Magazine Cultura
di Pierluigi Montalbano
Nel periodo di transizione dal Neolitico al Bronzo le armi e gli utensili di rame spesso svolsero solo un ruolo subordinato in confronto a quelli di pietra. Perciò quest'epoca è chiamata Età del Rame, (anche Eneolitico o Calcolitico). Gli inizi della metallurgia in Sardegna risalgono al periodo della cultura di Ozieri. Nel periodo delle culture di Abealzu, Filigosa e Monte Claro le tracce della lavorazione del rame diventano sempre più frequenti.
Per la prima volta si producono anche pugnali che vengono colati in forme e induriti successivamente a colpi di martello. Fra i corredi tombali della cultura del vaso campaniforme troviamo oggetti realizzati in una lega di rame e arsenico che presentava un maggiore grado di durezza. Il passo successivo, quello cioè di aggiungere al rame alcune parti di stagno per ottenere un bronzo di durezza notevolmente maggiore, ci è noto in Sardegna solo dalla cultura Bonnannaro.
La prova finora più antica di una lavorazione locale di minerali di piombo ci è fornita da una ciotola in stile Monte Claro rinvenuta presso Iglesias, aggiustata con graffe di piombo proveniente dai giacimenti di galena situati nei dintorni di Iglesias.
Funtana Raminosa, la più grande miniera di rame della Sardegna, si trova invece nella valle al confine fra il Sarcidano e la Barbagia di Seulo. Sull'adiacente altopiano presso Laconi sono state rinvenute le prime statue-menhir della Sardegna, sulle quali sono raffigurati pugnali di metallo. Al di sotto della linea della cintola, spicca una specie di doppio pugnale con impugnatura centrale comune alle due lame triangolari, una delle quali metallica. Il motivo sul petto dei menhir, simile a un tridente o a un candelabro, simboleggia una figura umana capovolta: un morto.
Il metallo, come ho già detto, fa la sua prima apparizione nella cultura di Ozieri: un pugnale e alcune verghe di rame dai fondi di capanna del settore F da Cuccuru Arrius di Cabras ed un paio di anelli d'argento dalla tomba V della necropoli di Pranu Muttedu di Goni. La comparsa del metallo, e l'inizio della metallurgia, è un fatto che sembra essersi verificato contemporaneamente in Sardegna, in Corsica ed in Sicilia dove le prime scorie di rame, ancora aderenti alla parete di un crogiuolo, sono state raccolte nello strato della facies di Diana sull'Acropoli di Lipari.
È ragionevole ritenere che anche nelle isole si sia verificato un profondo rivolgimento economico, con un radicale cambiamento degli equilibri consolidati che ha ovunque segnato il passaggio dal Neolitico all’Eneolitico. La diffusione del metallo causa una diminuzione di interesse nei confronti dello sfruttamento e della circolazione dell’ossidiana e accelera il processo di decadenza economica e la partecipazione ai fenomeni più generalmente diffusi in Italia peninsulare ed insulare, dando luogo alla formazione delle culture eneolitiche di Abealzu e Filigosa che ereditano da quella di Ozieri molte forme ceramiche.
Successivamente si arriva alla cultura di Monte Claro che si articola in facies locali: meridionale, oristanese, nuorese e settentrionale. Il patrimonio culturale è ricco ed elaborato: annovera numerosi insediamenti in grotta e all'aperto; deposizioni in tombe a fossa, tombe a forno, domus de janas, tombe a cista, tombe megalitiche con rito esclusivamente inumatorio. Lo strumentario di selce e di ossidiana è scarso. L’eccezionale fioritura della facies di Monte Claro è forse spiegabile con un’economia agricola in ripresa, con un incremento delle attività pastorali e con l’avvio allo sfruttamento delle risorse minerarie dell'isola che inseriscono a pieno titolo la Sardegna nelle rotte di prospezione mediterranea, innescando un processo economico ed evolutivo di vasta portata. Nei pugnali raffigurati nelle statue-menhir di Laconi e Nurallao si attestano due tipi di arma segnalando il momento del trapasso di uso dall'una, forse ormai solo cerimoniale, all'altra, certamente ancora rara e preziosa.
L'area di rinvenimento delle statue-menhir dista meno di 8 km in linea d'aria dai giacimenti di calcopirite, galena e blenda di Funtana Raminosa, nei monti del Sarcidano, lungo il versante occidentale digradante del massiccio delle Barbagie di Belvì e Seulo. All’inizio del Bronzo è segnata dalla cultura di Bonnannaro. Lo strato intatto sigilla le domus de janas: notiamo pochi oggetti d'ornamento, pochissime armi e scompare totalmente lo strumentario litico. Si potrebbe pensare al passaggio di piccoli gruppi che passando dalla Corsica sono portatori al nord degli elementi più antichi della facies A. Questo non esclude che vi siano stati anche influssi esterni che agirono insieme su di un contesto indigeno.
Giova un confronto con la Sicilia dove all'inizio del Bronzo tutta l'isola e le Eolie vengono investite da stimoli che sfociano nelle due culture di Capo Graziano e Castelluccio, marinara l’una, agricolo-pastorale l'altra, entrambe fortemente intrise di caratteri allogeni che fanno pensare a immigrazioni. Queste due culture costituiscono una netta cesura con il passato e sovvertono completamente i valori culturali esistenti. Nel Bronzo Medio il collegamento fra la nascente civiltà micenea ed il Mediterraneo occidentale pone basi stabili e si intesse una rete di rapporti organizzati che ripercorrono in parte tracciati precedenti. Un ruolo fondamentale in queste vicende è certamente svolto dalla necessità di approvvigionamento di materie prime e soprattutto di metalli.
Le analisi di archeometallurgia spiegheranno se i lingotti “ox-hide” siano stati prodotti da minerali sardi o se provengono dall’Egeo o da Cipro. Non vi è ragione plausibile per supporre che il movimento che parte dall'Egeo, diretto all'acquisizione dei metalli, escluda le zone minerarie della Sardegna. Per lo stesso motivo si ritiene che la rotta dei metalli dovesse raggiungere anche le zone minerarie della penisola iberica.
Nascono alcuni quesiti: è ancora valida, e fino a che periodo, la limitazione della navigazione da costa a costa? I minoici e i micenei che attraversavano il Tirreno per la rotta più lunga, stabilirono una base nel Golfo di Cagliari?
Nell'economia dell'approvvigionamento di metalli, avrebbe consentito un accesso strategico alle miniere del Sulcis. È ipotizzabile che i traffici si svolgessero unicamente fra i nuovi arrivati da Oriente e le popolazioni nuragiche? Quando questi contatti ebbero inizio?
In Sardegna questo periodo vedrebbe l’edificazione dei nuraghe, delle tombe di giganti con stele centinata e delle ceramiche a decorazione metopale e a nervature. In quest'epoca si collocano le prime grandi asce a margini rialzati e a profilo ellitico, ed alcune daghe a base semplice, simili alle forme del Bronzo Medio peninsulare nonché la produzione di forme analoghe ai pugnali di tipo Arreton Down di Wessex.
Si possono far risalire a questo periodo anche i primi lingotti che in tutto il bacino del Mediterraneo costituiscono una delle forme più antiche di accumulo di metallo, sia ai fini di tesaurizzazione che di scambio. Conseguentemente è legittimo ipotizzare che la struttura economica e sociale delle comunità che eressero i primi nuraghe, per l'evidente ed ingente meccanismo di accantonamento di risorse, di organizzazione operativa e di investimento di forza-lavoro necessario a compiere tali opere, sia stata in grado di intraprendere lo sfruttamento sistematico delle miniere.
...domani la 3° e ultima parte
Tratto da "L'Antica Civiltà Mediterranea", Montalbano, 2010
Tutte le foto sono di Sara Montalbano
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