Il legno, soprattutto nei paesi occidentali, è stato ed è la materia più usata dai fabbricanti di scacchi. Ma nel corso dei secoli, come testimoniano le fonti letterarie e i numerosi reperti conservati nei musei e nelle collezioni private, gli artigiani di tutto il mondo si sono serviti di ogni sorta di materiali per dare forma alle loro fantasie: dalla terracotta alle pietre dure, dalla porcellana ai metalli preziosi, per arrivare a quelli più inverosimili ed effimeri, come la mollica di pane, il ghiaccio e la cioccolata.
Fra le materie più nobili un posto di rilievo spetta, ovviamente, all’oro e all’argento, che venivano usati per creare vere e proprie opere d’arte, destinate ad arricchire le collezioni dei sovrani o di altri illustri personaggi.
Ancor oggi si possono ammirare alcuni splendidi giochi d’oro e d’argento creati, fra il XVI e il XVII secolo, dagli orefici degli Asburgo. E sempre d’oro e d’argento erano i pezzi donati, nel 1859, allo scacchista americano Paul Morphy (che però preferiva collezionare scarpe femminili) al suo ritorno in patria dalla tournée europea, nel corso della quale aveva sconfitto i più forti giocatori dell’epoca e si era virtualmente laureato campione del mondo, benché allora il titolo non fosse ancora attribuito ufficialmente.
Molto usato, sia in Oriente che in Occidente, fu anche l’avorio che, per sua natura, si presta assai bene a ogni tipo di lavorazione, da quella più semplice dei gettoni cilindrici cinesi a quella più elaborata dei celebri pezzi di Dieppe, finemente cesellati fin nei minimi particolari e spesso policromi.
E furono proprio gli artigiani di Dieppe, fra il XVIII e il XIX secolo, a costruire i più bei pezzi d’avorio che si siano mai visti. La loro maestria era ineguagliabile e le loro opere erano ricercate in tutta Europa. Si trattava, ovviamente, di giochi decorativi, da collezione, prodotti in vari modelli.
Tra i più graziosi ve n’è uno del XVIII secolo, composto da una serie di busti finemente scolpiti, policromi e vestiti alla moda dell’epoca, con applicazioni di seta, d’argento e di cuoio e, particolare assai curioso, con dei copricapo amovibili.
Grande fortuna ebbero anche le serie ispirate ad avvenimenti storici e a celebri battaglie. Ed è così che Napoleone si ritrova a fronteggiare sulla scacchiera il duca di Wellington, William Pitt Giorgio III o addirittura, in barba alla realtà storica, Enrico IV Federico II di Prussia.
Oltre alle campagne napoleoniche, che sono le più citate, i pezzi di Dieppe si ispirano anche alla Guerra dei Cent’Anni: il giglio di Francia contro la croce celtica; alla conquista dell’Algeria: Luigi Filippo contro ‛Abd el-Qāder o alle dispute fra Carlo V e Francesco I.
Sempre ispirato alle grandi battaglie del passato, ma di porcellana e di più recente fattura, è un curioso gioco di propaganda sovietica del 1933, che ci presenta una serie di rosei comunisti, condotti da un robusto operaio, che fronteggiano il campo nero dei capitalisti, nel quale i pedoni sono rappresentati da schiavi in catene.
Federico Bernardini
Illustrazione: Gioco di scacchi di Dieppe, XVIII – XIX Secolo