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Dallas Buyers Club

Creato il 07 febbraio 2014 da Carusopascoski

Dallas Buyers Club
Matthew McCounaghey è senz’altro l’attore del momento. Il suo leggendario cameo in The Wolf Of Wall Street meriterebbe un premio ancora non previsto dalle più importanti istituzioni cinematografiche, che per fortuna lo hanno almeno candidato in toto per il ruolo di attore protagonista in Dallas Buyers Club (in cui ricalca nei primi minuti del lungometraggio il cowboy 2.0 delineato in Killer Joe), il nuovo film del regista canadese Jean-Marc Vallée (già autore del delizioso racconto di formazione C.R.A.Z.Y.), che mette a dura prova un eclettismo oggi maturo. Tratto da una storia vera, narra dell’assurda vicenda che vide Ron Woodroof passare da una diagnosi di pochi mesi di vita dopo aver contratto l’HIV, alla creazione di un traffico parallelo di farmaci alternativi per la cura di una malattia che all’epoca dei fatti era imbolsita in un pantano di pregiudizi, fatalismo e l’opportunismo delle grandi case farmaceutiche. Se la tematica non è nuova, anzi è già oggetto di una sterminata filmografia sovente invero sconsideratamente pietista, quello che rende Dallas Buyers Club un vero gioiello è la capacità di evocare il potenziale metamorfico della più terribile delle malattie in una verosimile epica degli sconfitti.
Per tocco e vivacità ricorda il malconcio e liricissimo Drugstore Cowboy di Gus Van Sant, mentre la profondità di umori dell’odissea descritta è il grande dono che i  capolavori recano con sé: l’abbagliante bellezza degli sconfitti che non smettono di lottare e che infine riscattano sul Libro Mastro della vita la più poetica delle vittorie, l’unica in grado di elevare il genere umano senza per questo poterne cambiare il destino. Almeno mezzo punto in più per la colonna sonora (tra gli altri, un certo Shuggie Otis) e la sacra presenza di Marc Bolan e i T-Rex, che va ben oltre le musiche.

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