Un pullman pieno fino all’ultimo sedile procede tra la maestosa distesa di sabbia del Sahara Occidentale. Il contrasto tra la temperatura esterna indurita da un sole accecante, e quella esterna ammorbidita dall’aria condizionata si può quasi vedere a occhio nudo. Poi alla vista degli agenti di polizia sul bordo della carreggiata il pullman rallenta fino a fermarsi di fronte alla pallida costruzione accanto alla quale è stato eretto il posto di blocco, unica fonte d’ombra nel raggio di chilometri. L’autista e l’agente si scambiano il salaam al eikum, poi l’unico passeggero europeo viene invitato a scendere e a mostrare i documenti.
La scena si ripete per almeno una dozzina di volte. È così che si arriva a Dakhla, nel cuore del territorio noto come Sahara Occidentale di cui controllo e amministrazione sono affidati al Marocco, ma sono contesi da Mauritania e Algeria, oltre che dal movimento indipendentista del Polisario che negli anni Settanta cominciò una lotta armata contro i governi costituiti per strappar loro lembi di sabbia e sassi da poter chiamare patria.
È così che il viaggio in pullman, la cui durata con partenza da Casablanca è prevista nell’ordine delle 24-26 ore, si protrae fino a 30 ore quando sul veicolo viaggia un passeggero occidentale. Questo quando non avvengono incidenti, ma nel Sahara gli incidenti sono frequenti, le temperature mettono alla prova la resistenza dei materiali e la strada sconnessa i riflessi dei conducenti.
Mentre uno di questi pullman mi portava a destinazione, un colpo secco e distinto ha interrotto il nostro lungo viaggio. Boujdour, a nord, distava ormai 150 chilometri, ma per Dakhla ne mancavano altri 200. Il rumore era dovuto all’esplosione di un copertone a causa del caldo che ne aveva dilatato la gomma, e io già mi vedevo in fila con una cinquantina di malcapitati in cerca di un soccorso insperato nell’immensità del deserto. Ma il deserto è come un mare, e in mare vige l’obbligo del mutuo soccorso a cui i marocchini non si sottraggono mai. Inoltre viaggiavamo sull’unica strada percorribile e dopo pochi minuti eravamo già circondati da camionisti e turisti di passaggio pronti a offrirci aiuto e acqua.
Non che ne avessimo bisogno. I due autisti, aiutati da un manipolo di passeggeri e senza che nessuno degli altri emettesse un fiato per lamentarsi, erano già intenti al cambio della ruota e dopo meno di un’ora eravamo nuovamente in marcia. Una passeggiata salutare in confronto all’interminabile viaggio di ritorno che una settimana dopo mi avrebbe riportato fino alle coste del Mediterraneo.
Per quanto ostacolato, il viaggio è comunque ampiamente giustificato dalla meta che permette di raggiungere. Dakhla si staglia in fondo a una sottile penisola, una striscia di terra bruciata dal sole che si interpone ostinatamente tra l’Oceano Atlantico e il deserto del Sahara. Non è tanto la città ad essere il premio ambito dai viaggiatori, quanto la laguna creata da questa penisola, un paesaggio surreale di acqua e sabbia su cui batte un vento costante che nel corso degli ultimi anni l’ha resa la mecca africana del kitesurf. Inutile cercare di descrivere la scena, nemmeno le fotografie possono trasmettere il senso di isolamento che si percepisce in questo luogo.
Al riparo da ulteriori stenti e fatiche in uno dei campeggi che sorgono intorno alla laguna proprio per ospitare gli amanti del kitesurf, ho trascorso una settimana ad ammirare ogni alba e ogni tramonto. E a prodigarmi sulla tavola spinta dall’aquilone – il kite – riuscendo a sbattere il muso sull’acqua talmente tante volte che, sono certo, ancora oggi sulle onde c’è il rilievo del mio profilo.
Informazioni utili
Per raggiungere Dakhla dalle città del nord le linee di autobus disponibili sono due. Tra queste la CTM è leggermente più costosa, ma anche più comoda ed affidabile. Per i meno avventurosi Dakhla è fornita anche di un aeroporto. Il biglietto aereo da Casablanca (andata e ritorno) costa circa 200 €, il biglietto della CTM circa la metà. Viaggiare in pullman o in auto nel Sahara Occidentale non è pericoloso, ma è bene premunirsi di una ventina di copie del passaporto per agevolare le pratiche di controllo ai numerosi posti di blocco.
Se l’intento è quello di praticare il kitesurf, occorre alloggiare in uno dei campeggi sulla laguna. Il più economico (ma anche il più vitale la sera grazie al bar sulla spiaggia) è il Dakhla Spirit: 40 € euro al giorno con pensione completa in tenda fornita da loro con due letti (la città è a circa 25 km di distanza perciò i pasti sono assolutamente necessari). Sono inclusi anche l’acqua e il servizio navetta da e per la stazione degli autobus o l’aeroporto, e sul posto di possono prenotare lezioni di kitesurf e si può noleggiare tutto il necesario.