Da vanitoso a umile...il baobab comunque insegna !

Creato il 15 settembre 2011 da Marianna06

  

   In Swahili si chiama mbuyu.   Perché ha un richiamo suggestivo, il baobab ha dato il nome a varie associazioni e istituzioni. 

Pochi o tanti, di baobab ve ne sono ovunque in Tanzania. Uno, a Bagamoyo, nella sua circonferenza di 11 metri, è spesso abbracciato da gruppi di turisti.  Viaggiando verso Iringa c’è un lungo tratto di strada che chiamiamo “la valle dei baobab.”  Sembrano avere lì il loro humus ideale.  Rivestiti delle loro larghe foglie sono maestosi durante la stagione delle piogge.  E sono più meravigliosi ancora quando tutto è secco, e loro, totalmente visibili, troneggiano quasi superbi sulla savana. 

Il baobab genera in me molte riflessioni.  I suoi fiori sono pochi, poco visibili e non profumati.  I suoi frutti non sono commestibili.  Non ha radici profonde, per cui quando è vecchio e roso cade facilmente e lì rimane a lungo come un gigante morto.  Difatti, il suo legno spugnoso non serve né a far fuoco né a fare assi.  A me viene da pensare che il baobab è solo apparenza, senza nessuna utilità.  Per cui un giorno, nella valle dei baobab, dissi a un mio confratello botanico:  “La prima domanda che farò a Dio quando l’incontro… è perché ha creato il baobab.” Una risposta la trovo già nella Bibbia quando afferma che “tutte le cose sono state create per un fine.” (Sir 39:26).  E quando poeticamente inneggia alla bellezza di tutte le creature.  Meravigliose le espressioni della Sapienza, del Siracide e dei Salmi!  Ma da famoso botanico com’è, il mio confratello mi rivelò l’incantevole economia ecologica del baobab, frutto non del caso ma della Sapienza creatrice.  Come anche si soffermò sulle qualità terapeutiche delle foglie, radici e frutti.  Dovetti riconoscere la mia ignoranza, stupirmi alle spiegazioni, lodare Dio per l’utilità e la bellezza conferite alle creature, e apprezzare il baobab, ispiratore delle mie riflessioni.  Ne confido alcune.

  • Che ci siano persone che sono solo apparenza non lo si può negare.  Spesso non c’è personalità dietro le esteriorità con cui alcuni vogliono mostrarsi. 
  • Come è vero che dietro l’umiltà e la modestia molte volte si nasconde una incantevole ricchezza d’animo.  Anche in Africa è evidente: la saggezza degli anziani, la solidarietà tra i poveri, bontà squisita, intuizione penetrante, ecc.
  • Spesso le cose  - ma anche le persone - vengono valutate in relazione alla loro utilità e bellezza, come avevo fatto io  inizialmente rispetto al baobab.  Ma la natura non si ferma al visibile.  Possiede i suoi segreti e pregi, che è dono poter scoprire, ma che non vanno abusati.  O, rompendone l’incanto e l’equilibrio, il futuro si impoverisce di varietà e bellezza.
  • Nonostante le apparenze, niente e soprattutto nessuno è inutile. Non lo sono i bambini: boccioli fragili, ma rose profumate del domani.  Non lo sono gli anziani: scrigni di storia, tradizioni e cultura.  Non lo sono gli ammalati: servi dell’umanità con la loro sofferenza, a immagine del Servo di Dio di Isaia che, disprezzato e reietto, percosso e umiliato, trafitto e schiacciato…ha guarito tutti con le sue ferite, e la cui morte è vita per tutti. (Cfr Is 53).  Non lo sono gli handicappati, spesso con scintille di cuore, intelligenza e perspicacia da destare meraviglia.  Chi è tormentato nel corpo e nello spirito è memoria delle vie di Dio e della fragilità umana.  Solo l’eternità rivelerà la sapienza dei disegni imperscrutabili di Dio. 
  • Non è inutile nessuna voce che grida giustizia e carità, comprensione e misericordia, pace e bene.  Significativo è ogni sorriso di benevolenza, ogni carezza di tenerezza, ogni gesto di bontà, e ogni lacrima di condivisione del dolore.  Tutto ciò che è profondamente umano è stupendamente divino!  Non è vano nessun silenzio di preghiera e meditazione, sorgenti di illuminazione e coraggio. 
  • Per quanto inefficace appaia, nessuna missione è inutile, e tutte sono per favorire la riconciliazione, rafforzare l’amore, potenziare la vita ed elevare a dignità.  Nessuno è inutile, e tutti siamo chiamati ad esprimere al massimo i doni ricevuti, tesoro per la famiglia, la chiesa e la società.
  • Non è inutile la morte ignominiosa del venerdì santo, grembo della Pasqua   eterna.  Singolare venerdì dal grido lacerante di abbandono rivolto al Padre!  Giorno in cui la Luce si spegne tra lampi e tuoni, e quando muore la Vita tutto è consumato.  Parla il silenzio tremendo della tomba dove riposa il Cristo, riempita poi dalle voci di chi lo cerca con trepidazione perché lo ama.  E con amore…crede che lui è la Risurrezione e ne diventa testimone.

Ringrazio il baobab, che io ritenevo ridondante.   La sua apparente inutilità  invece mi ha  indotto a serie e importanti riflessioni.

   P. Giuseppe Inverardi - IMC

   A cura di  Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 


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