In queste ore, da troppe voci, in troppi luoghi sento il nome di Matteo Renzi riesumato dalle ceneri e buttato un po’ di qua un po’ di là. Non va bene.
Non va bene, innanzi tutto, perché rimane irrispettoso nei confronti di Bersani, che ha fatto delle scelte (che ritengo sbagliate, anzi sbagliatissime) ma che se ne assumerà la responsabilità politica e risponderà delle conseguenze delle sue scelte, ma lo ritengo irrispettoso anche, e forse soprattutto, nei confronti di Matteo Renzi, che non si merita lacrime di coccodrillo e aspettative messianiche, e nei confronti di coloro che Renzi l’hanno votato e sostenuto, che di cose che hanno ferito, negli ultimi sei mesi, ne hanno sentite tante.
Quel capitolo, quello delle primarie, in quei termini, si è chiuso il 2 dicembre, mentre noi oggi dobbiamo guardare avanti, non si può guardare sempre indietro.
Bisogna capire che il giochino del “se ci fosse stato Renzi” è il motivo per cui perdiamo. In continuazione. Sempre. In maniera netta.
Quindi, Renzi non salverà il paese, non da solo perlomeno, perché nessuno, neanche Batman, da solo, è in grado di salvare il paese. Noi, questo, lo credevamo allora e lo crediamo, a maggior ragione anche oggi; stavolta, magari, credeteci anche voi.
Da adesso, avremo bisogno di voglia, passione, dedizione, ma anche di inclusione, coraggio e una nuova barra dritta da seguire. Magari avremo bisogno di Renzi, sicuramente avremo bisogno di tutti.
Dobbiamo ricostruire un paese, probabilmente attraverso una ricostruzione del partito e del modo di fare politica.
Ma i tempi degli sciacalli e dei coccodrilli, quello no. Quello non ce lo meritiamo. Per una settimana, nessuno parli di Matteo Renzi.
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