Oggi mi hanno raccontato una storia. Una di quelle storie di successo, intrise di ottimismo, che infondono fiducia nel futuro. Questa storia, ovviamente, parla di moda. Non solo: parla anche di lavoro, di sacrifici, di tempi che cambiano.
Sembra quasi la classica storiella da talk show, quella che si presta ad una narrazione istrionica e che appassiona e ammutolisce il pubblico. Inizia con i patimenti e i sacrifici e si conclude col trionfo. Niente di meno che il più banale degli schemi di Propp, con un po' di Barbara D'Urso e magari un Fabio Volo sbarbato nei panni dell'attore protagonista.
Fabio Volo
In realtà è qualcosa di più.Immaginate un ragazzo che sogna la moda. Siamo negli anni '90, Versace e Armani combattono la guerra fredda: Gianni vuole la donna un po' zoccola, Giorgio la signora frigida e severa. Sul versante oltreoceanico, Calvin Klein, Brenda Walsh, il grunge, Johnny Depp is dating Wynona Ryder “mamotantosilasciano”. Dappertutto: panze scoperte, trucco extra mat, vestiti di velluto, jeans a vita alta strizzati con la cintura e povera te se hai il culone, ma anche se non ce l'hai.
La coppia più cool degli anni 90: Johnny e Wynona
Brenda, ovvero Shannen Doherty. Ma io tifavo Kelly.
Patrick Demarchelier
Questa storia di successo è utile per trarne delle riflessioni. Per tutto il tempo del racconto, non ho potuto fare a meno di ammirare le doti comunicative e relazionali di questa persona, nonché la simpatia, la spigliatezza, l'italianità (e permettetemi di dirlo, per me è una dote da vendere), oltre che la preparazione, la sicurezza, la profonda e viscerale passione per la moda e per tutto ciò che le gravita attorno. Queste doti sono innate, è vero, ma un po' si possono acquisire, probabilmente se si ha la fortuna di essere recettivi agli stimoli, alla gente, al mondo. Un ciclo che si autoalimenta: più siamo connessi col mondo, e più il mondo si connetterà con noi. Da queste connessioni scaturiranno relazioni, esperienze preziose e...lavoro.Un po', devo ammetterlo, mi sono innervosita quando è stata svelata la (trita e ritrita) formula vincente del successo: “Credi in te stesso e arriverai dove vuoi”. Poi ho iniziato a chiedermi: ma oggi è ancora pensabile immaginare una carriera dove si inizia facendo il caffè per arrivare, un giorno e dopo tanta gavetta, a decidere il destino di una collezione di moda di un grande brand? Si può ancora sperare di diventare qualcuno dopo essere stato solo “quello delle fotocopie” ? E' ancora possibile credere nelle grandi storie di successo?Per evitare il post più lungo della storia, la seconda parte con la risposta al quesito esistenziale nei prossimi giorni :)Madame La Gruccia