“Così semplice da sembrare banale, la scoperta dell’acqua, ovvero recuperare quello che è ancora utile e darlo a chi ne ha bisogno”. Così introduce il suo progetto Andrea Segrè, Preside della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, la mente dietro al progetto Last Minute Market. Nel 2000 il promotore e i suoi collaboratori iniziarono a pensare come recuperare i surplus di cibo (merci rimaste invendute nei supermercati per diverse ragioni, ma perfettamente utilizzabili) per darli a famiglie a basso reddito. Si tratta del primo sistema professionale in Italia per il riutilizzo dell’invenduto della cd. GDO (Grande Distribuzione Organizzata, quindi le grandi catene come Coop, Esselunga, Conad, Carrefour e così via).
Al momento sono più di 40 i progetti attivati in Italia e grazie a un’organizzazione strutturata con la collaborazione di vari Enti, fra i vari delle ASL, è garantita la perfetta conformità alle normative ed è possibile tenere sotto controllo anche gli aspetti nutrizionali e igienico-sanitari di quanto viene recuperato.
I promotori del progetto stimano che il 95% dei prodotti alimentari rimossi dagli scaffali sono ancora perfettamente consumabili: ogni anno gli italiani buttano via l’equivalente di 4 miliardi di Euro, quasi il 6% dell’ultima Manovra Finanziaria, l’aiuto del Fondo Monetario Internazionale alla Grecia, 4 volte l’8 per mille annuo alla Chiesa Cattolica, il costo delle Province Italiane in un anno.
Qualche dato puntuale: 32 Comuni e 4 Province dell’Emilia-Romagna hanno aderito all’iniziativa dal 2007 al 2010. Da luglio 2009 al maggio 2010 il progetto ha recuperato 130 tonnellate di alimenti freschi, 3300 libri, 8600 euro di prodotti farmaceutici, 19400 euro di prodotti non alimentari, 10600 pasti.
Poco tempo fa sono comparsi nuovi monitoraggi e nei territori dove è nata l’idea i dati si fanno anche più interessanti: nelle provincie di Bologna e Ravenna fra il 2010 e il 2011 i pasti prodotti sono stati 43 mila, 31 mila euro il valore dei farmaci, 45 mila i libri ridistribuiti. E l’efficienza economica pare non mancare: nelle due province appena citate l’investimento nei progetti è stato dal 2008 al 2011 di 30 mila euro l’anno a fronte di 814 mila euro di beni recuperati (quasi 30 volte il finanziamento). Non male sarebbe avere anche il calcolo della riduzione di nuovi consumi e quindi di nuovi rifiuti. E non ce ne vogliano le multinazionali se non ci interessiamo particolarmente alle perdite economiche per mancato consumo inutile.
Il Consumismo natalizio è alle porte e leggendo il report annuale della CIA (Confederazione Italiana Agricoltori), solo durante Natale e Capodanno 500.000 tonnellate di cibo è buttato via nelle case italiane. E se durante il 26 dicembre si organizzasse un Last Minute Market dappertutto per tutte le famiglie italiane?
Tutto si trasforma, nulla si distrugge. E mentre ci sforziamo di capire cosa fare per produrre meno rifiuti alla culla e come gestirli alla tomba, cerchiamo anche di non disperarci in questo caso quando il cadavere non solo è ancora caldo, ma arzillo e in forma.
La BBC http://www.horizonsbusiness.com/#playlist ha dedicato un programma tv all’esperienza italiana.
Per approfondimenti: www.lastminutemarket.it
Autore: Samuele Falcone