Magazine Diario personale

Dal Marròfolo al Martòfolo

Creato il 09 marzo 2016 da Zioscriba

«Ciono Pessa Martuina»
Dal Marròfolo al Martòfolo
Tre anni e tre mesi dopo la sorella, arrivò Marta. Purtroppo, anche se il bene che le voglio è naturalmente lo stesso che voglio alla maggiore, i ricordi legati a lei sono molto più rarefatti, perché la malattia e la morte di mia mamma le hanno impedito di crescere, come avvenne per Alice, qui con noi. Ma visto che oggi compie la bellezza di 14 anni (Auguri, tesoro!) mi pareva bello, anche per non fare ingiustizie, che pure lei avesse il suo piccolo post coi ricordi d’infanzia.
Uno dei primi è quello di me che costruisco per lei una torre con le tessere del domino, e poi le dico che quella è la torre della Principessa Martolina. E lei, felice, informa tutti della cosa: «Ciono Pessa Martuina!» (Ma poi divenne anche “Matta-Pessa”).
Uno dei ricordi più indelebili è il nonno che la tiene sulle ginocchia per fare “trot trot cavalòt”, e lei che lo fissa, fra l’incuriosito e il rapito, per poi saltar fuori a dirgli, con l’innocenza e la sincerità propria di tutti i bimbi: «Nonno, come cei blutto!» Ogni volta che lo ricorda, mio padre è lì lì per commuoversi.
Da piccolissima era calma, silenziosa e dormigliona a livelli quasi incredibili, e ragazzina tranquilla è ritornata adesso. Ma nel tempo di mezzo, fra i due e i cinque anni, si trasformò in un peperino irascibile preda di improvvise mattane e crisi di pianto, che mi portarono a inventare il verbo “immartolirsi”.
Divenne anche una sorta di “orsetto salutatore”. Salutava tutti. Su un aereo destinazione Spagna divenne la mascotte di bordo, “Martita”, e il pilota le mise in testa il suo cappello.
Dal Marròfolo al Martòfolo
Qualche parola in breve:
Apè, Opè, o Yoppe erano gli ordini per farsi prendere in braccio.
Marta impara a contare: «… otto, nove, la mamma, dieci…»
Sul dondolo in giardino con le dita nel naso. Le dico: «Che schifo quel cappero, puliamo il ditino».E lei subito dopo, imperterrita, riparte a esplorare la cavità: «Cerco un altro».
Vengo a mangiare da tu.
I poppodori.
Nonno, ti voglio bene come tutta la spiaggia. Di più, come la piscina!
Spiegazione dei primi due disegni fatti all’asilo (disegni che portava sempre a casa assurdamente spiegazzati, accartocciati, massacrati):“Un re con la coda”.“Una casa coi capelli”.
Ma il reperto che più mi intenerisce (ritrovato pochi minuti fa tra i suoi disegni!) è un testo scritto, forse il primo messaggio della sua vita. Quel giorno (ci era stata affidata per un paio d’ore) avevo detto due parolaccette a mio padre (nel modo sempre scherzoso che abbiamo noi di litigare senza litigare davvero, sfumatura difficile da cogliere per i più piccoli).Dopo che se ne fu andata, scovai (appoggiato al portasapone del bidet!!) un bigliettino. È un dolcissimo ricordo che dovrei custodire con gelosia, ma la mia natura di scrittore mi ha portato a farne una scansione, e a metterlo qui sotto per voi:
Dal Marròfolo al Martòfolo

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