quelle persone che mi hanno scritto in cerca di conforto. Io vi dico, ce la potete fare, in realtá ce la state giá facendo. Il cambiamento é giá in atto nel preciso istante che si decide di cambiare!


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