DAGHERROTOPIA- il luogo della parola riproducibile – 3

Creato il 14 giugno 2012 da Wsf

Arnold De Vos

E’ una posizione poetica privilegiata quella dell’ultima raccolta di poesie del poeta olandese Arnold De Vos,  Argilla e Peccato, vincitrice del premio Fortini 2012, e la sua pratica d’arte è  già tutta presente nell’autoritratto che apre il libro: “Non galleggiano leggeri i miei pensieri

mi lascio agire linguisticamente

dalla forza dell’immagine che mi procuri

sesso nesso

fra tempo, spazio, nulla e eterno”. 

De Vos si lascia agire nella parola, del resto è un filologo.  Non rivoluziona perché  la composizione dei versi ha la quiete del nulla e dell’eterno, è già uscita fuori da quel caos confuso che Cartesio attribuiva ai poeti. La dimensione estetica è prepotentemente lirica, nell’ordine dello scorrere della vita dell’uomo poeta, che esprime interrogativi e affermativi (con gusto, lascia versi paremiografici). Lo spazio d’indagine è prepotentemente lirico, nell’ordine dello scorrere della vita dell’uomo poeta, che riflette e descrive le nature che osserva e che gli appartengono come luoghi zingari da domare.   Una necessità di conquista, vista da un nativo di paesi dove una collinetta assurge a montagna, così  il poeta procede verso il profondo delle sue verità,   fra eros conquistato e pene compagne d’amore, ed è girovago d’emozioni e di luoghi.

Ishràq

Sette linee madornali 

spiritualizzano il tuo viso: 

ciglia, sopracciglia

e la linea dell’attacco dei capelli. 

La barba perfezionerà

il sole di questa bellezza 

che mi provoca l’estasi, 

Corano parlante, baciato 

dal silenzio di Dante. 

L’Argilla, di cui forse è stato fatto il primo uomo nella Genesi si modella anche di Fede, che è un tema ben  presente  nella raccolta

Cerco di avvicinarmi al disegno originale, 

l’argilla senza peccato del primo uomo 

e la sua supposta innocenza dello 

sguardo che coglie

la bellezza di Dio, se l’ha vista…

E d’argilla  sono sicuramente i mattoni che fungono da scale per arrivare alle vette. Vette come parole. Le parole di un filologo non si trovano mai a corto di sorprese, di rimandi, di citazioni, sono caleideoscopiche, una barricata rossa che mette a riparo da ogni conformismo nella versificazione

Della palta ti è rimasta

la foglia d’acqua graziosamente 

dispiegata sul ventre,

bioccolo acquoreo 

fuori dal suo elemento.

Si sbanda nei versi del poeta olandese, la silloge è investita di linee curve e rettilinei, dove non c’è resa agli stati d’animo espressi, messi in versi in spazi discontinui malgrado la costanza delle indagini.

Il Peccato, è una materia d’indagine nel corpo d’Eros che non viene al mondo per essere risolto ma solo vissuto.

Aporia dell’amplesso:

è sesso, non è sesso, 

è fisico, è metafisico,

è religione della carne, 

carne della religione 

che ci fa vivere, anzi morire.

Altre disamine in versi portano l’identificazione di temi continui, l’Antico è ben presente ad esempio (A Poros, Cariti, Testa di Apollo), come la locazione  delle dimore abitate nel tempo; le montagne o  la città eterna sono un altro  vissuto osservato dai versi. Strofe apparentemente serene, ma non da fidarsi troppo: un verso interrompe l’euritmia e si sobbalza. E’ la trasformazione verso l’inquietudine, a cui tende il poeta:  ci invita a non consumare l’esperienza delle cose e dei pensieri, ma a sospenderla nello spazio (di un rigo, di una pagina) per ritrovarla mutata in seguito, pronta a scattare nuovamente nel guizzo del verso, solo apparentemente pacifico.

ARGILLA E PECCATO

Il tuo corpo [...] argilla e peccato

Come il nostro primo giorno sulla terra

(Odisseas Elitis, L’età del glauco ricordo)

La perfetta bellezza che presenti 

consente l’accordatura del mio strumento

 dalle corde allentate dall’età: la voce 

cenerentola dello scrittore. 

Cerco di avvicinarmi al disegno originale, 

l’argilla senza peccato del primo uomo 

e la sua supposta innocenza dello sguardo 

che coglie la bellezza di Dio, se l’ha vista: 

se non gli sia sembrato un suo eguale. 

Ma che disparità di figure, 

l’uno creatore dell’universo, l’altro il sosia. 

Che però cresceva Eva nel petto. 

Se io ti guardo, mi cresce dentro

 la poesia che l’occhio coglie 

ma che necessita della voce per essere scritta, 

alla quale a dare il la all’imboccatura, 

creatura mozzafiato fatta della pasta di Adamo 

con la tattilità di Dio, sei tu.

PREFIGURAZIONE

Manca all’amplesso tra uomini

 il rossetto, sostituito dal rosa 

di corpi in fiore con tra le labbra 

il monumento eretto dal prediletto.

SPLEEN

La rosa sfumata

nega la testa. Nel vaso del mattino

volano le sue spine, umbratile

occhio d’albino.

La raccolta Argilla e Peccato è pubblicata nella collana I Fortini della casa editrice CFR.

La poesia che segue, è invece un inedito di Arnold De Vos per i lettori di WSF.

Ai piedi delle crode

a Antonia Pozzi

Sono nevai

le vampe che corrono lungo i ghiacciai del corpo

per riversarsi nelle gambe,

dove sgambettano ancora un po’

prima di covare nel cocito

gelato sotto le coperte sudate:

sangue freddo, raggelato

sul piede di morte.


Filed under: Dinamiche, poesia, scritture Tagged: Arnold De Vos, Dagherrotopia, poesia, scritture, WSF

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :