La parabola discendente di entrambi questi popoli sarà impietosa per aver porto l’altra guancia quando occorreva rivoltare il tempio e per non aver saputo respingere gli attacchi della finanza internazionale e gli assalti geopolitici del mondo occidentale (guidato dagli Stati Uniti) per tempo. I due rappresentanti dei poteri forti planetari greco e italiano (tanto Papademos che Monti sono soci del Bilderberg ed il nostro connazionale, dal 2000 sino ad oggi, ha mancato poche occasioni annuali del gruppo, recandosi nelle segrete stanze di questa massoneria plutocratica in compagnia di un altro nostro illustre concittadino, l’attuale presidente BCE, Mario Draghi) hanno avuto l’ordine esplicito di liquidare i rispettivi Paesi per evitare il default sistemico a tutti gli altri, più arroganti e più potenti di noialtri. L’Italia consegnandosi a Monti ed al suo ventriloquo Draghi, da cui ha copiato il programma di risanamento lacrime e sangue, come svelato dal quotidiano Libero, ha abdicato alla sua sovranità e si è cosparsa il capo di cenere al cospetto di Usa e ed Europa in segno di resipiscenza e sconfitta. Stiamo pagando a caro prezzo l’aver predicato, nei primi tempi del governo Berlusconi, intese bilaterali con gli scismatici ortodossi e gli infedeli arabi. Adesso ci toccherà bere l’amaro calice di questa ritirata su tutto il fronte mondiale, sottoponendoci all’inquisizione americana ed accettando l’ingresso sul nostro territorio di legioni straniere e podestà forestieri che amministreranno la nazione per conto dei loro signori. In sostanza, è una vera e propria apocalisse storica dalla quale difficilmente ci riprenderemo a meno di un miracolo. Tuttavia, a prescindere dai percorsi sepolcrali su welfare e spesa pubblica che il nuovo gabinetto di larghe pretese e subdole intese ha preannunciato, la prima pietra tombale sarà collocata sulle nostre imprese di punta che saranno smembrate e svendute alle truppe d’oltreconfine, le quali stanno reclamando il bottino dopo aver conquistato il fortino statale. Da Monti a Montegrappa il Cane a sei zampe perderà la coda. La profezia, per restare in ambito religioso, è enigmatica ma non troppo. E così Eni e Finmeccanica si ritrovano accerchiate da tutte le parti senza difese e senza armi per respingere l’assedio di concorrenti affamati di profitti, borse col sangue al cervello e guerriglieri politici che, lancia in resta, puntano a sottrarcele. Com’è possibile che una corazzata inaffondabile, qual era quella guidata da Guarguaglini solo un anno fa, sia divenuta improvvisamente una bagnarola che imbarca acqua da tutte le parti? Qualcosa non torna evidentemente e i pirati si sono mischiati alla ciurma. Ha cominciato una magistratura troppo zelante e, da qualche decennio, eccessivamente sensibile agli stimoli esterni colpendo con indagini e avvisi di garanzia i vertici della compagnia. Hanno continuato gli investitori privati prima entusiasti delle acquisizioni effettuate dal gruppo in tutto il mondo ed ora invece timorosi di perdere dividendi per i debiti contratti. Hanno proseguito diplomatici e ministri avvalorando guerre che avevano come unico obiettivo quello di togliere spazio e commesse alle nostre aziende le quali godevano di canali privilegiati con alcuni governi, stimolando l’invidia dei competitors esteri. Il colpo di grazia è arrivato dagli appetiti dei partiti nostrani i quali anziché blindare tali gioielli hanno scatenato conflitti e ostilità intestine per collocare propri uomini nei gangli delle conglomerate, ricorrendo a qualsiasi espediente. I risultati sono quelli che abbiamo sotto gli occhi proprio mentre stanno per derubarci sotto il naso. L’Italia è stata tradita e inchiodata al crocefisso dai suoi stessi figli infami e disonesti. Non risorgerà finché questi non saranno travolti da un diluvio di consapevolezza nazionale e di giustizia epocale.