Incontro con il collettivo teatrale Corps Citoyen, formato da giovanissimi attori tunisini, in Italia alle Manifatture Teatrali Milanesi nell’ambito della rassegna Apache, con lo spettacolo MOUV’MA!.
Come si è formato il Collettivo Corps Citoyen?
Corps Citoyen nasce nel 2013 da una serie di laboratori che portavano lo stesso nome. L’idea di un codice fisico, corporeo che potesse essere lo strumento espressivo più adatto a raccontare il presente della Tunisia in pieno cambiamento: i laboratori andavano infatti a cercare di formare una sorta di archivio dei gesti che avevano segnato il cambiamento del 2011, i gesti che erano diventati possibili e quelli proibiti. Da qui l’idea di un teatro che fosse capace di porre al centro il corpo e insieme la cittadinanza, in una con-fusione tra estetica e politica, sul sottile crinale tra realtà e finzione che è poi stato il centro del nostro primo spettacolo “MOUVMA!”.
Quanto è difficile portare avanti un’idea e un lavoro creativo in Tunisia?
Le condizioni del lavoro creativo in Tunisia non sono molto diverse da quelle italiane, per alcuni aspetti sono migliori: molta minore la competizione e meno saturo lo spazio. Ciò che è sicuramente carente sono le risorse dedicate, che sono per lo più statali: esiste però tutta una rete di fondazioni e istituti di cultura che erogano finanziamenti per le performing arts e non solo.
Avete mai pensato di spostarvi – in Europa/Usa, magari per riuscire a crescere professionalmente?
L’idea c’è, ma non tanto per una crescita artistica quanto per la possibilità di lavorare in condizioni migliori: pensiamo al nord Europa dove ancora esiste un investimento pubblico sulla produzione artistica.
Come descrivereste il vostro rapporto con il vostro paese natio?
Ambiguo, di amore ed odio. È la realtà che nutre il nostro lavoro di continue domande, è il luogo dove ci siamo incontrati, ma anche da dove è difficile muoversi – il problema delle frontiere e dei visti rende estremamente difficile il lavoro degli artisti del Magreb – e che ha deluso molte delle aspettative di cambiamento degli ultimi anni.
Cosa racconta MOUV’MA?
Mouvma: in dialetto tunisino “movimento”, movimento dei corpi, in strada, che si fa movimento sociale. Nelle prime settimane del 2011, la Tunisia si infiamma di una rivolta che, come un rapido contagio, travalica i confini e si estende fino a toccare tutti i paesi del Nord Africa e oltre. Oggi, tra la polvere resta la dignità per un’azione sentita, anche fosse per un solo istante, come necessaria. MOUVMA! vuole essere il racconto di questa necessità. Ciò che di aperto c’è in questa esposizione di fronte a noi non è tanto una ferita, ma una domanda silenziosa: quale la vita che non ha bisogno di essere cambiata?
La necessità e la dignità al centro di Mouv’ma! è ancora presente dentro di voi e di altri giovani come voi? Dove credete che vi porterà?
La traccia di ciò che ha segnato la Tunisia negli ultimi anni è presente e viva, ed è ciò che anima il nostro lavoro: la reattività a ciò che non deve essere più sopportato, l’attenzione e la vigilanza sul potere, la necessità di raccontare e di esporsi. Ci vorrà del tempo perché questi semi germoglino in tutta la società. Per ora, ciò che è certo è che non sarà semplice retrocedere da dove si è arrivati.
L’ultima domanda è per gli ideatori di Apache, chiedendogli perché hanno scelto di ospitare MOUV’MA! nella rassegna.
Abbiamo scelto di ospitare – e di coprodurre – MOUVMA! perché ci sembrava importante sostenere il lavoro di una compagnia giovane come Corps Citoyen, che si trova ad operare in un contesto difficile e tormentato, lavorando con estrema serietà e rigore per riuscire (come ha fatto in questi primi anni di vita) a travalicare i confini in un momento di estrema difficoltà a livello globale.
Apache fin dal suo primo anno di vita ha voluto inoltre lavorare all’intersezione dei linguaggi, diffidando delle etichette ma sostenendo e curando il lavoro di artisti che fanno della contaminazione (in questo caso tra performance, happening, teatro civile) il loro marchio.