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Dal libro al film: Anna Karenina

Creato il 23 marzo 2013 da Dida

Dal libro al film: Anna KareninaI buoni e i cattivi.Alzi la mano chi alle elementari non bramava il ruolo di capoclasse, che gli avrebbe permesso, quando la maestra si assentava, di segnare una bella linea netta sulla lavagna e “giudicare” i suoi compagni. La tendenza al manicheismo, purtroppo, non è solo un atteggiamento tipico dell’infanzia, ma è un’eredità che ci trasciniamo e che tendiamo troppo spesso ad applicare nella vita di tutti i giorni. A soccorrerci, però, ci sono l’arte, la cultura e la letteratura che ci aiutano a recuperare le sfumature e quella zona grigia che tendiamo spesso ad evitare. Quando però anche l’arte tradisce il suo compito vuol dire che il sole è sempre più alto e quei nani, ormai, sono diventati dei pericolosissimi giganti.Dal libro al film: Anna KareninaLa conferma di questa “teoria”, purtroppo, l’ho avuta un mese fa dopo la visione della trasposizione cinematografia del capolavoro di Tolstoj "Anna Karenina"Dopo 15 minuti di visione, infatti, le speranze che avevo riposto nel trio Knightley-MacFadyen-Wright, che ho amato in Orgoglio e Pregiudizio (del quale vi ho parlato qui), si sono rivelate vane e sono stata investita da sentimenti decisamente poco piacevoli.Dal libro al film: Anna KareninaTra i numerosissimi contro di questa trasposizione cinematografica, infatti, c’è innanzitutto l’inadeguatezza della Knightley, che ha portato sullo schermo una Anna piatta e prevedibile. La Karenina, infatti, è una donna che ha il coraggio di lasciarsi andare e di cedere alla passione. Se fosse stata una dama annoiata in cerca di avventure avrebbe sì ceduto al richiamo della passione, ma non avrebbe di certo lasciato il marito. Anna, invece, sceglie di amare Vronskij con ogni fibra del suo essere perché è affamata di vita: quella vera, quella piena. Anna, quindi, vive la sua storia d’amore e nel farlo è odiosa, allegra, frivola e malinconica allo stesso tempo e non sceglie di amare un ridicolo stereotipo, ovvero un uomo giovane, frivolo e disinibito, come si evince dal film. Dal libro al film: Anna Karenina

Ad avermi particolarmente sconcertata, inoltre, è stata la scelta di piazzare Levin come un personaggio di contorno, visto che sia la sua storia con Kitty che i suoi tumulti interiori sono fondamentali nel romanzo. Levin e Kitty, infatti, rappresentano sì la versione “virtuosa” di Anna e Vronskij, ma allo stesso tempo anche loro hanno ombre e lati oscuri da vincere. La loro storia, infatti, ci mostra come, a partire dai rapporti interpersonali, siamo governati da un equilibrio precario e mutevole. 

Nulla infatti è scontato nel romanzo di Tolstoj, nulla è già stato scritto, nulla è prevedibile e i personaggi si imparano ad amare attraverso i loro momenti di debolezza. Nel film invece non traspare nulla di tutto ciò: è tutto piatto e pericolosamente prevedibile. 
Infine, come se non bastasse, Wright ha deciso di utilizzare una scenografia dinamica, che avuto il "merito" di mozzare l’ampio respiro tipico dei romanzi di Tolstoj, dove viene nutrito da riflessioni di stampo filosofico-storico-religioso e dalla pittura dei paesaggi e degli ambienti della società russa. Ancora una volta, quindi, si è preferito banalizzare una storia struggente e senza tempo. Come se di piattume e banalità non ne avessimo già abbastanza. In attesa di una “Anna” degna di tal nomeVi auguri uno splendido week endAlla prossimaDiana

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