È destinata a essere uno dei capitolo più importanti della storia della lotta per i diritti degli omossessuali la sentenza emessa nei giorni scorsi dal Tribunale di Reggio Emilia. Il provvedimento emesso dal Domenica Tanasi sancisce che le coppie omosessuali sposate all’estero sono da ritenersi una famiglia anche in Italia.
Il caso riguarda una coppia formata da un italiano e da un uruguaiano sposatasi a Palma di Maiorca. La Questura di Reggio Emilia aveva negato al coniuge uruguayo la possibilità di risiedere in Italia: secondo la legge Bossi-Fini chi non è un membro dell’Unione Europea, non può vivere qui.
Era stata cassato, in pratica, il ricongiungimento familiare: il principio che consente a chi è italiano, o vive in Italia con permesso di soggiorno, di accogliere i propri parenti per riunire il nucleo effettivo. Il questore Domenico Savi ha stoppato il tutto perché il matrimonio gay non è riconosciuto.
La coppia però ha proseguito la battaglia legale fiancheggiata dall’avvocato Giulia Perin e dal direttivo Certi Diritti, associazione radicale che difende e promuove la libertà sessuale. Al Tribunale è stato chiesto di riconoscere il diritto per i coniugi ad avere una vita familiare in Italia e la richiesta è stata accettata.
La decisione si basa su una sentenza della Cassazione che stabilisce che la nozione di coniuge deve essere determinata alla luce dell’ordinamento straniero in cui si è celebrato il matrimonio e sul principio sancito dalla Corte Costituzione che riconosce all’unione omosessuale il diritto fondamentale di vivere liberamente in coppia. Per questi motivi, il coniuge uruguayano può essere considerato un familiare e pertanto soggiornare in Italia.
Questo si tratta di un passo importante verso il riconoscimento ufficiale dei matrimoni omosessuali celebrati all’estero e apre alla loro possibile introduzione in Italia, Giovanardi permettendo. Esulta Sergio Lo Giudice, ex presidente Arcigay e capogruppo del PD a Bologna:
Una bella notizia perché è una delle prime sentenze che riprendono il provvedimento della Corte Costituzionale. Ciò dimostra anche l’importanza che assumono le aule giudiziarie nel riconoscimento dei diritti delle persone gay, a fronte di un Parlamento ignavo che non agisce nonostante a livello europeo tali diritti siano riconosciuti ormai in tutti i paesi.
Tra l’altro esiste già una direttiva dell’Unione Europea sulla libera circolazione, mai recepita dall’Italia, che concede a tutti i cittadini comunitari omosessuali il diritto a vivere in un qualunque paese dell’Unione con il proprio partner, anche se è extracomunitario, in virtù del legame affettivo. E in questo caso parliamo di persone sposate.
Fonte: Il Fatto Quotidiano