Era il 1998 e Pitt sex symbol era ancora lontano dall'essere l'attore completo che é oggi, ma la versione dark del biondino Brad, al tempo, credo abbia conquistato una buona fetta di pubblico. Insolita protagonista, la Morte, si insinua con decisione in una pellicola molto particolare e raffinata. Dialoghi curati, locations eleganti e ritmo lento, ma potente. Meet Joe Black di Martin Brest (Scent of a woman, versione 1992), è un film capace ancora di farsi voler bene, e di restare degnamente tra i classici moderni da ri-vedere. Personaggi saggiamente caratterizzati trovano degni interpreti come Marcia Gay Harden, l'affascinante Claire Forlani, Jake Weber e Jeffrey Tambor. Posto d'onore ovviamente per il co-protagonista (anche se il confine tra co e protagonista, almeno in questa pellicola, é fin troppo sottile), Anthony Hopkins, che interpreta al meglio un personaggio in cui identificarsi, col quale stabilire un'empatia solidale al limite tra logica e fatalismo. Bello per i suoi momenti di riflessione, bello per quegli incontri familiari, formali sicuramente e lontani dalle abitudini di molti, ma non per questo meno significativi. Bello per l'eleganza dei dialoghi, eleganza che spesso rischia di collidere con l'andatura degli eventi, raccontati con una calma apparente. Bello per quel mix di simbolismo e verità presenti e ben visibili in tutta la durata del film. Pitt offre una insolita versiona della Morte, sorprendentemente umana e sensibile, presente comunque al suo ruolo e degna di compierlo fino alla fine.Magazine Cinema
Era il 1998 e Pitt sex symbol era ancora lontano dall'essere l'attore completo che é oggi, ma la versione dark del biondino Brad, al tempo, credo abbia conquistato una buona fetta di pubblico. Insolita protagonista, la Morte, si insinua con decisione in una pellicola molto particolare e raffinata. Dialoghi curati, locations eleganti e ritmo lento, ma potente. Meet Joe Black di Martin Brest (Scent of a woman, versione 1992), è un film capace ancora di farsi voler bene, e di restare degnamente tra i classici moderni da ri-vedere. Personaggi saggiamente caratterizzati trovano degni interpreti come Marcia Gay Harden, l'affascinante Claire Forlani, Jake Weber e Jeffrey Tambor. Posto d'onore ovviamente per il co-protagonista (anche se il confine tra co e protagonista, almeno in questa pellicola, é fin troppo sottile), Anthony Hopkins, che interpreta al meglio un personaggio in cui identificarsi, col quale stabilire un'empatia solidale al limite tra logica e fatalismo. Bello per i suoi momenti di riflessione, bello per quegli incontri familiari, formali sicuramente e lontani dalle abitudini di molti, ma non per questo meno significativi. Bello per l'eleganza dei dialoghi, eleganza che spesso rischia di collidere con l'andatura degli eventi, raccontati con una calma apparente. Bello per quel mix di simbolismo e verità presenti e ben visibili in tutta la durata del film. Pitt offre una insolita versiona della Morte, sorprendentemente umana e sensibile, presente comunque al suo ruolo e degna di compierlo fino alla fine.Possono interessarti anche questi articoli :
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Il 27 novembre 2025 da Nicolasit
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