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Dalì. Un artista, un genio: Ritratto di un inestimabile talento eclettico, perché Dalì non è solo orologi squagliati

Da Parolesemplici

Dalì. Un artista, un genio: Ritratto di un inestimabile talento eclettico, perché Dalì non è solo orologi squagliatiGrandissimo talento del Novecento, Dalì nasce a inizio secolo in Spagna, in una cittadina chiamata Figueres. Fin dall’adolescenza studia la pittura spagnola, per poi approdare a studi accademici, da abbandonare per vivere con i propri occhi la pittura moderna che dilagava in tutta Europa. Dalì sperimenterà in pratica gli insegnamenti di tutte le varie correnti artistiche del XX secolo, riuscendo di volta in volta a mixare stimoli estremamente diversi grazie alla sua personalissima ottica e trasfigurazione simbolica della realtà, il tutto senza dimenticare di strizzare l’occhio a classici del passato come Leonardo e Raffaello, dal quale secondo Dalì, deriva tutto il concetto di “falsa prospettiva” su cui l’arte moderna si basa. La particolarità che distingue Dalì dagli altri grandi del Novecento è che il fatto che capì fin da giovane di trovarsi di fronte a un secolo in cui giocavano grande ruolo la pubblicità e la molteplicità delle forme d’arte.E’ come se Dalì avesse compreso che la maniera più semplice per far arrivare al grande pubblico un messaggio artistico criptico come quello surrealista era la piacevole e stravagante mediazione dell’eclettico baffuto personaggio interpretato da lui stesso, che con le sue strampalate e geniali trovate provocatorie e “pubblicitarie” stupisse ed attirasse ogni giorno di più l’attenzione. Anche in fatto di comunicazione Dalì fu dunque un vero e proprio genio!

La grande versatilità e apertura del genio spagnolo sta dunque nel fatto che non si ritirò mai, come molti colleghi surrealisti, nella torre d’avorio dell’artista. Si cimentò più o meno in tutto: dalle scenografie teatrali per Visconti, al cartone animato “Destino” con Disney, ai progetti con Fellini non più realizzati, alle scenografie cinematografiche per Hitchcock in “Io ti salverò”, senza dimenticare i film surrealisti che girò con Bunuel in gioventù (Un chien andalou, L’agè d’or). Poi pubblicità, copertine per riviste e dischi, gioielli: di tutto e di più! Per Dalì non era un delitto arricchirsi grazie alla propria arte: bastava rimanere fedele a se stesso e, soprattutto, divertirsi.

Da notare come il recente film di Allen Midnight in Paris (qui una recensione) esemplifichi abilmente e comicamente in una scena il periodo dell’ossessione di Dalì per i rinoceronti, gli unici animali a possedere un corno dalla curva geometricamente perfetta. Del resto, l’obiettivo di Dalì è sempre stato quello di stupire attraverso l’accostamento inaudito di forme che provocassero nella mente altrettanti accostamenti inconsci e impensati: il corno del rinoceronte con le sue curve e con la sua estensione non fa altro che rimandare al corpo umano stesso, nelle sue implicazioni sia maschili che femminili.

Che dire di più? Ovunque siate, non perdetevi la mostra di Dalì in corso a Roma dopo quasi sessant’anni dall’ultima retrospettiva, perché, oltre al fatto che ne potrebbero passare altri sessanta prima della prossima, c’è davvero tutto un mondo che qui non si può descrivere e di cui solo la vista ne può godere a pieno…


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