È un fatto curioso tornare indietro nel passato della propria città, riscoprirne i culti e le antiche professioni che probabilmente arricchivano le famiglie delle cittadine del Napoletano. In particolare a Casoria, erano presenti alcuni lavori estranei invece alla tradizione napoletana, o meglio della Napoli centrale. Così, proprio in questo piccolo comune, come in molti altri centri periferici alla capitale partenopea, anticamente, stiamo parlando del Medioevo, sopravvivevano arti e mestieri, che poi, si racconta, si sono tramandati anche negli anni a venire, fino a scomparire con l’inizio del ‘900. Una tra le “fatiche” da annoverare, era quella degli “acconciatori di vino guasto”: il nome della professione svolta da questi esperti è già tutto un programma, e il loro servizi erano pure molto richiesti. Altro impiego da evidenziare era svolto dai “Cacciavino de Casoria”, cioè coloro che coltivavano la canapa da cui si ricavano “cannovacci”, ossia tele di canapa grossa e ruvida utilizzate per normali usi domestici. Casoria poi, da sottolineare fino agli anni ’30, era una cittadina famosa per la coltivazione delle mele, di cui vaste coltivazioni erano presenti presso la zona ferrovia e Sacro Cuore frutti che poi sarebbero stati esportati in tutto il regno. Non a caso il nome Casoria, deriva da “Casa Aurea”, o meglio zona molto ricca e florida, e terreno adatto alle coltivazioni.
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