Daìta Martinez - La bottega di via Alloro - LietoColle, 2013
Daìta Martinez, nel libro di poesie La bottega di via Alloro, edita LC, 2013, accompagna il lettore, utilizzando elementi narrativi ed evocazioni di cose, luoghi, emozioni, in un reale vitale topograficamente identificabile. Si tratta di una bottega che un tempo era situata in via Alloro, nella zona del centro storico di Palermo. Come spiega il prefatore Nicola Romano, via Alloro ‘prende il nome da un rigoglioso albero di lauro (simbolo arcaico e augurale) che fino ai primi anni del 700 verdeggiava nel cortile d’un prospiciente palazzo nobiliare … dove oggi residuano soltanto antichi palazzi in parte restaurati, magazzini abbandonati, botteghe artigianali e qualche negozio, è per evidenziare che, nonostante sia cresciuta tra il richiamo di vetrine scintillanti di moda … ’ l’autrice prova un sentimento nostalgico. Martinez confessa la sua natura perlustratrice e conoscitiva e lo fa con movimenti metaforici che richiamano forme raffinate della poesia ermetica e intricata del novecento. L’uso del simbolismo e spesso del surrealismo consentono al verso un’esaltazione sonora ben riuscita che fa assaporare al lettore i cromatismi della pregiata tecnica versificatoria. La visione delle cose restituite e riconosciute in modo contrastato, a volte inespresso con parole nominate in spazi visibili ed echeggianti, linguisticamente impenetrabili, è collocata in luoghi e spazi perfetti perché pronunciata nel mistero emozionale della parola ‘via’. La ‘via’ per Martinez ha la definizione consolatoria della ri-creazione del mondo inteso come condizione umana in una situazione di continua percorrenza, di perenne cammino. ‘Via’ come vita che incarna bellezza lungo un viaggio che riprende l’accudimento degli esseri viventi e persino degli assenti, cioè di coloro che in quella bottega sono ‘passati’, hanno amato, medicato, creato, ritrovato, incontrato, riconciliato anime. L’esperienza dell’incontro è il tema dominante dell’intero percorso di questo lavoro poetico che si immerge nella scrittura contemporanea con un peso specifico significativo. Riaffiorano attese, storie, personaggi, alcuni particolari della quotidianità, della molteplicità, corrispondenze, destini che rimandano a creature e immagini della natura che assumono forme e stati d’animo. Intravediamo emozioni, sapori, odori, atmosfere, misteri, luci, temi, preghiere, desolazioni, sconfitte, disillusioni, cose lievi, riferimenti alla memoria inconsolabile di cose che non ci sono e non accadranno più. Resta visibile, invece, la diversa prospettiva di chi rimane nei paesaggi modificati, nelle appartenenze del ricordo, i volti della metrica che sviluppano geografie contrarie, eppure simili, animando sensazioni e ritmi quasi a pulsare i cuori di chi passa, guarda e qui, legge. (rita pacilio)
{ un ramo bucato }
annusarlo addosso il silenzio
dei candelabri scolpiti ai margini
della fronte interpretata contenendo
occhi la distanza dei verbi per non lasciarlo
ancora avanti il difetto dei corpi appuntati scalzi
sulla ringhiera del viale quando ancora
muovevano intuiti dalla ceramica accaduta sangue
nel c’era una b a m b o l a dopo l’arresto dei contorni
e pregavi sciogliendo le usure dalle piaghe alla finestra
di { un ramo bucato }
appoggiato sulla sconfitta dei seni
fino a quando è fragile carne a scendere
logica nel vassoio degli anelli compiuti anomalia
all’angolo del t r a m o n t o invocato asciutto il pane
dentro assioli di guerra successa al di qua degli spessori
indossati risvolti sopra le impronte
dei rumori calpestati nella fretta dei rimpianti
impreparati alla questua dei vestiti stracciati di
un’ora che adultera il sospetto al passaggio degli ulivi
***
: minuetto:
è sangue
la grondaia
esitazione della loggia
all’accadimento del cerchio
– gli orti sono in fila dove l’aria è compiuta
sospensione il violino
accesso rivolto di palpebre inclinate –
è sangue
il breviario
dalle punte erbose
sul finire del vuoto
- rigetto in tutto quello stendere lenzuola
pause appassite
calante il suono circonciso delle orecchie –
è il sangue
la sacralità
dell’altare affilato
avanzo di labbra nuotate
- inganno la pagina accomodata sottana
frumento strappato
abbassando hashish al limitare delle dita –
è sangue
la piega della sposa
avuta ancora
allo scadere della coda
***
. è sentiero lo scialle affilata indicazione
il rintocco dei papaveri scivolati davanti
le palpebre cresceva immagine la stanza
di contorno spogliata luogo delle gambe
di memoria scritta al margine del sapore
sminuzzato a __ p o c o_ a__ p o c o
nemmeno arrivano i sandali cuciti asciutti
a non trattenerla nell’acqua la distrazione
del mandorlo e quanti istanti indossavano
le dita alla periferia delle foglie quasi non
confonderlo il tabacco dagli occhi e siamo
parafrasi di campane o silenzio sul cortile.
***
Daìta Martinez è nata a Palermo ove risiede.
Segnalata e premiata in diversi concorsi ha pubblicato in antologica con LietoColle, La Vita Felice, Mondadori, Akkuaria, Fusibilialibri, Ursini Edizioni. E’ autrice dei testi in video tour Kalavria 2009. (dietro l’una) è la sua opera prima, edita LietoColle, 2011, segnalata alla Edizione del Premio Nazionale di Poesia "Maria Marino". La bottega di via alloro . edita LietoColle, 2013 è il suo ultimo lavoro poetico.