Devo confessarvi una cosa, con somma vergogna: a dicembre non sono andata in palestra nemmeno una volta.
Potrei imbottirvi di scuse e raccontarvi che ho avuto la sesta malattia (chiamata in casa affettuosamente "la peste bubbonica"), che sono stata graziata e ho potuto beneficiare di una intera settimana di ferie, ma sarebbero appunto tutte patetiche giustificazioni. La verità è che sono stata all'ingrasso ed ho incarnato il malsano stereotipo della casalinga sciattona: aiuto!
Ieri sera, però, sono tornata in palestra, con passo deciso da guerriera.
Se il pandoro, durante le feste, riempie gli stomaci, subito dopo le feste riempie le palestre: ieri sera niente parcheggio. Vago come un'anima in pena nei dintorni della palestra, con l'auto di FF (praticamente un'auto d'epoca, immensa e pesante come una intera mandria di rinoceronti che puntano i piedi), finchè trovo un buco libero. Non ho bisogno di scervellarmi per capire perchè quel posto sia libero: è in mezzo a delle sabbie mobili di fango e sta piovendo. Merda.
Non ho tante alternative, se non parcheggiare a qualche chilometro di distanza e darmi all'autostop, quindi parcheggio.
Trotterello fino alla palestra sotto la pioggia.
Faccio un allenamento spettacolare: mi devasto di sudore!
Runner, adominali, dorsali, spalle, braccia, tutto! Ogni singolo muscolo del mio corpo viene allenato, perchè ho appena deciso che se proprio devo essere destinata nella vita ad avere il fisico di un torello, voglio essere il torello più tonico che si sia mai visto in giro!
Per questo mi caccio nelle orecchie i miei auricolari rosa, mi sparo "danza koduro" e le altre canzoni più kitch della storia della musica nelle orecchie a volume da lesione del timpano e me ne frego altamente se i miei vicini di runner mi guardano come se fossero ad un passo dall'urlare "c'è un esorcista in sala?".
Mentre corro mi si avvicina un trainer, chiedendomi se voglio partecipare ad una lezione di gruppo, ma rispondo convinta "no grazie, preferisco faticare sul serio".
Gasatissima, dopo un'oretta circa, mentre mi reco dall'attrezzo per i dorsali verso la panca, per una sessione extra di addominali, vedo che un tizio mi guarda fisso fisso passandomi accanto. Per esperienza diretta, ho imparato che quando qualcuno mi fissa in palestra non è mai perchè sono irresistibilmente sexy.
Immediatamente controllo che il mio abbigliamento sia ancora dove deve essere: si, siamo a posto. Fiuuu...
Incrocio un altro tizio che mi guarda fisso fisso, serio serio. Merda. Che ho adesso?
Mi guardo, cercando di camminare con nonchalance, ma non noto addosso a me niente di strano. Sarà solo una dannata coincidenza.
Un tizio alla mia sinistra smette di pedalare e mi guarda passare. Merda.
Sempre ostentando grazia e nonchalance (per quanto si possa essere aggraziate grondando più acqua della diga del Vajont) mi affretto verso lo spogliatoio e mi controllo tutta: gambe a posto, braccia a posto, busto a posto. A me pare tutto nella norma. Per sicurezza mi guardo allo specchio: ohmmerda!
Per un attacco di allergia non altrimenti specificato, la mia faccia è di nuovo (per la terza volta in un mese: ecchecculo!) piena di chiazze violacee, che se non mi mancasse il respiro per lo spavento potrei anche notare come il mio viso sia perfettamente in tinta con la maglietta.
Macchie sul naso, sulla fronte, sulle guance, ovunque. "Oddio no, oddio non un'altra volta!", penso disperata.
Che io entri di nuovo in sala o che mi faccia vedere nello spogliatoio è escluso. E' già tanto che non abbia ancora visto entrare una squadra di uomini in tuta bianca e scafandro a prelevarmi.
Mi riguardo allo specchio e la disperazione sale a mille: pare prioprio che abbia l'ebola. [@##°, [@##°, [@##°!
Mi muovo nello spogliatoio come un ninja. Non perdo tempo a cambiarmi e tantomeno a fare la doccia, mi infilo una felpa sopra i vestiti inzuppati di sudore, mi caccio il cappuccio ben bene sulla testa, raccolgo le mie cose alla rinfusa nel borsone e raggiungo furtivamente l'uscita.
Chiudo la porta dell'auto con un sospiro: pare proprio che almeno una volta nella vita la fortuna sia stata dalla mia parte, perchè nessuno mi ha intercettata lungo le scale o nel parcheggio.
Giro la chiave nel cruscotto. Sento il motorino d'avviamento, ma niente. Il quadro si accende come un albero di Natale, senza che l'auto d'epoca vada in moto.
Attimo di panico.
Riprovo.
Motorino d'avviamento che gira, ma non si avvia proprio niente.
Ommerda.
"No, no, no! Maledetto trattore d'epoca! Portami a casa, ti prego!", impreco mentre riprovo a mettere in moto ancora una, due, dieci, cento volte. Tutte senza risultato.
Picchio la testa sul volante, disperata, nella consapevolezza che se provo ancora ad avviare a vuoto rischio a) di bruciare il motorino d'avviamento o b) di scaricare completamente la batteria.
Merda, merda e stramerda!
Ho bisogno di sentire una voce amica e calmarmi, così prendo il telefono e chiamo la mia socia.
- Pronti!Così faccio. Salgo in palestra, di nuovo, col cappuccio ben calcato a coprire mezza faccia, e chiedo alla ragazza alla reception se per caso abbia dei cavi per aiutarmi a far partire l'auto.
- Ciao socia. Ti chiamo perchè tu te ne intendi di motori.
- E perchè mai me ne dovrei intendere di motori, scusa? Vabbè, dimmi.
- Sono sotto la palestra e la macchina di FF non parte. Sento il motorino, ma non si avvia. Che cos'è, secondo te? E' grave?
- Non lo so... Ma sei con la macchina d'epoca?!?
- Sì. Socia, sto per mettermi a piangere.
- Perchè?
- Perchè sono sudatissima, sto grondando, la mia faccia è piena di chiazze viola per l'allergia (insomma sono cessa da morire), sta diluviando, non mi parte la macchina e adesso devo rientrare in palestra a chiedere se qualcuno ha dei cavi per aiutarmi a far partire questo rottame facendo ponte!
- Puahahahah!
Lei non li ha. Chiede alla collega, che non li ha. Chiede ad alcuni ragazzi che si stanno allenando là vicino, ma nessuno ha un paio di [@##° di cavi.
Così lo fa. Con mio sommo orrore, la ragazza della reception prende il microfono e chiede a gran voce in tutta la palestra se qualcuno abbia un paio di cavi per far partire un'auto. Come se avesse annunciato "c'è una sfigata, probabilmente lebbrosa, a cui non parte il catorcio", in tanti smettono di allenarsi e guardano me, la tizia vicino al bancone che si fa piccola piccola e che si schiaccia il cappuccio della felpa sulla testa.
Vorrei sprofondare nelle viscere della terra e riemergere dopo la prossima glaciazione.
Si fa subito avanti un ragazzo, che per praticità chiamerò Tipo1.
- Ciao, hai provato a far andare in moto l'auto a spinta?Sto quasi per piangere per questo inaspettato gesto di galanteria, quando mi si avvicina un altro ragazzo, Tipo2.
- Ehm... No... Da sola non ce la faccio...
- Ti aiuto io! Dai, mi metto la giacca e vengo giù!
- Ma l'auto è pesante, è in mezzo al fango e sta diluviando e...
- E che problema c'è?
- Ciao, è a te che non parte l'auto?Così scendo assieme a Tipo1 e Tipo2, recuperiamo i cavi dal bagagliaio di Tipo1, Tipo2 accosta la propria auto alla mia e in men che non si dica, in mezzo al fango e sotto il diluvio, questi due Angeli Custodi in calzoncini riescono a far andare in moto l'auto d'epoca!
- Sì.
- Dovrei avere un paio di cavi nel bagagliaio, se vuoi vado a vedere.
Non so se riesco veramente a ringraziarli a dovere o se, data l'emozione, balbetto solamente parole senza senso.
- Mi raccomando, non ti fermare fino a casa!Tipo1 e Tipo2, visto che davvero sta piovendo a secchiate, mi salutano e corrono di nuovo verso l'ingresso, lasciandomi là, con un'auto inspiegabilmente accesa.
- Tranquilli, andrò sempre dritta, a costo di passare tutti i semafori rossi.
Non so nemmeno come si chiamino, Tipo1 e Tipo2.
Alla faccia di chi dice che non esiste più la galanteria.
La Redazione