Nel mettere in fila le varie presenze dell’Eco in un agosto ricco di iniziative, ho notato subito che il 10 agosto avrei fatto un’esperienza davvero ai limiti. A distanza di nemmeno un’ora sarei passato da un concerto di musica metal a Senise, all’ambiente raccolto della chiesa di San Nicola di Lauria. Omettendo le corse infinite per provare ad arrivare in orario ai vari appuntamenti, queste due esperienze hanno confermato ancora una volta quanto possano essere distanti ma allo stesso tempo vicinissime e complementari le sensibilità delle persone. Si avverte un tratto comune che emerge chiaramente se si riesce ad allontanare il pregiudizio e i luoghi comuni. Spesso quello che appare è come un ricamo alla rovescia, un groviglio di fili senza senso, ma in realtà vi è un ordine che aspetta solamente di essere svelato.
Andando al concerto a Senise pensavo di trovare di tutto. Certo: alcune facce strane, alcuni eccessi, alcuni tatuaggi li ho pure visti; fotogrammi che potrebbero agitare notti particolarmente insonni, ma nel “mettersi in ascolto” si possono scoprire storie belle e davvero edificanti, come quella di mamma Antonella, docente di discipline artistiche nella capitale; originaria di Senise, innamorata della Lucania e di suo figlio componente di un gruppo musicale metal. Gli orecchini con due teschi e ascoltare musica metal a tutto volume nella propria auto nel traffico di Roma, sono un dettaglio rispetto alla sensibilità e alla cultura che la giovane mamma artista (amante anche di musica classica) ha mostrato ai nostri microfoni. Ho incontrato ragazzi e ragazze di Montemurro e di Gallicchio, affascinate da questo genere di musica. Mi sono “inchinato” a Gerardo Cafaro, sulle spalle gracili diciannove edizione del festival più importante del Sud Italia, una persona che non arriva a 60 chili ma sono tutti, fino all’ultimo grammo, un concentrato di concretezza essendo riuscito a far diventare la Basilicata crocevia internazionale di questo genere musicale. “Mai un incidente” ci tiene a dire, rafforzato da un ragazzo che lavora a Milano ma legatissimo alla sua Spinoso: le tifoserie calcistiche danno più grattacapi dei concerti metallari….ineccepibile!
Quanta umanità ho incontrato tra i “fratelli” di Cosenza e Bari, fino ai metal siciliani.
Nello stadio di Senise, il volume della musica mi ha intontito a tal punto che ad un certo punto ho sentito urlare il mio nome in coro. Non mi sono voltato, nel corso della mia vita mi sarà girato migliaia di volte inutilmente, cercavano sempre qualcun altro, il mio nome è tra i più diffusi. Forse i mie genitori avrebbero dovuti essere più originali…ma sapendo i motivi della scelta (facilmente comprensibile) …beh, han fatto bene! Le urla sono continuate, mi sono detto in poche frazioni di secondo: se fossi ad un incontro diocesano, ad un convegno…ma qui… alla fine mi giro…vediamo chi si chiama come me: …invece, cinque ragazzi di Lauria mi salutano calorosamente. I laurioti li trovi dappertutto ci siam detti! Li ho riconosciuti! Sono Studenti molti impegnati ma allo stadio sono in grande uniforme: pantaloni strappati, abbigliamento a dir poco casual, ci facciamo una risata, li costringo ad un’intervista. Con Federico rischio l’incidente diplomatico, gli chiedo se a questi concerti si “acchiappa”, volevo essere simpatico, pensavo fosse single… lui mi dice: sei pazzo! La mia ragazza va sul sito dell’Eco e mi fai fare storie!!!
Si avvicina una via di mezzo tra un parente dell’ammiraglio Ruggero e D’Artagnan, mi fissa, saluta la telecamera. Pensa che sono della Rai…. nel dire …”un giornale” si raffredda, “ahh vabbè, pensavo…” Ho osservato la sua bottiglia di plastica di acqua minerale familiare, c’è però tanta schiuma di colore giallo…sarà una nuova marca…
Mi raccontano del coraggio del sindaco di Senise di non aver ceduto al pregiudizio: “se il concerto rispetta le regole, si può fare”.
Il tempo stringe, devo tornare a Lauria, con le scarpe impolverate entro nella chiesa di San Nicola a Lauria, siamo sui 40 gradi. Pure gli sguardi delle statue dei santi mi sembrano in difficoltà, migliaia sono le persone intervenute all’ordinazione sacerdotale di don Luciano. Sento i canti gregoriani dell’ottimo coro ma le mie orecchie sono ancora ostaggio dei Reburn e dei Natron. Cerco di concentrami. Ci riesco quando piano piano emerge la storia e la sensibilità di don Luciano Labanca. Sapevo che don Vincenzo Iacovino stravedesse per don Luciano, me lo disse anche in privato, la sua “relazione” al vescovo Nolè è davvero bella e sentita. Emerge la storia di un ragazzo magnifico. Il culmine viene raggiunto nel momento della consacrazione e quando don Luciano legge un messaggio di ringraziamento. Ha parole per tutti, ha riconoscenza per quanti gli sono stati vicino. Parla della sua famiglia, ma non riesce ad essere distaccato, si scioglie una, due tre volte. Ci sciogliamo tutti…e non solo per il caldo.
Quanta umanità, quanta sensibilità. Vedo anche i sacerdoti commossi. Don Francesco Sirufo, don Antonio Mauri, padre Salvatore Mancino.
Finisce la funzione. Sono già proiettato al novo evento da seguire. Alle 21 arriva l’elicottero del 118, verrà inaugurata l’aviosperficie. Intanto nella sala parrocchiale c’è un buffet molto ricco, al solito, lo salto, mi autoconvinco spesso che ho i minuti contati, non sempre è così…ma proprio non riesco ad approfittare della generosità altrui. Nuovo digiuno (e non si direbbe!) . Un nuovo urgano di decibel mi sta aspettando.
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Dal concerto metal alla ordinazione sacerdotale di Luciano Labanca … sul filo dell’emotività
Creato il 12 agosto 2013 da EcodibasilicataPossono interessarti anche questi articoli :
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