Ivana Salis per MAE Milano Arte Expo > Le stive e gli abissi – L’archeologia e i mari della Sardegna, dalle navi di bronzo allo scavo subacqueo. Cagliari, Centro d’arte e cultura “Il Ghetto” (click: MAPPA), 18 febbraio – 13 maggio 2012. – E Navi di bronzo. Oristano, Antiquarium Arborense (click: MAPPA), 14 febbraio – 9 aprile 2012. - Due sezioni per una mostra che parla degli incontri fra tre popolazioni, i Sardi, i Fenici e i Cartaginesi, che diedero vita, tramite interazioni di natura commerciale e culturale, a quella particolare civiltà del Mediterraneo, fatta nell’isola sarda di navicelle di bronzo, piccoli guerrieri di epoca nuragica (età del bronzo), conosciuti in tutto il mondo come bronzetti sardi, e del mito per eccellenza del Mediterraneo, che è la Dea Madre, tonda e carnosa nelle sue rappresentazioni più conosciute, come simbolo di fertilità e di vita. >>
Una mostra archeologica organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano, Settore di Archeologia Subacquea (Conservazione e Restauro), in collaborazione con il Comune di Cagliari, Assessorato alla Cultura, e con il Comune e la Provincia di Oristano. “Le stive e gli abissi” è accolta a Cagliari, nel cuore del centro storico e del quartiere di “Castello” presso “Il Ghetto”, mentre “Navi di bronzo” è stata aperta all’Antiquarium Arborense il 14 febbraio e sarà visitabile fino al 9 aprile 2012.
Testina di Satiro, IV sec. a. C. circa, dalla laguna di Santa Giusta presso Oristano
La mostra, inaugurata sabato 18 febbraio al “Ghetto”, presenta una serie di reperti rinvenuti nei fondali sottomarini tra l’area cagliaritana e quella oristanese, in un arco che copre 15 anni di ricerche e rinvenimenti, seguiti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici. Un viaggio che dalla superficie del mare, solcata dalle navi di bronzo di epoca nuragica, percorre strade nascoste fino alle profondità marine. Le imbarcazioni nuragiche, arrivate alle coste toscane del Tirreno, entrando in contatto con la civiltà etrusca, sono visitabili a Oristano, con una ricognizione di brocche sarde, merci e manufatti che le stive scaricarono in terra etrusca e sarda, manufatti rinvenuti sia dalla terra e dalle tombe di Vetulonia, sia dai santuari della Sardegna, che custodiscono un patrimonio ancora insondabile nella sua preziosità.
Il percorso espositivo proposto al “Ghetto” di Cagliari, è organizzato sui tre piani dell’edificio, corredato da
Imbarcazione di epoca repubblicana, ricostruzione della stiva con carico originale di anfore
una serie di pannelli illustrativi, con immagini e storia degli insediamenti umani dei luoghi in cui sono stati trovati i reperti, in tutto 15 siti, tra cui Marceddì nel golfo di Oristano, San Vero Milis, Gonnesa, la secca di Cala Piombo presso Teulada, il lungomare di fronte al quartiere cagliaritano di Sant’Elia, Cagliari con il tratto di mare adiacente alla spiaggia del Poetto, la laguna di Mistras presso Cabras, la laguna di Santa Gilla, insediamento fenicio e successivamente porto romano, in cui sono state ritrovate una serie di testine in terracotta, lo stagno di Santa Giusta, da cui provengono delle anfore e una testina di satiro, e infine i ritrovamenti nelle acque di Nora, sito fenicio e successivamente colonia romana.
La mostra è ricca di anfore, otri un tempo contenenti vino, olio e spezie preziosissime, carico di una stiva di epoca repubblicana (348 a. C. – 31 a. C.), ricostruita al centro della sala detta “Cannoniera”, (fulcro dell’edificio nel XVIII secolo, momento in cui fu caserma militare intitolata al regnante sabaudo Carlo Emanuele III), visibile dalla suggestiva prospettiva dall’alto, affacciandosi alla balaustra della sala d’ingresso, che lascia aperto alla vista uno spazio centrale da cui ammirare ciò che è esposto al piano sottostante. Proseguendo si trova un tesoretto composto da sesterzi in oricalco, lega di zinco e ottone, tesoretto di epoca imperiale rinvenuto nell’area cagliaritana, con monete riconducibili all’impero di Vespasiano, al periodo adrianeo e al periodo di Antonino Pio. Sul fondo della sala l’icona della mostra, una protome umana, detta testina di satiro, proveniente dalla laguna di Santa Giusta presso Oristano.
Reperti dal vascello rinvenuto nel Golfo di Cagliari, forse risalente al 1793
Ciò che di questa esposizione porta verso i miti e le leggende della terra che da molti è stata riconosciuta come la mitica Atlantide, sono gli antichissimi reperti archeologici, con le loro stratificazioni temporali, visibili nei resti delle alghe marine che ancora su alcuni pezzi sono visibili, ma a portare uno sguardo verso il nostro tempo, è la lettura multimediale della mostra, che attraverso una serie di filmati e video, aiuta ad approcciarsi verso la tecnica dell’archeologia subacquea, potenziata in Sardegna con l’apertura del Corso Universitario di Archeologia subacquea e Paesaggi costieri, presso la sede universitaria di Oristano, e da un ottimo supporto informativo con dei filmati mirati del relitto del Poetto di Cagliari, della Laguna di Santa Giusta e quello preistorico di Marceddì -Terralba.
Ritrovamento subacqueo del tesoretto di sesterzi, epoca imperiale, area sottomarina di Cagliari
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Una proposta che aiuta a comprendere la cultura sarda nei suoi approcci mediterranei, non solo sulla terra emersa, ma nei tesori che da essa sono passati a essere parte del regno marino, da esso custoditi e rubati alla vista, ma ora di nuovo godibili, nelle forme che dai tempi lontani tornano ad essere forme dei nostri tempi, in una visita che ci riporta indietro, alle radici della nostra storia e di un’isola intrisa di forte sacralità e mistero.
Ivana Salis
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Per informazioni su visite guidate, laboratori e altre attività: Centro comunale d’arte e cultura “Il Ghetto” di Cagliari, Tel 0706402115, 3351208097.
Per tutte le notizie riguardanti orari di apertura e attività:
http://www.antiquariumarborense.it/
Anfora Betica (proveniente dalla Spagna), I sec. d. C., proveniente dalla secca di Cala Piombo presso Teulada