“La dura realtà da accettare è che in questo Paese non si rientra neanche accontentandosi, perché il lavoro è considerato troppo spesso come merce di scambio, ed è quasi sempre considerato un “favore”, che viene fatto alla persona assunta“. Parole durissime, ma estremamente veritiere, quelle di Pietro Ienna, Task Manager for Communication, Media and Visibility per l’Unione Europea in Afghanistan. Pietro ha sperimentato tutto questo sulla propria pelle, quando ha provato a rientrare, per offrire il proprio contributo, la propria professionalità e le proprie competenze all’Italia.
Una laurea in Relazioni e Politiche Internazionali alle spalle, Pietro scopre l’Europa -come centinaia di migliaia di suoi coetanei- con il programma di scambio Erasmus. Il progetto di unificazione continentale gli resta così nel cuore, che si candida con successo a due Master nel cuore del Vecchio Continente. Prima all’Università di Lovanio, poi nel campus del Collegio d’Europa di Natolin.
Esperienze importanti, che gli procurano la chiave d’accesso a Bruxelles: Pietro vi resterà per sette anni, alternando lavori all’interno delle istituzioni europee con impieghi presso aziende private.
Nel 2012 lascia la capitale belga, per lavorare nella Repubblica Democratica del Congo, come volontario ONU. Alla fine di quella esperienza, e “dopo numerose riflessioni“, Pietro decide che è ora di tornare a casa, in Italia. La sua idea è quella di offrire la propria professionalità e competenze nel settore dei fondi europei, di cui tutti qui parlano, ma che nessuno sa veramente sfruttare al meglio (si vedano gli spaventosi ritardi e sprechi nella loro implementazione – e si prendano Spagna e Polonia come metro di paragone, per osservare il nostro fallimento).
La prima delusione arriva con una “start-up” bolognese: Pietro si vede rifiutare un colloquio via Skype o telefonico. La norma, in Europa, quando il candidato si trova ancora all’estero. In Italia, invece, un qualcosa di ancora sconosciuto. Pietro non si rassegna, rientra ugualmente nel Belpaese e ci prova: nulla, solo porte in faccia. “Sapevo che non sarebbe stato facile, ma mi dicevo che vantare un CV internazionale avrebbe potuto rappresentare un punto di forza, rispetto ad altri candidati“. Nulla: la goccia che fa traboccare il vaso è l’ipotesi di assunzione presso un ente regionale. All’ultimo momento Pietro si vede sopravanzare da un candidato più “conosciuto”.
Bye bye Italia: Pietro rifà le valigie e prende al volo la prima occasione che arriva da Bruxelles. Partendo per una delle sedi di rappresentanza esterne dell’UE. Ora lavora in Afghanistan.
Ospite della puntata è Fabrizio Spada, direttore della Rappresentanza a Milano della Commissione Europea. Con lui indaghiamo il patrimonio di competenze italiane a Bruxelles, che la Penisola sembra dimenticare un po’ troppo spesso…
Nella rubrica “Expats” vi parliamo di un interessante progetto fotografico, “The new Italian Diaspora”, realizzato a Londra da Eugenio Grosso. Storie di nuove emigranti Oltremanica, raccontate con la forza di uno scatto.
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La discussione di ottobre: “La riforma del mercato del lavoro entra nel vivo: stavolta ci credete? Basta una seria riforma del mercato dell’impiego per evitare la fuga all’estero? Come dovrebbe essere, secondo voi, questa riforma? E per frenare l’esodo di giovane capitale umano dall’Italia, cosa serve – in più?”
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Alla prossima puntata: sabato 25 ottobre, dalle 13.30 alle 14 (CET), su Radio 24. Vi aspetto!