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Dal Vangelo secondo Silvio (Sv 21,12-12) – Resurrezione

Creato il 13 gennaio 2013 da Abattoir

domenica 13 gennaio 2013 di

Passato il tempo del governo tecnico, al levar del sole, Nicole la meretrice e Angelino, figlio di una cernia menomata e di un siciliano, si recarono al sepolcro dove il corpo di Silvio era stato riposto. Egli giaceva in una teca di vetro di Murano conservato dalla criogenìa, poiché i nani non avevano avuto il cuore di seppellirlo. Una volta giunti videro la pietra precedentemente posta a sigillo della Berluscaverna spostata da un lato e, entrati nel sepolcro, videro un avvocato occhialuto, con un’espressione intelligente come quella di un macaco tossicomane, seduto a destra, vestito di grigio, e si spaventarono. Ma Egli disse loro: “Non temete. Voi cercate Silvio il puttaniere. Non è qui, è risorto, cribbio! Andate, dite ai suoi discepoli e a Vespa che Egli vi precederà in televisione. Là lo vedrete come vi disse”. E quelli, usciti, fuggirono dal sepolcro sconvolti dallo spavento, e per la paura non dissero nulla a nessuno.
Come promesso ai suoi discepoli, Silvio si palesò sui palinsesti con il volto santificato da chili di cerone e fondotinta. Vedutolo lo adorarono, ma alcuni dubitarono. Per dissipare ogni dubbio sulla sua identità, Egli scostò in avanti le sue grandi orecchie e mostrò agli increduli la pellaccia raccolta in grosse pieghe da Shar Pei, residuo dell’ultimo lifting. Le donne allora si squarciarono le vesti e fecero a gara per inginocchiarsi di fronte a lui, solo così avrebbero potuto accedere al Regno di Arcore.
Il ventottesimo giorno del mese, due messi alati giunsero sino alla desolata regione della Padania, dove i barbari verdi, antichi amici di Silvio, gozzovigliavano tra canti celtici e rutti. Non appena li ebbe visti, Maroni si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra. E disse: “Entrate nella casa del vostro servo, qui troverete l’accoglienza che altrove vi è stata negata”. I due messaggeri si sedettero su un giaciglio di polenta Valsugana e dissero: “Roberto, il magnanimo Silvio è tornato tra noi e ti annunzia con sommo giubilo che sei tu il prescelto per essere candidato in Lombardia”. Detto questo, sparirono nel nulla. 

In quel tempo l’Italia era oppressa e regnava il malcontento in ogni gradino della scala sociale. Fu per questo che Silvio il misericordioso decise di salvare il suo popolo eletto riscendendo in campo. Non riscendendo in campo. Riscendendo in campo. No, non riscendendo in campo. I mesi passati fuori dal mondo e dentro i tribunali lo avevano fiaccato, dunque non aveva ancora recuperato totalmente il senno e le sue idee erano piuttosto confuse.
Benché la sua generosità, la bontà d’animo e la cordialità non fossero state intaccate dal botox, Egli fu costretto a portare un’altra pesante croce. Fu accusato di adulterio dalla Veronica e costretto a versare cospicue somme di denaro per salvarsi dalla lapidazione. Davanti alle infamanti accuse delle “giudichesse femministe”, Egli rimase in silenzio poiché il Padre suo gli aveva già donato una giovane donna che potesse senza falsità svuotare il suo pappagallo e cambiargli i cateteri negli anni a venire. E ciò gli sembrò cosa buona e giusta.
All’alba del giorno di San Crispino (un vino buono, un vino per tutti), Silvio fu condotto nella casa del gran sacerdote Michele Santoro il borioso. Uscì dunque Santoro, andò verso di loro e domandò: “Che accusa portate contro quest’uomo?”. Gli risposero: “Se non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato”. Allora disse loro: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!”. Gli risposero: “A noi non è consentito mettere a morte nessuno”. Così si adempirono le parole che Silvio aveva detto indicando di quale morte doveva morire. Egli fu messo di fronte ai suoi crimini ma, ancora una volta, riuscì a passare come una vittima del sistema, un povero vecchietto ritardato degno di pietà. Né lui né Santoro furono nel giusto quel giorno, però Silvio affrontò il suo destino a dentiera scintillante.

In seguito all’ultima crocifissione, Silvio decise di mostrarsi ancora più simpatico ed esilarante di ciò che i suoi discepoli si sarebbero aspettati. “In verità vi dico, chiunque voterà per me sarà beato e le sue figlie verranno a dirigere numerosi Ministeri. Ecco, spezzate un legno e io ci sarò. Alzate un souvenir di pietra del Duomo di Milano e lì mi troverete. E ricordate, non di sola figa vive l’uomo… Ma io, non sono un uomo”.

Parola del Cavaliere.


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