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Dalla cornice "Indipendenza" alla sostanza della Costituzione della Repubblica sarda

Creato il 26 marzo 2012 da Zfrantziscu
di Mario Carboni
Fra gli intelletuali sardisti si è aperto un interessante dibattito, veicolato sopratutto da internet , sulla questione indipendenza e rapporto con lo Stato centrale. Molto interessante è l'ultima nota di Michele Pinna che mi trova naturalmente d'accordo.Suggerirei di affrontare nel nostro dibattito ( e mi riferisco al gruppo di intellettuali e politici che sta scardinando la pretesa egemonia fascio-catto-comunista in Sardegna con stella polare il diritto all'autodecisione per la nazione sarda ) anche oltre alla verifica della permanenza della Sardegna nello Stato italiano, anche la verifica della permanenza dei Comuni, detentori primi della Sovranità popolare, in questa Regione autonoma. Sembrerebbe un paradosso, ma credo che sia il nodo centrale da sciogliere e che viene costantemente eluso. Alzando l'asticella in casa nostra porremmo la questione del centralismo cagliaritano, copia conforme di quello italiano e quindi della clase dirigente, del suo ruolo compradore, dei partiti italiani succursalisti e dei loro legami di sudditanza e di inconfessabili interessi, che permettono loro di gridare "separatisti" ogni volta che si alza un venticello di libertà. Porre questa questione a mio parere è importante perchè mentre si afferma il diritto dei sardi a esercitare tutti i poteri politici ed economici sovrani , sottintesi nella parola "indipendenza" possibilmente con il federalismo italiano ed europeo, ma anche senza se necessario, che oggi sono in possesso dello stato italiano in funzione del combinato disposto Costituzione-Statuto vigente, non è eludibile proporre, nero su bianco e non a parole o rimandando a una lontanissima stagione costituente, la nuova Carta costituzionale della Nazione sarda. Mentre il centralismo romano, con il coro sgangherato del centralismo cagliaritano, vuole eliminare le provincie e castra i comuni, bisognerebbe proporre ai sardi assieme all'idea di indipendenza da Roma anche quella di una lotta d'indipendenza dal centralismo cagliaritano e quindi una compiuta ipotesi di federalismo interno sardo col quale ricostituire un patto costituzionale fra i Comuni, le Provincie o comunque un organismo elettivo di secondo grado e il Parlamento sardo rappresentante lo Stato sardo che noi vogliamo esista per essere liberi, prosperi ed europei. Perchè se è vero come è vero, che lo Stato italiano ha rotto, stracciato, calpestato, il patto costituzionale del '48 è ancora più vero che questo patto, pur gatto e non leone per il sardismo, è stato rotto dalla Regione sarda, dalla sua classe dirigente, dai partiti italiani che li dentro hanno costruito un sistema di potere e di collaborazionismo col colonialismo. Con questo non voglio gettare il bambino con l'acqua sporca perchè è evidente il grande passo in avanti percorso dalla Sardegna con l'Autonomia speciale, tant'è che stiamo discutendo, approvandola, proprio su una mozione votata all'interno del Consiglio regionale e che ci fa capire come la batttaglia politica all'interno del nostro " quasi" parlamento dei sardi sia importante e decisiva. Dico però che è ora di scrivere la Costituzione dei sardi, per dire ai sardi anche nei dettagli e nei passaggi tattici e realisticamente forse a tappe graduali necessare, quale è il futuro che il sardismo propone e per chiedere il consenso elettorale che è indispensabile, come la Scozia ci dimostra, per poter chiedere l'indipendenza non solo come un urlo nel deserto ma come possibilità concreta e internazionalmente riconosciuta. E questo compito non potrà essere svolto in utopiche e lontanissime assemblee costituenti, proposte sempre per evitare di entrare nei contenuti e di far mostrare le proprie carte ai partiti politici e sopratutto al "partito italiano" incistato nella società sarda ad iniziare dai partiti, sindacati, dall'Università e dal sistema dei media.Questo è il compito, come è sempre stato, del sardismo che per primo lo ha sempre fatto, perchè semplicemente gli altri non solo non lo vogliono fare ma se anche lo volessero non lo saprebbero fare perchè mancanti delle basi culturali, politiche e ideali nazionaliste sarde indispensabili per farlo.

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