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Dall’immigrazione all’integrazione

Creato il 21 settembre 2015 da Libera E Forte @liberaeforte

Integrazione

Da tempo in Italia l’immigrazione è solo ’emergenza’ mentre ancora troppo poco si guarda al ‘giorno dopo’, a quello che succede quando i cittadini stranieri si inseriscono nel tessuto sociale italiano”: OpenPolis presenta il suo ultimo dossier “Immigrazione, il giorno dopo”, dedicato all’analisi del processo di integrazione scolastica e lavorativa dei non italiani.

La crisi umanitaria, che ha visto passare da poco più di 40mila a oltre 170mila i migranti sbarcati sulle coste italiane tra il 2013 e il 2014, viene vissuta anche come crisi organizzativa, “con la difficoltà di gestire la situazione nell’immediato, e con l’incapacità di mettere in atto politiche che vadano oltre la prima fase di assistenza e gestione dei nuovi arrivati”.

Ciò può essere dovuto al fatto che “Rispetto al resto d’Europa, l’Italia è un paese di immigrazione relativamente giovane e solo negli ultimi anni la cosiddetta ‘seconda generazione’ è diventata una realtà consolidata: per la prima volta nell’anno scolastico 2013/2014 fra gli alunni stranieri quelli nati in Italia sono diventati la maggioranza”. Per questo OpenPolis ha pubblicato lo studio “Immigrazione, il giorno dopo” in cui analizza la situazione attuale considerando il contesto (percentuale di stranieri residenti in Italia, paese di origine e permessi di soggiorno rilasciati) e il modo in cui la seconda generazione si inserisce nel sistema scolastico e lavorativo del nostro Paese.

Il dato più importante messo in evidenza dal dossier è che “nonostante la percentuale di forza lavoro straniera in Italia sia superiore alla media Ue (più alta di Regno Unito e Germania, e quasi il doppio della Francia), gli immigrati rispetto ai colleghi italiani guadagnano molto di meno. Questo può essere dovuto anche a un divario di competenze: la percentuale di stranieri con laurea in Italia è la più bassa in Europa (12,4)”.

Riportiamo il sunto del dossier pubblicato sul sito di OpenPolis, da cui è possibile scaricare anche il documento completo:

L’INTEGRAZIONE DEGLI STRANIERI IN ITALIA

Un approfondimento sull’integrazione degli stranieri in Italia, con dettagli sulle singole regioni e confronto con i Paesi UE. I focus – realizzati grazie alla collaborazione con ActionAid – riguardano le comunità presenti e il loro inserimento nella scuola e nel mondo del lavoro.

Popolazione residente. Sono quasi 5 milioni gli stranieri residenti in Italia e rappresentano l’8% del totale della popolazione . La loro presenza è quadruplicata negli ultimi 10 anni ed è concentrata nelle regioni del centro-nord (si va dal 2,5% della Sardegna al 12% dell’Emilia-Romagna). 190 le nazionalità presenti, la comunità più grande è quella rumena con oltre 1 milione di persone.

Permessi di soggiorno. Il 71% degli stranieri residenti sono cittadini extra comunitari che hanno un permesso di soggiorno (1,7 milioni con scadenza e 2,2 milioni di lungo periodo). Nel 2013 i nuovi rilasci temporanei sono stati per lo più per motivi di lavoro (33%), famiglia (25%) o studio (10%). I permessi rilasciati collegati all’emergenza rifugiati (asilo politico o motivi umanitari) sono stati il 7,49%.

Forza lavoro. In Italia il 10,82% dei lavoratori regolari è straniero, una percentuale superiore alla media europea che è del 7%. In dieci anni l’aumento registrato è stato del 146%, nel 2004 la forza lavoro straniera era al 4,4%. La distribuzione varia nelle diverse regioni italiane, il picco è nel Centro (13,67%) mentre i valori più bassi sono al sud (5,26%).

Crisi economica. Gli effetti della crisi sono stati ancora più duri per gli stranieri residenti in Italia. Se per gli italiani l’occupazione è scesa di 2,6 punti percentuali, la diminuzione per i lavoratori extra UE è stata più forte (8,3%). Allo stesso tempo in Italia, il rischio di povertà ed esclusione locale è del 26,5% per i locali e del 43,6% per gli stranieri.

Divario retributivo. L’80% dei dirigenti italiani guadagna più di 2.000 euro al mese contro il 58% dei pari livello di origine extra europea. A parità di lavoro non c’è quindi parità di compenso. E ancora, se l’8,3% degli italiani guadagna più di 2.000 euro al mese, la percentuale scende ad appena lo 0,6% per i lavoratori extra-Ue.

Educazione scolastica. Come succede per la forza lavoro, anche la percentuale di alunni stranieri iscritti nel sistema scolastico italiano risulta in costante crescita. Si è passati dal 4,8% dell’anno scolastico 2005/2006, al 9% del 2013/2014. Sono molto ampie le differenze territoriali, e nella classifica regionale la forbice tra la prima regione e l’ultima è molto ampia: l’Emilia-Romagna ha il 15,3% di alunni stranieri, la Campania solo il 2,1%.

Seconda generazione. Nell’anno scolastico 2013/2014 degli 802.785 alunni stranieri iscritti nelle scuole italiane, il 51,72% era nato in Italia. Per la prima volta nella storia del nostro paese, gli studenti stranieri nati in Italia hanno superato quelli nati all’estero.

Rendimento scolastico. Crescono le percentuali, ma restano le differenze nelle performance scolastiche con i colleghi italiani. L’11% degli alunni italiani è in ritardo sul percorso scolastico, percentuale tre volte più alta per gli stranieri (36%). Il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione è del 13,% per gli italiani, e del 34% per gli alunni extra-Ue. L’Italia è il paese con meno stranieri laureati (12,4%) di tutta l’UE , dove la media è del 32,3%.

Inserimento lavorativo. Il passaggio dal mondo scolastico a quello lavorativo è un momento fondamentale per l’integrazione dei giovani figli di immigrati. Tante le difficoltà. La percentuale di Neet (giovani che non lavorano e non studiano) è altissima, 31,3%. Mentre la durata media del primo lavoro per i figli di immigrati è di 11 mesi, il dato più basso fra i paesi Ocse.


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