Magazine Informazione regionale

Dai veicoli rubati negli anni ’80 alle minacce a mano armata in paese: quanti misteri nasconde il terreno sequestrato a Cignone?

Creato il 12 aprile 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Gli anni ’80, le auto rubate e le perquisizioni dell’Antimafia di Bologna

Il terreno sequestrato dal Noe nel febbraio 2013 a Cignone (Corte de’ Cortesi – già sequestrato una prima volta nel 2010) è luogo di misteri e sorgente inesauribile di sorprese. Di certo quel terreno ha una lunga storia legata ad episodi criminali, che affonda le radici addirittura negli anni ’80. All’epoca vi si trovava una ditta di calcestruzzi il cui amministratore pare fosse in “affari” con uno sfasciacarrozze titolare di una nota ditta di Robecco (con capannoni anche a Persichello) specializzata in demolizioni di automobili, di pezzi di ricambio di provenienza illecita, il cui titolare sarebbe stato arrestato tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 nell’ambito di un’operazione che aveva sgominato un giro di auto rubate e smontate per venderne i pezzi o smistate sui mercati esteri. Proprio nell’ambito di quell’operazione, nell’89 vennero ritrovate nei capannoni del terreno di via Moro alcune auto di lusso risultate rubate (Porsche ed altre marche). Da indiscrezioni raccolte (e da verificare), quando l’impresa edile fallì, i nuovi proprietari (subentrati nel ’91) rinvennero un’autobetoniera sotterrata nel lato meridionale del terreno. Nel 1991 una cinquantina di carabinieri, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, perquisirono a fondo l’area. E ancora nel 2010, durante i lavori di sterro per il metanodotto, sul lato nord del terreno (al confine con la strada) sembra siano venuti alla luce altri due veicoli sotterrati (due automobili).

Altre indiscrezioni, sempre da verificare, lascerebbero intravvedere la possibilità che altri rifiuti ancora, oltre ai 60mila metri cubi sin ora trovati dal Noe, possano giacere sepolti sotto la montagnola dove salivano i camion tramoggia per scaricare nell’impianto di betonaggio: forse fusti di acidi non classificati od olii minerali. Solo i carotaggi dell’Arpa, attesi con ansia, potranno svelare ulteriori resti di abbandoni di rifiuti pericolosi. Fonti indiscrete riferiscono che potrebbero essere stati interrati dal vecchio proprietario dell’impresa edile attiva negli anni ’80, che ora vi sarebbe ritornato in seguito al fallimento della Top Beton, attiva dal 1991 al 2010.

Le ombre della ‘ndrangheta nel 2009

Ma a Cignone le voci rimbalzano e si moltiplicano: discorsi allusivi e sottili come l’intrico di fili sul rovescio dei ricami, mentre per vedere le storie che emergono sull’altro lato occorrerà attendere la fine delle indagini del Noe. Cominciano ad emergere altre ombre, abboccamenti avvenuti con personaggi oscuri, con fiancheggiatori e sgarristi della ‘ndrangheta. Nel 2009 la Top Beton viene acquistata da C.O.M., crotonese pluripregiudicato (dopo un arresto per complicità in un traffico di permessi di soggiorno falsi (a Cremona nel 2004) è colpito da una condanna a 8 mesi per spaccio di droga (emessa nel 2008, con pena azzerata nel 2011) nel processo scaturito dall’operazione Grande Drago della procura di Piacenza, che dal 2002 aveva coinvolto presunti affiliati alla ‘ndrina di Grande Aracri, attivi tra Castelvetro, Monticelli e Cremona). Ma fonti che hanno conosciuto il personaggio, dicono che lui fosse “la testa di legno”, il mero esecutore. «Chi davvero tirava i fili della ditta era un’altro, il cui nome non risultava dalle carte ma era sempre lì». Un altro soggetto crotonese, G.I.

Ma voci su possibili rapporti con la ‘ndrangheta riguardano anche il proprietario della ditta di calcestruzzi attiva negli anni ’80 (ora ritornato sul terreno e coinvolti nei due sequestri del terreno nel 2010 e nel 2013). Una fonte, incline all’anonimato, riferisce che costui abbia, in passato, incontrato in Germania Nicolino Grande Aracri (presunto “boss dei due mondi”, potente in Calabria e sul Po, in Italia e in Germania, approdato al vertice di “crimine internazionale”), che abbia trascorso parecchi anni a Crotone e che tutt’ora voli frequentemente in Calabria, tra il capoluogo e Isola di Capo Rizzuto (vicino a Cutro – indiscusso quartier generale di Grande Aracri, ma anche terra degli Arena e dei Nicoscia), per «far visita» a non meglio identificati «amici».

Imbrogli e minacce a mano armata in paese

«Sono storie che sanno tutti», ripetono le voci anonime. Storie che riguardano i due soggetti crotonesi, ultimi proprietari della Top Beton (i quali pare avessero comprato anche un night club nel paese di Pontevico ed un ristorante tra Casalbuttano e Castelvisconti). Le storie riguarderebbero numerosi imbrogli agli acquirenti dell’impresa edile, ai quali, dopo che avevano pagato il materiale, veniva rilasciato solamente un foglio scritto a mano. Poi i due soggetti si presentavano all’improvviso a casa degli acquirenti chiedendo di nuovo i soldi (giocando sul fatto che le vittime non avevano in mano una fattura che testimoniasse il pagamento). Pare che in molti casi, la richiesta fosse accompagnata da minacce a mano armata. Alcune fonti parlano di una semiautomatica che veniva estratta da uno dei due soggetti se le vittime si rifiutavano di sottostare al gioco e di pagare. Dopo il fallimento della ditta, i due soggetti non sembra si siano più fatti vedere in paese, ma uno dei due bazzica ancora nella vicina Pontevico.

Indiscrezioni, misteri e punti interrogativi sui quali si attendono i risultati delle indagini del Noe che a Brescia. Una cosa è certa per ora: la discarica abusiva di Cignone ha una lunghissima storia, intensa e cupa.

di Michele Scolari

 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :