di Mariantonietta Sorrentino
“Dal Lago di Averno a Pamukkale, ad ognuno il suo Ade”
Il Lago di Averno (da Wikipedia)
Pozzuoli è sinonimo di Ade, e non solo per l’odore mefitico cui il nome fa riferimento. Presso Pozzuoli è anche il lago di Averno, luogo dal quale sia Enea che Ulisse scesero negli Inferi; una porta per l’Aldilà. Parola di Virgilio e di Omero!
Da che mondo è mondo Pozzuoli e l’Aldilà hanno, perciò, un rapporto stretto. Altre località hanno tentato di strappare il primato alla cittadina, ma senza riuscirvi. Tuttavia, l’ultima scoperta archeologica sembra far tremare questi asserti.
Pamukkale, l’antica Hierapolis, sembra candidarsi a pieno titolo per assurgere al ruolo di porta del mondo ctonio. Il team di archeologi italiani che sta scavando nel sito turco dal movimentato passato greco-romano, ha scoperto il Ploutonion, ossia il luogo dove i pellegrini convergevano da tutto il mondo classico.
Gli studiosi, provenienti dell’Università del Salento e guidati da Francesco D’Andria, hanno ripercorso le sorgenti di acqua termale, pervenendo all’ingresso della grotta votata a Plutone che esibisce persino una targa con dedica incisa.
Al di là di ogni ragionevole dubbio. Ma c’è chi può essere chiamato a testimoniare.
Anno I a. C. Strabone, geografo greco, lascia una descrizione del rinvenuto Ploutonion.
Si tratta di “un’apertura di dimensioni sufficienti per farci passare un solo uomo, ma con una discesa che va in profondità… lo spazio è riempito da un vapore fitto e scuro, così denso che il fondo difficilmente può essere individuato… Gli animali che vi entrano… muoiono all’istante. Anche i tori, quando sono portati al suo interno, cadono a terra e ne escono morti. Noi stessi gettammo dentro dei passeri, e immediatamente caddero a terra senza vita”.
Cosa dava al sito il suo appeal? Il fatto che i sacerdoti eunuchi dediti ai culti di Plutone uscissero vivi da quella discesa. Di contro, gli uccelli morivano avvelenati dal gas.
Per gli antichi, parlare di inferno era cosa ben lontana dal repertorio cristiano.
Nel luogo si potevano incontrare, per dir così, tutti i defunti: sia i buoni, insomma, che i cattivi. Va da sé che ogni cultura ha elaborato un suo scenario immaginario di infermo. E se per gli antichi egizi l’Aldilà vantava lo splendore della lussureggiante natura, bagnata da un grande fiume, per i Greci i viaggi nell’aldilà scandivano le stagioni.
Per i Celti l’Aldilà era un luogo controverso, che fa riferimento a diverse tradizioni spesso in contraddizione tra loro, come sono diversi i luoghi per questo popolo che portavano all’Ade.
La dea Inanna (da astrambienteturismoroma)
Per i sumeri il mondo dei morti è narrato dalla leggenda, incisa in caratteri cuneiformi su tavolette d’argilla risalenti a quasi 4 mila anni fa. Vi si racconta del viaggio nel regno dei morti della dea Inanna, conosciuta anche come Ishtar.
Se il bacino del Mediterraneo esibisce diverse porte degli Inferi, ivi comprese Enna in Sicilia e le grotte gemelle sulle colline della Giudea, non è da meno il Continente mesoamericano.
In Nicaragua esiste un vulcano (quale migliore scenario, poi?) soprannominato la “Bocca dell’Inferno”. Anche lo Yucatan esibisce il “suo” accesso all’Ade; si tratta delle grotte calcaree che ammaliarono i Maya. Là vi praticavano sacrifici umani e deposizioni rituali di oggetti preziosi in devozione alle divinità dell’aldilà. Lo stesso mito della genesi rimanda agli inferi. In quei racconti della creazione si narra la storia di due gemelli che, come eroi, sconfissero Xibalba, dio dei morti, liberando le divinità minori, che iniziarono così ad abitare nel mondo dei vivi.
E tutti i conti tornano, con questo apparato mitico.
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