Magazine Attualità

Dalla battaglia di Brody-Dubno alla strage di Odessa. Il destino del nazismo e del comunismo in terra ucraina

Creato il 19 maggio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Reportage: “Tra le fauci dell’orso. Geopolitica e società di un’Ucraina divisa”

Giugno 1941. La svastica e la bandiera rossa nella steppa ucraina

La Germania del Terzo Reich da un lato della barricata, l’Unione Sovietica dall’altro. Il generale von Kleist tra le fila tedesche, il generale Kirponos a guidare l’esercito russo. È questo il preambolo d’inizio delle battaglie di Brody, Luc’k e Dubno, che infuocarono la steppa ucraina nell’estate 1941.

Carri armati Panzer III in avanzata lungo la steppa ucraina. Photocredits: CC BY-SA 3.0 de/Wiki/BArchBot

Carri armati Panzer III in avanzata lungo la steppa ucraina. Photocredits: CC BY-SA 3.0 de/Wiki/BArchBot

È il 26 giugno quando i carri armati sovietici sferrarono una controffensiva della durata di quattro giorni. L’esercito tedesco, dispiegato sul territorio, fu messo alle corde in un primo momento, finché – almeno – i reparti russi non presero coscienza delle proprie difficoltà logistiche. Il fallito avanzamento del corpo meccanizzato sovietico, guidato dal generale Karpezo, in marcia verso Berestecko, fu l’esordio di una nuova fase per la battaglia di Brody-Dubno. L’esercito tedesco riprendeva terreno e puntava su Lvov e Ternopol.

Il giorno più buio per le truppe naziste fu il 27 giugno, quando i vertici di comando sovietici organizzarono un raggruppamento di corpi militari e marciarono verso Dubno, riscuotendo un primo successo. I carri armati russi del generale Popel raggiunsero dunque la città di Dubno, ma ben presto constatarono di essere isolati. A nord il generale sovietico Potapov non seppe coordinare le operazioni d’attacco, sprecando così l’opportunità di congiungersi con i corpi d’assalto del generale Morgunov, dispiegati più a sud.
Il 28 e 29 giugno furono il momento cruciale per la battaglia di Brody-Dubno. L’aeronautica tedesca colpì duramente i carri armati sovietici, mentre i reparti del generale Popel furono brutalmente accerchiati. Fu la conferma del fallimento russo nell’area di Dubno, nonché la conseguente ripresa dell’avanzata tedesca nella steppa ucraina.

Maggio 2014. La strage di Odessa

La strage di Odessa del maggio 2014 fu un ennesimo chiaroscuro nello sviluppo della guerra in Ucraina. All’indomani dei 40 morti nel Palazzo dei Sindacati si è subito parlato di frange estremiste dei nazionalisti ucraini e di sostenitori del governo auto-proclamatosi di Kiev, rileggendo l’accaduto all’interno di un contesto dove la perdita della Crimea e la pressione esercitata dai filorussi erano elementi determinanti.

Fu così l’occasione di un nuovo teatro di accuse reciproche fra Kiev e Mosca, rigettando celermente la paternità dell’eccidio. Fu di quei giorni l’esortazione del ministro degli Esteri americano, John Kerry, che invitò il Cremlino a non fomentare più la rivolta armata dei filorussi in Ucraina, mentre l’omologo russo, Sergej Lavrov, si spese affinché gli Stati Uniti invitassero Kiev a concludere l’offensiva militare nell’Est.
Le immagini che pervennero subito all’indomani della strage di Odessa, testimoniarono l’inizio degli attacchi per mano delle frange filorusse, che puntarono contro diversi attivisti filo-Maidan sparando direttamente dal tetto di un centro commerciale. In seguito gli attivisti costrinsero alla ritirata i filorussi, bruciando alcuni dei loro accampamenti e lasciando così che la rivolta proseguisse verso il Palazzo dei Sindacati, là dove poi si consumò l’incendio. Mosca – attraverso il portavoce, Dmitry Peskov – attribuì immediatamente “la responsabilità diretta dell’accaduto a Kiev”, mentre le televisioni russe trasmettevano le immagini di uomini che si gettavano dalle finestre del Palazzo dei Sindacati per scampare all’incendio. I servizi segreti ucraini, invece, rigettarono le accuse mosse dal Cremlino, indicando come artefici della strage “alcuni sabotatori giunti direttamente dalla Russia”, verificando la presenza di unità militari della Transnistria, territorio moldavo in mano ai filorussi.

Aprile 2015. Nazismo e comunismo: no grazie!

Il parlamento di Kiev non ha dubbi: nazismo e comunismo sono da mettere al bando. Vietato l’uso di simboli e la propaganda politica che inneggi a questi vecchi regimi, equiparandoli nella sostanza. Il provvedimento è stato approvato a larga maggioranza, e il Centro Wiesenthal non ha atteso molto per replicare alle decisioni prese dal parlamento.

Veduta del Centro Wiesenthal. Photocredits: CC BY-SA 3.0/Wiki/Lendu

Veduta del Centro Wiesenthal. Photocredits: CC BY-SA 3.0/Wiki/Lendu

“Una decisione oltraggiosa” fece sapere in risposta a Kiev. Le parole di Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme, non lasciarono dubbi. La nuova legge non sarebbe stata altro che “una menzogna capace di trasformare i carnefici in vittime”. La ragione delle accuse mosse da Zuroff era piuttosto semplice: l’Ucraina avrebbe così deviato l’attenzione dai crimini perpetrati durante la Shoah, riconoscendo una fittizia equivalenza fra nazismo e comunismo.
La Rada – il parlamento ucraino – approvò il provvedimento con 254 voti a favore contro i 307 presenti. Una scelta che conferma la sostanza criminale di questi due regimi politici. Un passo della legge così riporta: “Il comunismo come regime totalitario – in vigore in Ucraina dal 1917 al 1991 – è dunque riconosciuto come criminale, con l’accusa di aver promosso una sistematica politica di terrore”. Una nuova svolta interpretativa nel guardare al passato e agli anni bui di un frangete del XX secolo.

Tags:comunismo,cremlino,filorussi,kiev,Mosca,nazismo,odessa,parlamento,russia,ucraina,wiesenthal Next post

Articolo piu recente.

Related Posts

MusicaThe MagazineVolume III - Il Nazionalsocialismo

Sex Pistols, tra svastiche e provocazioni. Ma erano nazisti?

Sport & CuriositàThe MagazineVolume III - Il Nazionalsocialismo

Quando le olimpiadi erano naziste.

The MagazineVolume III - Il Nazionalsocialismo

Nazionalsocialismo: la Banalità del Superuomo

The MagazineVolume III - Il Nazionalsocialismo

L’Europa e il populismo. Nuovo allarme nazista?


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :