Sono trascorsi sessantaquattro anni dalla morte di Placido Rizzotto, rapito e ucciso dalla mafia nel 1948 per il suo impegno a favore dei contadini siciliani. Di lui si erano letteralmente perse le tracce. I suoi resti trovati solo nel 2009 nelle foibe sui monti siciliani. L’ esame del Dna che conferma. E ora, dopo, troppi anni, dove sembrava che la giustizia si fosse dimenticata di lui. Ora, finalmente lo Stato ne ha onorato la memoria con i funerali di Stato. La cerimonia si è svolta nella chiesa madre di Corleone alla presenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano e del segretario della Cgil, Susanna Camusso. Presenti anche la sorella e il nipote omonimo del sindacalista.
A dimostrazione che dopo l’insabbiamento, arriva la giustizia. A occuparsi delle indagini sulla morte di Rizzotto fu un giovane capitano dei carabinieri, Carlo Alberto dalla Chiesa. Vennero arrestati e processati due uomini, Vincenzo Collura e Pasquale Criscione, che ammisero di aver partecipato al rapimento insieme a Luciano Liggio. Furono trovate anche alcune tracce della vittima, a conferma dell’avvenuta esecuzione, ma non il corpo. La vicenda processuale, però, si concluse con l’assoluzione degli imputati per insufficienza di prove e nel frattempo tutti avevano ritrattato. Poi il nulla, il silenzio omertoso della paura, sceso sulla vicenda. Oggi, la giustizia ad orologeria ritardata, ha segnato un altro traguardo a favore della legalità. Oggi, la gente ha gridato, ha applaudito e accompagnato i resti di quello che diventa un altro simbolo del bene contro il male.