Claire (Mairie Gillain) è un giudice che si ritrova a sentenziare su un caso che riguarda la madre di una delle compagne di classe della figlia, ritrovatasi senza soldi e speranze a causa di contratti con istituti di credito. Il caso viene poi affidato a un altro giudice (Vincent Lindon), che lentamente entra nella vita di Claire, della quale condivide gli ideali e i segreti: alla giovane donna viene infatti diagnosticato un cancro al cervello di cui non vuole fare parola né con il marito (Yannick Renier), né con i due piccoli figli. Il collega scopre per caso questo segreto e diventa complice della duplice battaglia della donna.
Marie Gillain e Vincent Lindon
Dopo l’acclamato Welcome Philippe Lioret ritorna a dirigere Lindon prendendo spunto da una delle storie raccontate da Emmanuel Carrère in Vite che non sono la mia e tratta con sobrietà due storie parallele assai delicate: quella di una donna che sta per morire e quella delle speculazioni degli istituti di credito colpevoli della rovina di tantissimi clienti. Eppure il film non ha nulla della pesantezza che spesso caratterizza i cancer movie o i film giudiziari: si limita a raccontare con partecipazione e dignità, senza far leva sull’emotività dello spettatore. Gran parte del merito della pellicola va anche ai due ottimi protagonisti, l’impassibile Vincent Lindon e soprattutto una ritrovata Marie Gillain, che in passato aveva recitato anche per i fratelli Taviani e Ozpetek. Il regista, docile e quasi invisibile, si limita a registrare, senza mai ricercare l’originalità e indugiando talvolta un po’ troppo nel raccontare scene fini a se stesse.
VOTO: 7,5