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Dalla parte di Erri

Da Francibb @francibb

“Se mi condannano per istigazione alla violenza non farò ricorso in appello. Se dovrò farmi la galera per avere espresso una opinione, allora la farò”.erri

In Italia, sopravvive, nascosto fra i villi intestinali di un diritto penale voluto dai fascisti e passato sonnacchioso se non quasi sornione in questi ultimi sessantacinque  anni – il reato di opinione.
Lo scrittore De Luca, a proposito della TAV, lo scorso settembre in una intervista aveva detto: “Hanno fallito i tavoli del governo, hanno fallito le mediazioni: il sabotaggio è l’unica alternativa”, cadendo in un reato che sanziona idee, opinioni, pensieri.

Ma allora non esiste la libertà di parola?

In Italia la libertà di parola esiste, parlano tutti, parlano tanti, parlano troppo. Sicuramente si parla, parla, parla riempiendosi la bocca. Come una zanzara girano parole vuote che servono per intontire, zittire pensieri, abortire opinioni. Rumore bianco, acufene, sopore delle coscienze e delle menti.

Leader politici  invitano a imbracciare i fucili, vilipendono, istigano ad azioni razziste, omofobiche o violente contro le donne. Cardinali giustificano la pedofilia.
Davanti a questi nessuno reagisce. Travolti dal nulla schiacciante ci troviamo a compatire e passare oltre. Le indignazioni? Durano due giorni. Poi i più tornano ad addomesticarsi davanti alla televisione.

Il fatto che si possa punire penalmente una opinione è, a mio parere, annichilente.
Il fatto che si lasci invece dire e fare delle perfette bestialità a politici e rappresentanti della chiesa favorendone l’impunità, non democratico. E ho corretto la parola che avrei voluto scrivere, perché il politically corret ha corrotto anche il mio spirito.

Il 5 giugno presso il Tribunale di Torino si terrà l’udienza preliminare del processo allo scrittore Erri De Luca per istigazione al sabotaggio.

Da un’intervista di Repubblica:

Può un intellettuale disinteressarsi delle conseguenze delle parole che pronuncia?
“La mia risposta è no. Se poi l’intellettuale è uno scrittore, è bene che conosca il significato delle parole: è il suo mestiere. Direi di più: l’intellettuale non dovrebbe mai smentire quel che ha detto e scritto”.

Un senatore del Pdl, Giuseppe Esposito, ha scelto il termine boicottaggio. Ha invitato a boicottare l’acquisto dei suoi libri. Che cosa gli risponde?
“Penso che inviti a boicottare un prodotto che non conosce”.

Da un’intervista dell’Huffington Post:

Ripeterebbe che bisogna sabotare la linea Torino-Lione?
“Che la Tav debba essere sabotata perché inutile e nociva è un mio pensiero che continuerò a ripetere. Invece di “sabotata” potrei dire bloccata o impedita, quello è il concetto. Mi contestano il reato di istigazione alla violenza (istigazione a delinquere,ndr), ma è chiaro che mi processeranno per avere espresso una opinione. In aula difenderò il diritto di parola, perché i giudici intendono il verbo “sabotare” in maniera restrittiva, ovvero come danneggiamento diretto. E invece sabotare nella storia ha sempre avuto un’accezione politica: anche gli operai che bloccavano le catene di montaggio sabotavano, pur senza rompere alcun macchinario. È questo il valore principale della parola sabotaggio in Val di Susa: l’opposizione politica all’opera.”

Per approfondire.

Erri De Luca «Notizie su Euridice»:

Euridice alla lettera significa trovare giustizia. Orfeo va oltre il confine dei vivi per riportarla in terra. Ho conosciuto e fatto parte di una generazione politica appassionata di giustizia, perciò innamorata di lei al punto di imbracciare le armi per ottenerla. Intorno bolliva il 1900, secolo che spostava i rapporti di forza tra oppressori e oppressi con le rivoluzioni. Orfeo scende impugnando il suo strumento e il suo canto solista. La mia generazione è scesa in coro dentro la rivolta di piazza. Non dichiaro qui le sue ragioni: per gli sconfitti nelle aule dei tribunali speciali quelle ragioni erano delle circostanze aggravanti, usate contro di loro.

C’è nella formazione di un carattere rivoluzionario il lievito delle commozioni. Il loro accumulo forma una valanga. Rivoluzionario non è un ribelle, che sfoga un suo temperamento, è invece un’alleanza stretta con uguali con lo scopo di ottenere giustizia, liberare Euridice.

Innamorati di lei, accettammo l’urto frontale con i poteri costituiti. Nel parlamento italiano che allora ospitava il più forte partito comunista di occidente, nessuno di loro era con noi. Fummo liberi da ipoteche, tutori, padri adottivi. Andammo da soli, però in massa, sulle piste di Euridice. Conoscemmo le prigioni e le condanne sommarie costruite sopra reati associativi che non avevano bisogno di accertare responsabilità individuali. Ognuno era colpevole di tutto. Il nostro Orfeo collettivo e stato il più imprigionato per motivi
politici di tutta la storia d’Italia, molto di più della generazione passata nelle carceri fasciste.

Il nostro Orfeo ha scontato i sotterranei, per molti un viaggio di sola andata. La nostra variante al mito: la nostra Euridice usciva alla luce dentro qualche vittoria presa di forza all’aria aperta e pubblica, ma Orfeo finiva ostaggio.

Cos’altro ha di meglio da fare una gioventù, se non scendere a liberare dai ceppi la sua Euridice? Chi della mia generazione si astenne, disertò. Gli altri fecero corpo con i poteri forti e costituiti e oggi sono la classe dirigente politica italiana. Cambiammo allora i connotati del nostro paese, nelle fabbriche, nelle prigioni, nei ranghi dell’esercito, nella aule scolastiche e delle università. Perfino allo stadio i tifosi imitavano gli slogan, i ritmi scanditi dentro le nostre manifestazioni. L’Orfeo che siamo stati fu contagioso, riempì di sé il decennio settanta. Chi lo nomina sotto la voce “sessantotto” vuole abrogare una dozzina di anni dal calendario. Si consumò una guerra civile di bassa intensità ma con migliaia di detenuti politici. Una parte di noi si specializzò in agguati e in clandestinità. Ci furono azioni micidiali e clamorose ma senza futuro. Quella parte di Orfeo credette di essere seguito da Euridice, ma quando si voltò nel buio delle celle dell’isolamento, lei non c’era.

Ho conosciuto questa versione di quei due e del loro rapporto, li ho incontrati all’aperto nelle strade. Povera è una generazione nuova che non s’innamora di Euridice e non la va a cercare anche all’inferno.


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