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Dalla CiVIT all’Anac

Creato il 18 maggio 2014 da Leone_antonino @AntoniLeone
Dalla CiVIT all’Anac Subito dopo l’emanazione del D. Lgs. n. 150/2009 è stata istituita la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche (CiVIT), alla quale sono state assegnate le funzioni previste dall’art. 13, comma 5, del medesimo decreto. Alla CiVIT non sono stati assegnati poteri sul piano repressivo. Infatti, non può comminare sanzioni, non può effettuare controlli a campione ed indagini ispettive. L’assenza di controlli a campione sul campo e l’impossibilità di stabilire sanzioni a carico delle PA inadempienti ha reso l’attività della CiVIT non incisiva e limitata ad un controllo formale degli atti e documenti trasmessi dalle PA. Inoltre, l’area delle autonomie locali (comuni, regioni e strutture del servizio sanitario nazionale), la quale non rientra nelle attività della CiVIT, dipende dalla “intesa tra la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, l’Anci, l’Upi e la Commissione” che definiscono “i protocolli di collaborazione per la realizzazione delle attività di cui ai commi 5, 6 e 8”. Questa ultima disposizione non ha funzionato per nulla perché si è limitata ad offrire alle autonomie locali delle line guida in assenza di qualsiasi tipo di sostegno e di controllo sull’attuazione dei contenuti del Decreto. Occorre ricordare che tra la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e la CiVIT non è stata sottoscritta alcune intesa e che l’Anci attraverso un proprio progetto “Performance e Merito” ha assistito i comuni aderenti all’iniziativa. In un articolo di Enrico Marro, pubblicato sul Corriere della Sera del 24 marzo 2014, sottolinea che i dirigenti delle PA hanno conseguito per il 2012 il premio intero (parte variabile dello stipendio) per aver conseguito gli obiettivi strategici programmati e rendicontati dalle stesse PA. Questa notizia si rileva dalla “Relazione sulla performance delle amministrazioni centrali2012” redatta dall’Anac (Autorità nazionale anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche) nel mese di febbraio 2014. Tale risultato è in contrasto con la percezione dei cittadini sull’efficienza ed efficacia dell’azione delle PA. Pertanto, assistiamo ad un paradosso rappresentato dalla scarsa fiducia dei cittadini e delle imprese nei confronti delle PA e dall’assegnazione dei premi ai dirigenti per aver conseguito gli obiettivi (riduzione della spesa, digitalizzazione dei processi, qualità dei servizi, trasparenza della performance, miglioramento organizzativo).
Ritengo che i piani delle PA non sono credibili e rapportati alle risorse umane e non e che gli obiettivi programmati sono stati stabiliti per essere conseguiti. Bisogna anche dire che i piani delle PA non sono controllati e, pertanto, non sono credibili e gli obiettivi sono predisposti per essere facilmente raggiungibili. Inoltre, si rileva che la Relazione dell’Anac è stata presentata dopo più di un anno dalla chiusura dell’esercizio 2012 e, quindi, senza poter intervenire per correggere gli errori o gli scostamenti sull’esercizio 2013.
Con l’entrata in vigore della legge del 30 ottobre 2013, n. 125, di conversione del decreto legge del 31 agosto 2013, n. 101, recante disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni, la Commissione ha assunto la denominazione di Autorità Nazionale Anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche (Anac). L’autorità è composta dal presidente e da quattro componenti e mantiene le sue competenze in materia di valutazione e trasparenza delle amministrazioni pubbliche.
A questo nuovo equilibrio, il quale si è affermato con le nuove disposizioni di legge, occorre fare delle osservazioni al fine di rendere produttive le attività dell’Anac.
Considerato che l’Italia rappresenta il 50% della corruzione in Europa che secondo l’Unione Europea ammonta a 120 miliardi, si è ritenuta necessaria e urgente la scelta di costituire l’Autorità anticorruzione in quanto la corruzione condiziona pesantemente la crescita economica.
Le competenze dell’Anac sono diventate molto ampie e non facilmente espletabili con efficacia.
Per rendere efficace l’attività dell’autorità occorre lasciare all’Anac le competenze relative all’anticorruzione ed alla trasparenza e liberarla dalle altre attività. Pertanto, si ritiene utile ed efficace costituire un’altra autorità alla quale assegnare le funzioni relative alla misurazione, valutazione e trasparenza della performance.
Inoltre, occorre far entrare nel gioco le autonomie locali attraverso delle norme obbligatorie, stabilite d’intesa con le diverse associazioni, al fine di realizzare il sistema di misurazione e valutazione della performance che dovrà essere trasparente e comprensibile dai cittadini, la costituzione dell’Organismo indipendente di valutazione e l’introduzione degli indicatori di performance.
Si ritiene necessario stabilire a livello centrale degli indicatori di qualità e quantità dei servizi erogati da parte dei comuni, i quali potranno essere classificati per popolazione, delle regioni e del servizio sanitario nazionale al fine di realizzare il benchmarking tra i diversi enti ed iniziare un percorso di miglioramento continuo.
Il quadro normativo va rivisitato al fine di affidare alle autorità i poteri necessari per effettuare i controlli a campione ed indagini ispettive e comminare sanzioni nei casi in cui i contenuti delle direttive non sono rispettate ed applicate concretamente.
Il decreto Brunetta ha lasciato ampi spazi di disimpegno e di adozione formale dei contenuti in assenza di una implementazione operativa.
La nomina di Raffele Cantone a presidente dell’Anac, proposta dal Governo ed approvata all’unanimità dalla commissione competente, e le condizioni poste dallo stesso, condivise dal Governo, lasciano ben sperare in una prospettiva positiva di lotta alla corruzione.
Vi è, inoltre, un altro fattore da utilizzare e realizzare: la trasparenza. L’indice di Trasparency International posiziona l’Italia al 72° posto su 174 paesi. L’opacità e la bassa trasparenza condiziona lo sviluppo del paese.
Occorre far presto per uscire al più presto dal tunnel della crisi. La velocità delle riforme è molto importante.

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