Dai tempi della passera a quelli di Passera. Così si riassume la parabola politico-scandalistica italiana. Se innanzi la passera era derisa e denigrata, in quanto causa di immoralità e vergogna, interferenza impudica nelle questioni di governo e affossatrice della reputazione estera dell’Italia, adesso invece sono tutti pro Passera. Da destra a sinistra si marcia sotto insegne orgiastiche mentre il Paese è fottuto. Ironie della Storia e sconcezze di una Penisola nella quale si è persa l’abitudine, per troppo inturgidimento sotto la cintola e penoso indurimento delle idee, alla posizione eretta. Dopo i vari membri del governo Monti di cui abbiamo già parlato, ci concentriamo su un altro di questi che propriamente membro non è, per quanto faccia parte dell’apparato: Passera Corrado. Ovviamente, uno con quel cognome non poteva che puntare sul libertinaggio economico, sulle liberalizzazioni in quei settori ingessati ma flosci che non sanno stare al passo col mercato e sulla svendita del corpo pubblico. Lo hanno messo allo Sviluppo perché con lui qualcosa crescerà di sicuro, del resto si sa che tira più un pelo di Passera di tutte le locomotive dello Stato. Già, il vecchio socio in affari di NTV volete che non provi a dare il viagra ad Italo, il treno precoce che ha fatto flop, di Montezemolo e Della Valle ancora in bianco per défaillances tecniche addebitate ad altri? Italo ha dimostrato di essere come quell’uomo che fa fiasco di fronte ad una donna e si giustifica scaricando la colpa su di lei. E perché lo hanno battezzato Italo se è di padre francese? Il fatto che stia nascendo l’authority sui trasporti, dopo anni di resistenze, attesta su quali binari si siano incanalate le scelte del Ministro. Dopodiché, come si possa chiamare concorrenza un duopolio che nasce senza gare d’appalto e grazie ai sovvenzionamenti statali è difficile da capire. Finirà come tante altre privatizzazioni che hanno causato un peggioramento dei servizi a tariffe più elevate nonché un ingrassamento dei soliti noti, capitani coraggiosi, in fuga da prima che colasse a picco la Costa Concordia. Passera, pertanto, ci uccella quando afferma di non aver più interessi da salvaguardare perché ha venduto le sue partecipazioni in istituti finanziari ed imprese. Tanto per dirne un’altra, forse avrà anche ceduto le sue azioni ma del titolo di cofondatore, insieme a Montezemolo, di ItaliaFutura come farà a liberarsi? Potrà mai voltare spalle ai suoi vecchi soci in affari ora che gode di un incarico privilegiato? Dovrebbe cancellare in un sol colpo tutte le sue relazioni per ritornare fresco come una verginella ma è ovvio che non lo farà. A meno che, l’ipotesi è però remota quanto fisiologicamente improbabile, Passera non decida di tirare fuori i coglioni e di non guardare in faccia a nessuno. Ma lo capite anche voi che questa sarebbe un’autocastrazione alla quale il nuovo capo dicastero non ha nessuna intenzione di sottoporsi. Dunque, si procede con il solito kamasutra, noi sotto e loro sopra a farsi la nazione. Passera, come gran parte dei tecnici di questo governo, ha le mani in pasta un po’ dappertutto. Dagli Alberghi, lascito di famiglia, agli altri investimenti da lui caldeggiati quando era Ad di Intesa. Quest’ultima è la banca che più ha finanziato la realizzazioni infrastrutturali nazionali e i salvataggi di alcune aziende considerate impropriamente strategiche, tanto che di Passera e del suo superiore Bazoli si sosteneva fossero i ministri ombra dell’economia reale italiana. Di che finanza parassitaria si tratta invece lo scriviamo sin dai giorni non prodi di Prodi che beneficiava dell’appoggio incondizionato degli avvoltoi della GF e ID (Grande Finanza e Industria Decotta), ora ben felici di appollaiarsi nel nido di Passera. La verità è che lui lì non ci dovrebbe proprio stare e fa scandalo la sua presenza nel Governo tanto quanto le passere facili dell’era Berlusconi. Semmai adesso va anche peggio perché il Cavaliere si pagava da sé i suoi divertimenti mentre, in questo frangente, a rimetterci siamo soltanto noi. Il Ministro, inoltre, non è quel tecnico neutrale che si celebra ad ogni eiaculazione mediatica, poiché lo abbiamo visto in fila alla primarie del Pd insieme ad altri banchieri. Passera quindi pende a sinistra come tanti uccellacci della finanza di casa nostra. Comunque, è riuscito a metterci in pentola e ci sta cucinando secondo le sue ricette che fanno leccare i baffi ai poteri forti del Belpaese. Quattro sono le sue specialità da quanto dichiarato ai giornali: 1.innovazione ed internazionalizzazione, 2. trasporti, tlc, pubblica amministrazione, 3. Mobilità sociale. 4 coesione sociale. Gli ultimi due piatti sono in realtà contorni che servono ad abbellire le altre pietanze indigeste. Per internazionalizzazione Passera intende messa sul mercato delle imprese di punta che saranno liquidate a compratori stranieri. A partire dallo scorporo tra Snam ed Eni, inserito nel decreto sulle liberalizzazioni in corso di approvazione. Ed, in secondo luogo, favori agli amici nei settori della logistica e del trasporto viaggiatori di cui abbiamo appena detto. E questi sarebbero gli uomini sobri e competenti della rinascita nazionale. E’ vero che una Passera non diventa falco, anche se vola in alto, ma in questa stagione di quaglie e tordi uno come lui può diventare padrone dei cieli politici. A sinistra, dove non ci sono più aquile, ma troppi passeri solitari, Passera può far tornare la primavera. Per questo da quelli parti ormai si parla poco e si fischietta molto, quasi avessero al posto della lingua un richiamo per uccelli.
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